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On writing

Creato il 02 novembre 2010 da Marissa1331

Perché scrivere?

O meglio. Perché chi scrive lo fa?

Non sto parlando della scrittura che ci da da mangiare ma di quella che diversamente ci nutre.

Scriviamo per passione e per necessità, scriviamo per dire quello che non riusciamo a comunicare se non a mezzo di articolate metafore, scriviamo di noi per comunicare quello che siamo e che non abbiamo il coraggio di mostrare a tutti gli altri.

Scriviamo per non implodere nella nostra solitudine, per farci coraggio e per farne, scriviamo per non piangere o scriviamo per farlo da soli, accompagnati da un cumulo di parole che sgomitano per venire fuori, scriviamo perché farne a meno a volte è impossibile, scriviamo per colmare quel buco bruciante che si trova all’altezza dello stomaco o del cuore o del cervello, scriviamo per aprire gli occhi di chi si ostina a tenerli chiusi, scriviamo per gli altri ma soprattutto scriviamo per noi stessi.

Che rileggiamo il nostro scritto per riconoscerci increduli in quelle verità ed in quei sentimenti che nemmeno sapevamo di avere prima di imprimerli così, nero su bianco. Parole che ci spaventano che ci feriscono ma che contemporaneamente curano la nostra malattia.

Scriviamo perché dobbiamo.

Semplicemente. Per non affogare. Soffocati da noi stessi e da quell’accozzaglia informe di odio, amore, bisogno, indifferenza e menzogna che ci portiamo dentro.

O come dice lui, scriviamo per inerzia. Che ad un orecchio poco attento potrebbe sembrare una cosa brutta. Ma che assolutamente non lo è.

Perché questa poesia è tutto, ma non inerte

Siamo stanchi di diventare giovani seri,
o contenti per forza, o criminali, o nevrotici:
vogliamo ridere, essere innocenti, aspettare qualcosa dalla vita, chiedere, ignorare.
Non vogliamo essere subito già così, senza sogni.

On writing

(Pier Paolo Pasolini, Bologna 5 Marzo 1922 – Ostia 2 Novembre 1975)



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