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Palline enormi di gelato, spolverizzate di semi di anice con un ombrellino conficcato sopra

Creato il 05 marzo 2014 da Eva Guidi

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Sono una persona cocciuta, determinata e probabilmente, viste le circostanze, anche un tantino masochista. Questi 5 giorni di allontanamento, assenza, sparizione, chiamiamola un po’ come maggiormente ci piace, sono stati in realtà momenti di prova, estrema concentrazione, raccoglimento intellettivo e personale, che hanno messo a dura prova il mio equilibrio psicofisico, portandomi allo stremo delle forze. Sono anche giunta alla conclusione che, probabilmente, io della vita ho capito ben poco e che il mio quoziente intellettivo sia, a questo punto, paragonabile a quello del babbuino, per quanto mi abbia sempre suscitato una grande simpatia.

Ho intrapreso due percorsi differenti tra loro ma simili nel risultato ottenuto: NOIA, estrema, pesantissima, inguaribile noia. Mi aspetto già, a seguito di questo post, una serie inesauribile di insulti ma per onestà intellettuale io dovrò pur esprimere la mia opinione no?

Dopo tutta la pubblicità, le prime pagine, gli articoli, i servizi in apertura dei telegiornali nazionali, non potevo esimermi dal vedere questa grande opera d’arte, che è stata in grado di rendere orgogliosa un’intera nazione, quella stessa nazione alla quale, ultimamente, è rimasta solo la facoltà di piangere oceani di lacrime amare. Con “La grande bellezza” però tutto sembra cambiato perché, se siamo stati in grado di vincere un’ Oscar con un film che celebra (basta pronunciarne il titolo) ciò che di meraviglioso contraddistingue la nostra terra, allora perché non dovrebbe esserci speranza per un florido futuro? Così il film, dopo averci caricato inconsciamente di orgoglio ed aspettative su cui crogiolarci con la gioia nel cuore, inizia e sin dalle prime battute Mister Sorrentino ci dipinge affettuosamente come, nell’ordine: corrotti, farabutti, drogati, miliardari (cosa ci lamentiamo della crisi allora?!), puttanieri, ubriaconi, misogini, ignoranti ed anche un po’ bruttini a dirla tutta. L’ennesimo brillante biglietto da visita nel contesto internazionale che mi fa pensare, dopo aver visto il film ed averlo trovato ai limiti del paradossale, che la giuria, impietosita dalla nostra situazione, ce l’abbia decisamente regalata questa statuetta. Ho sempre odiato coloro che, spacciandosi per grandi intellettuali e cultori esteti, trovano assolutamente fenomenale qualsiasi cosa si distacchi dal normale flusso creativo, provocando il pubblico in maniera più o meno esplicita; io purtroppo, limite mio personale, sono sempre cresciuta con l’idea che se una cosa è bella lo è anche nella sua estrema semplicità, al contrario se una cosa fa (mi trattengo perché ho già detto una parolaccia prima) continuerà ad essere brutta, per quanto intellettuale possa sembrare in apparenza. Riconosco la grande abilità fotografica (immagini bellissime e scorci meravigliosi) e la lodevole performance di Servillo nelle vesti di Jep Gambardella, ma al di fuori di questo non mi sento di esprimere altro giudizio sul film se non: noioso, noiosissimamente noioso! Diamo inizio alle danze e agli insulti :)

Parallelamente alla pellicola ho continuato la mia esperienza di lettrice ossessivo compulsiva, con la lettura del terzo romanzo di Clara Sanchez, ovvero “Entra nella mia vita”; perché Clara, amica mia, mi hai fatto questo? Perché, dopo avermi regalato due letture splendide, mi fai crollare tutto il nostro meraviglioso castello di pagine e parole così? E Dire che io sono una “critica” molto buona, mi piace quasi sempre tutto, tendo a trovare il lato positivo in ogni libro andando molto spesso contro l’opinione dei più. Questa volta però ho le mie considerazioni da fare, per quanto spietata io possa sembrare, non piangere te ne prego!

Tornando seria, la storia c’è e come al solito non delude: dopo il nazismo, la tematica del sogno, l’incertezza e l’imprevedibilità della vita, qui si tocca l’argomento scottante del “rapimento in culla”, un crimine molto diffuso all’epoca della stesura del libro. Veronica, ragazzina di diciassette anni in balia di un’esistenza turbolenta e crudele, decide di portare avanti le ricerche intraprese dalla madre, riguardanti una presunta sorella maggiore rubata e rivenduta alla nascita. Una serie di indagini, colpi di fortuna, incontri inaspettati la porteranno a scontrarsi con Laura, diciannovenne provetta, cresciuta tra una madre inesistente ed una nonna ai limiti dell’umano. Avvincente all’inizio, infinito già verso la metà del testo, il libro si presenta, a parer mio, un po’ troppo prolisso e lento, manca di mordente insomma.

Oggi si, lo ammetto, sono insoddisfatta e leggermente delusa, ma sono cose che capitano, ne sono consapevole, e ringrazio il cielo di possedere dei gusti miei personali e di non aver paura di esprimere le mie opinioni, che esse siano condivisibili o meno; e poi il bello sta proprio nel confronto no? Però guai a chi mi contraddice!!!! :)

 



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