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Paulo Coelho. Lo scrittore che amava Twitter

Creato il 30 settembre 2011 da Silviaebookmania

Paulo Coelho. Lo scrittore che amava TwitterPrerogativa dell’editoria digitale e degli ebook è lo stretto legame, oserei direi simbiotico, con i social media (tra i quali, si sa, Facebook e Twitter la fanno da padroni). L’ha capito molto bene il sessantaquattrenne scrittore brasiliano Paulo Coelho, celebre per titoli come L’alchimista (1988), Veronika decide di morire (1999) e il Vincitore è solo (2009), tra gli altri.

 Già nel 2009, l’autore comprese la complicità tra scrittura e Web, facilitando, quest’ultimo, la diffusione di letteratura, lettura e cultura. Così, quell’anno, decide di appoggiare il progetto “Pirate Coelho”, rendendo tutti i suoi romanzi disponibili online gratuitamente, perché fossero fruibili anche in quei paesi nei quali acquistarli risultava più ostico*.

 Di recente, Paulo Coelho ha scoperto il modo più efficace per far parlare di sé e della sua ultima opera, Aleph (uscita in Italia solo da pochi giorni, Bompiani), intuendo  ancora una volta le infinite potenzialità del rapporto libri – Internet. Lo scrittore, per diverso tempo, ha partecipato a discussioni intorno al romanzo in corso d’opera, direttamente con i fan, attraverso la magica via di Twitter (negli Stati Uniti più magica che in Italia).

Quattro anni per raccogliere e selezionare il materiale più tre settimane per scrivere questa storia personale dell’epifania vissuta durante un pellegrinaggio in Asia nel 2006, lungo il percorso della linea ferroviaria transiberiana. Il risultato finale è stato determinato da Twitter, di cui Coelho è diventato una sorta di guru, un mistico… Con frasi evocative come «When your legs are tired, walk with your heart» (quando le tue gambe sono stanche, cammina con il cuore) ha attirato un seguito di 2.4 milioni di twitteriani. Ovvero altrettanti fan curiosi, interessati ad Aleph e a disquisire intorno ad esso e alla poetica coelhiana in generale.

 Il lavoro dello scrittore brasiliano all’interno del cyberspazio di Twitter va avanti da lungo tempo ormai, da prima dell’azione di social media marketing (in fin dei conti, di questo si tratta) attorno al recente romanzo. Nel 2010 è stato persino dichiarato – dalla rivista statunitense Forbesil secondo personaggio più influente della piattaforma, secondo solo a Justin Biber (giovane celebrità del pop). Lui stesso si definisce un Twitter-addicted (Twitterdipendente), che usa il computer come una droga per rilassarsi dopo dodici ore di scrittura giornaliere. I social network come Facebook (dove la pagina del brasiliano conta sei milioni di fan) e Twitter, così come il blog personale (http://paulocoelhoblog.com/), sono il mezzo perfetto per restare in contatto con i lettori e mantenere con loro un dialogo attivo e partecipe, cogliendo gusti impressioni e umori; modellando, in un certo senso, la propria scrittura su di essi o, quanto meno, su quanto lo scrittore trae dalle opinioni che riscontra.

 La logica sfruttata da Coelho – quella della distribuzione gratuita del proprio lavoro affidata a fidelizzazione e vera e propria affezione dei lettori – è già stata usata da altri autori (anche fuori dal mondo letterario, mi vengono in mente i Radiohead con l’album In Rainbows, 2007). Il principio è chiaro: io metto a disposizione le mie opere gratuitamente attraverso dei link dai quali scaricarli, così da facilitarne diffusione e reperibilità. Tu, lettore, se hai apprezzato la lettura, se ti sei appassionato, acquista i miei libri. E considerati i dati di vendita, questa logica sembra proprio funzionare.

 

 *«There was a difficult moment in Russia; they didn’t have much paper. I put this first copy online and I sold, in the first year, 10,000 copies there. And in the second year it jumped to 100,000 copies. So I said, “It is working.” Then I started putting other books online, knowing that if people read a little bit and they like it, they are going to buy the book. My sales were growing and growing, and one day I was at a high-tech conference, and I made it public»

 (In Russia vivevano un periodo difficile; non avevano molta carta. Così ho messo online questa prima copia e vendetti, nel primo anno, 10.000 copie lì, in Russia. Durante il secondo anno salì a 100.000 copie. Così mi dissi: «Funziona». Allora cominciai a mettere altri libri online, sapendo che se le persone leggono un po’ e apprezzano ciò che leggono, poi comprano il libro. Le mie vendite continuavano a crescere quando un giorno andai ad una conferenza di high-tech e resi pubblica questa cosa)

Autore: Silvia Blakely


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