Gli uomini del popolo hanno male da tutti. Il popolo ha patito: patito molto: patito sempre: patito senza compenso… Gli uomini d’altre classi hanno male, generalmente parlando, da chi governa; gli uomini del popolo, per colpa dell’organizzazione sociale, spesso anche per colpa degli individui, hanno male da tutti: male dai governi che li spolpano coi dazi di consumo, colle imposte di ogni genere – che li mantengono ignoranti e corrotti – che li mandano soldati a versare il loro sangue per difendere una società nella quale non godono alcun diritto: mala de quei che impiegano le loro braccia, tendenti sempre e spesso forzati dalla concorrenza ad abbassare i loro salari: male dagli amministratori della giustizia, che la negano col fatto a quanti non hanno i mezzi per affrontare le immense spese d’atti, di bollo, d’avvocati e di processi lunghissimi: male da tutti coloro che stanno superiori ad essi per fortuna, o per intelletto educato, e li trattano con dominio o sospetto, non, come dovrebbero, con fratellanza e amore… Così, senza compenso, senza sfogo, senza conforto di pietà da chi gli sta sopra, il popolo ha durato e dura soffrendo.
INDOVINA L’ INDOVINELLO:
CHI HA SCRITTO QUESTE
AMARE RIFLESSIONI?
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PIERRE LOTI
Mistero, rassegnazione, fortuna!
Gabbie, serragli, carovane, cascate!
Avanti i sultani
avanti le naiadi
che danzano sui piatti d’argento!
Maharagià, pascià,
gente da mille e una notte.
Sembra che chitarre di madreperla
pendano dai minareti.
Donne truccate ricamano
coi loro piedi una danza.
E da lontano, nel vento,
preti dalle barbe verdi
salmodiano il loro Corano!
Ecco, ecco l’Oriente
come l’ha visto il poeta francese,
l’Oriente puro e semplice
che si legge nei libri
stampati a milioni di copie!
Ma dove l’ha visto
un simile Oriente?
Né ieri, né oggi e né domani
può esistere un Oriente come questo.
Oriente, sole che s’alza,
terra o lava dove gli schiavi nudi
crepano di fame.
Oriente, triste paese
paese di tutti
rubato agli orientali!
O Asia, granaio d’Europa,
Asia ricca di tutto
granaio pieno di grano,
Asia, guarda i tuoi cinesi,
i cinesi che chiedono il pane
come gialle candele
i cinesi aggrappati con le unghie
ai bordi delle navi americane!
E lassù, guarda sui monti
più alti dell’Himalaya:
gli ufficiali inglesi
fanno festa col jazz!
E in basso
bagnano i loro piedi dalle unghie nere
nel Gange dove i paria gettano i morti
scannati dalla disperazione!
In Anatolia non è deverso:
l’Anatolia è diventata la terra
dove Armstrong intona i suoi blues!
Ma l’Asia ne ha abbastanza
l’Asia è stanca di questo,
l’Oriente non può più inghiottire
questa zuppa dolciastra
e anche se uno di voi, domani,
potesse dar vita al nostro paese
morto di fame
se ne vada subito
se costui è un borghese!
E anche e soprattutto tu, Pierre Loti,
dovrai andartene coi tuoi bacilli di tifo
che in te nutristi per avvelenare
il nostro paese.
Sei più staccato da noi
dell’ufficiale francese che dimenticasti.
E come una puttana
hai scordato la tua Aziadé
dagli occhi d’uva!
Hai mentito, Loti, e menti ancora
hai fatto bombardare
come un bersaglio di legno
la stessa tomba di Aziadé
che tu piantasti in noi, che tu piantasti
nel mezzo del mio cuore.
Che si sappia, se qualcuno l’ignora,
che tu, Loti, sei un ciarlatano,
un ciarlatano che vende in Oriente
i marci tessuti francesi
aumentati del 500 per cento!
Non sei che un vecchio porco borghese
Pierre Loti!
Se potessi credere
a un’anima staccata dalla memoria
il giorno in cui l’Oriente sarà libero
prenderei la tua anima
e la inchioderei nel basso-ponte
e fumerei una sigaretta
di fronte alla tua anima sporca…
Sentite, fratelli, questa è la mia mano.
Queste sono le nostre mani
abbracciatevi, proletari d’Europa!
Noi cavalcheremo fianco a fianco
sui nostri rossi cavalli
la meta è là, è vicina,
vicina. Ascoltate,
ascoltatemi. I giorni che ci dividono
dalla libertà sono contati!
Già da lontano viene
la Resurrezione dell’Oriente
che sventola un fazzoletto
sporco di sangue!
Guardate i nostri bei cavalli,
udite i loro zoccoli duri
battere sulla pancia schifosa
dell’imperialismo…
-Nazim Hikmet-