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Parlando di “Thrist” con Melanie Griffith e Rachel McDonald

Creato il 08 agosto 2014 da Masedomani @ma_se_domani

Ieri pomeriggio è stato presentato al pubblico di Locarno67 il cortometraggio diretto dalla giovane regista Rachel McDonald con Melanie Griffith. La storia è ambientata nella classica metropoli americana e protagonista è Billy (Gale Harold), una persona come tante che sta attraversando una fase delicata in cui non ce la fa più. Sarà la sua interazione con degli sconosciuti a cambiargli la prospettiva. L’uomo troverà nuova linfa vitale nell’ultimo posto dove cercarla: in un bar, servendo alcolici dietro un bancone anonimo, ben lontano dalla rinomata downtown.

L’attrice Melanie Griffith e la regista Rachel McDonald erano entrambe presenti all’incontro col pubblico nel tardo pomeriggio (sempre di ieri), in giardino, all’aperto, dove tutti gli affezionati frequentatori del Festival potevano fermarsi, ascoltare e fare una domanda. Puntuali, solari, disponibili e a loro agio sotto una strana canicola, le signore hanno parlato della loro collaborazione in “Thrist”, appunto, a cui facciamo il nostro in bocca al lupo nella corsa per il “Pardino”. Soli 24 minuti che sono apparsi a tutti come ottimo cinema. Il cortometraggio della McDonald è corto, appunto, ma inteso, accurato e con una Griffith superlativa.

La conversazione col pubblico © MaSeDomani

© MaSeDomani

L’attrice, che in barba alle male lingue ha una voce da ragazzina e un fisico da pin-up, è la protagonista femminile di una storia di compassione, misericordia e dipendenza. Un racconto cupo, triste, reale, in cui una donna non più giovane, alcolizzata, che non se la passa per nulla bene, riesce a dare la speranza e a far tornare la voglia di vivere al protagonista.

Se mi avessero chiesto tempo addietro di dedicare un intero post a un cortometraggio, avrei replicato con un sincero “giammai, è impossibile”. Oggi, invece, mi rendo conto che quando un film è fatto bene, che duri venti minuti, un’ora o due, non fa differenza. E questa storia, che prende spunto dalle confidenze fatte dal co-autore alla regista, dal racconto di un periodo difficile avuto a metà anni ’90 mentre abitava nella Grande Mela, ha molto da dire, ha molto da trasmettere, ha molto in comune con noi.

© Locarno film Festival

© Locarno film Festival

Questo piccolo (solo nella durata) lavoro ci parla non solo con ogni frase detta ma anche con ogni nota suonata, con ogni inquadratura, con la luce e le calde ombre, che riflettono la tristezza di personaggi tanto simili a tutti, nonostante le abitudini e le banconote che vanno e vengono sul bancone ci ricordino che 
”Thirst” è un film americano.

Un corto sopraffino per quanto riesca a esprimere, con molta più grazia di opere lunghe viste in altre sezioni, che “la vita è troppo breve per non essere vissuta”, mai perdere quella sensazione di vitalità e l’umana pietas! Tutto è perfetto: recitazione, musica, fotografia e sopraggiunti i titoli di coda ci spiace non continui. Un piccolo gioiello. Non stupisce quindi che a gran voce i presenti all’incontro abbiano chiesto un sequel o una versione  più “lunga” della storia di Sue e Billy. Chissà…

Vissia Menza


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