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PAVIA. Rischio per la salute pubblica: danneggiati da una sanità drogata dal business

Creato il 16 febbraio 2015 da Agipapress

PAVIA. Rischio per la salute pubblica: danneggiati da una sanità drogata dal business

Pierluigi Bersani

PAVIA. La salute non può essere abbandonata nelle mani di venditori senza scrupoli e tanto meno trattata come un prodotto commerciale, sottoposta alle regole di un marketing mix che mette sullo stesso piano una confezione di Nutella, un paio di scarpe e la cura di un dente.
La salute non è un “oggetto” per scambi commerciali ma uno “stato” dell’individuo che va tutelato e protetto.
Non è questo ciò che permette di fare la legge Bersani, famigerata per tutte le libere professioni inclusa quella odontoiatrica, per la cancellazione dei minimi tariffari. 
Una decisione le cui conseguenze hanno condotto all’attuale far west che non conosce più né logica né etica, che condanna ad una qualità dei servizi sempre più in caduta libera, che offre questi servizi a costi sempre più ridotti, un insulto sia per chi li propone sia per chi li cerca e li accetta, quando invece è di tutta evidenza che il costo di una prestazione odontoiatrica non può scendere al di sotto di importi minimi vitali se non a discapito della qualità e della sicurezza per la salute pubblica. C’è dunque spazio ancora, per riportare indietro le lancette e recuperare quello che di danno è stato prodotto in otto anni di applicazione della Legge Bersani?

PAVIA. Rischio per la salute pubblica: danneggiati da una sanità drogata dal business

Andrea Senna

Questo il senso della lettera inviata dal dottor Andrea Senna presidente della CAO, Commissione Albo Odontoiatri, di Milano e segretario culturale di ANDI Milano, al senatore Roberto Mura esponente della Lega Nord lombarda, all’indomani del convegno dedicato all’odontoiatria pubblica svoltosi in Regione a Milano lunedì 9 febbraio. E’ una lettera in cui si chiede l’intervento della politica affinché proceda ed operi concretamente sulla legge Bersani o per abrogarla o quanto meno per emendarla sui minimi tariffari in ambito sanitario. Una richiesta che parte da lontano perché prende le mosse da un dibattito interno all’ANDI, l’Associazione Nazionale Dentisti Italiani, avviato da alcune considerazioni espresse dal professor Giuseppe La Torre, attuale segretario sindacale di ANDI Lombardia, e a seguito delle quali era partita l’iniziativa di chiedere l’abrogazione della legge Bersani o una sua parziale modifica in relazione proprio all’obiettivo di ripristinare i minimi tariffari almeno per le professioni sanitarie.

PAVIA. Rischio per la salute pubblica: danneggiati da una sanità drogata dal business

Giuseppe La Torre

Ed era stato proprio il professor La Torre ad avviare i contatti con il modo politico affinché fosse possibile far comprendere la necessità, se non addirittura l’urgenza, di lavorare su questo fronte, che da un lato coinvolge come protagonista l’Ordine, preposto alla tutela della professionalità e deontologia degli operatori sanitari, e dall’altro interessa direttamente il mondo sindacale e in particolare ANDI, come principale rappresentante degli odontoiatri liberi professionisti, in grado di fornire un importante supporto sul territorio e nella gestione organizzativa. Da qui il valore che assume oggi questa lettera inviata al senatore Mura che ha già risposto confermando la propria disponibilità e che contiene alcuni passaggi di particolare rilevanza.
Anzitutto laddove si rimarca come la Bersani sovrastimi la capacità del cittadino di valutare il lavoro dell’odontoiatra, cosa ben diversa da quella capacità necessaria all’acquisto per esempio di una vettura: “I pazienti hanno tutti i mezzi per percepire la differenza tra una Cinquecento e una Ferrari ma hanno meno strumenti conoscitivi utili per valutare la gran parte delle prestazioni sanitarie – si legge nella mail inviata -. Nella fattispecie in ambito odontoiatrico non hanno i mezzi per valutare se una otturazione è fatta con un materiale di qualità o scadente, o se un impianto è di alto valore o è adatto ad attaccare un quadro al muro!”.

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Roberto Mura

Una situazione che mette in evidenza quali dannose conseguenze vengano provocate da una legge devastante a tutti i livelli perché trasforma e riduce la prestazione sanitaria ad un mero scambio commerciale: “... è facile accorgersi che nell'ambito della pubblicità sanitaria nessuno parla più di qualità delle terapie né di professionalità degli operatori. Fino a non molto tempo fa, sarebbe stato assurdo paragonare la prestazione di un medico all’acquisto di un qualsiasi prodotto o servizio; acquisto la cui unica variabile decisiva potrebbe essere quella del prezzo o dello sconto. Ora questo è diventato la regola”. Una situazione che deteriora la qualità delle prestazioni odontoiatriche fino a cancellarne persino il concetto in una guerra di prezzi che porta al cannibalismo reciproco per accaparrarsi il paziente proprio come bottegai di infima qualità; considerare il prezzo come unica variabile di valutazione significa proprio ridurre la figura dell’odontoiatra a quella di un commerciante qualsiasi e svendere la salute di tutti come un prodotto da bancarella del mercato.
Un degrado che non sarebbe corretto tollerare per qualsiasi categoria commerciale ma a maggior ragione se ci riferiamo ad attività di ambito sanitario, dove è palese che la qualità abbia un costo, che in realtà non è una spesa ma un investimento in salute e in sicurezza. Eppure non è così e questa realtà sta coinvolgendo tutti, principalmente quei professionisti che seriamente mettono a disposizione del paziente il proprio carico di esperienza, di qualità, di professionalità e disponibilità.
Tutti omologati verso il basso, dunque, e sempre più in basso: questo l’obiettivo della legge Bersani che ha la colpa di aver scambiato gli operatori sanitari per mercanti.
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Una selezione naturale al ribasso che penalizza tutti indistintamente, persino i pazienti che non capiscono quanto sia importante e necessario avvalersi di professionisti seri e competenti e non di ciarlatani che “vendono” prodotti e fanno business. Non assistenza sanitaria.
Con logiche ricadute gravi sulla salute pubblica.
E qui non si può non riconoscere il grido di allarme che si alza forte da questa lettera che parla a nome di tutto il mondo sanitario, a partire dagli odontoiatri: “… quello che si sta verificando è un serio pericolo per la salute pubblica! Le prestazioni sanitarie non devono in alcun modo essere “vendute” ad un prezzo minore del costo necessario affinché queste vengano effettuate ad un accettabile livello qualitativo”.
E sono tante le voci che devono essere considerate per quantificare il prezzo finale di una prestazione; dai materiali ai permessi, dal personale alla gestione dello studio, dai costi della burocrazia e del fisco all’aggiornamento che deve essere costante e continuo per garantire qualità al paziente.
Queste affermazioni le ricordiamo espresse anche dal professor La Torre quando in qualità di presidente ANDI Pavia e di vicepresidente ANDI Lombardia, aveva spiegato in un’intervista come la collaborazione dei dentisti con lo Stato e la loro disponibilità ad essere sentinelle sul territorio coprendo la carenza del SSN, fosse stato ripagato dal più totale abbandono e disinteresse dello stesso Stato. E oggi potremmo aggiungere che la legge Bersani ha versato benzina sul fuoco nei confronti della categoria degli odontoiatri.
Ripristinare i tariffari minimi quindi appare oggi una via percorribile per far ripartire il tutto, nel modo corretto e garantire dignità al professionista, qualità al servizio e sicurezza al paziente, oltre a quel rapporto di fiducia o “alleanza terapeutica” che è basilare per il buon esito di ogni terapia odontoiatrica; tariffari minimi definiti dall’Ordine in funzione anche delle realtà socioeconomiche del territorio per non dimentica anche le esigenze del paziente.
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E senza trascurare la pubblicità che, se pure è l’anima del commercio, non può però diventare uno strumento subdolo per trasformare la sanità in un “prodotto” da svendere a suon di sconti.
Un altro effetto deleterio e lesivo per la dignità di tutti, provocato dalla legge Bersani: “… Da Ippocrate ad oggi per 2300 anni il rapporto medico paziente è sempre stato scandito da tre passaggi: visita, diagnosi, terapia. Ora, da otto anni questo non è più valido. Siamo stati dei minus sapiens per 2300 anni! – ironizza Senna -. Ora il paziente può comprarsi una terapia su internet, bypassando il momento più qualificante della professione medica: la visita diagnostica! E’ un’aberrazione che su internet vengano “vendute” terapie senza che sia stata effettuata una visita e di conseguenza una diagnosi. Ed è aberrante e pericoloso che questo sia permesso da una legge dello Stato! La pubblicità sanitaria va regolamentata non per il compiacimento di pochi ma per la difesa della salute di tutti. Prima di difendere il libero mercato è un dovere la difesa della salute pubblica!”.
Un diritto sancito in Costituzione che però viene messo a rischio da una legge dello Stato.  Ed è questa contraddizione normativa, la ragione per cui la legge Bersani dovrebbe essere considerata incostituzionale, quindi sottoposta ad abrogazione o almeno emendata nel capitolo relativo ai minimi tariffari in campo sanitario. Non si tratta di salvaguardare una casta, spauracchio oggi brandito a mo’ di clava per menti sempliciotte e facili prede di capipopolo ma uno strumento per garantire la salvaguardia di tutti, i pazienti in primis. L’odontoiatra deve essere un alleato e un amico del paziente, non un commerciante furbetto e drogato dal business.

a cura di MiriamPaola Agili


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