PAVIA. Sembra l'ennesima pubblicità di un reggiseno push-up. La figura femminile svestita a braccia conserte a coprire in parte il seno, ovvero
Anna Tatangelo testimonial della campagna di promozione per la prevenzione del
tumore al seno lanciata da oggi a cura della LILT, ha lasciato sbigottite le
donne.
E c’è chi protesta perché la misura è colma in quanto speculare
usando l’immagine di un nudo femminile, a tutto favore del marketing, non è
accettabile. Non lo dovrebbe essere mai, a maggior ragione quando si
affrontano temi legati alla salute.
Così è partita una lettera aperta alla LILT e al
Ministro Lorenzin a firma di Sandra Castiello docente di latino e greco, Pagina
Facebook Col seno di poi ma col senno di
sempre; Grazia De Michele disoccupata, Blogger di Le Amazzoni Furiose; Alberta Ferrari chirurga senologa,
Blogger di Ferite Vincenti; Daniela Fregosi consulente e formatrice
freelance, Blogger di Afrodite K;
Emma Schiavon insegnante e storica; Carla Zagatti psicologa e psicoterapeuta
Qui di seguito il testo integrale e chi vorrà aderire
potrà farlo scrivendo a [email protected]
Spettabile Lega Italiana per Lotta ai Tumori (LILT)
Nazionale,
Gentile Ministro della Salute Beatrice Lorenzin,
le sottoscritte desiderano esprimere profondo sconcerto di fronte alla Campagna Nastro Rosa 2015, la cui testimonial è una nota
cantante ritratta a torso nudo, con le braccia a coprirne in parte i seni. Una
posa che rappresenta un salto di qualità, di segno negativo, rispetto alle
edizioni precedenti della campagna. Negli anni passati, infatti, a rappresentarla
erano state scelte donne, sempre appartenenti al mondo dello spettacolo o dello
sport e non colpite dalla malattia, che, tuttavia, erano state ritratte vestite
e in atteggiamenti più consoni al tema. Per l’anno in corso, invece, la
campagna punta ad offrire un’immagine sessualizzata e trivializzante della
malattia, utilizzando in maniera pretestuosa l’invito a “fare prevenzione”,
espressione ambigua con la quale ci si riferisce comunemente all’adesione ai
programmi di screening per la diagnosi precoce del cancro al seno attraverso
mammografia. Anche a livello nazionale dunque la LILT ha scelto di avvalersi di
un uso strumentale del corpo femminile, come è già accaduto negli anni scorsi
per campagne di gusto per lo meno dubbio, quali quelle promosse ad esempio
dalla sezione di Torino che, nell’ottobre del 2014, ha patrocinato l’iniziativa Posso toccarti le tette? .
Desideriamo ricordare che solo nel 2012 sono morte di cancro al seno 12.004
donne (dati Istat) e nel 2014 si sono registrate 48.200 diagnosi tra la
popolazione femminile del nostro paese (dati Aiom-Airtum). La patologia colpisce,
inoltre, sebbene in misura minore rispetto alle donne, anche gli uomini. I
programmi di screening si rivolgono alle donne di età compresa tra i 50 e i 69
anni alle quali si raccomanda di effettuare una mammografia ogni 2 anni. La
morte per cancro al seno sopravviene a seguito della diffusione dal seno ad
altri distretti corporei (ossa, fegato, cervello e polmoni nella maggioranza
dei casi).
Cosa ha a che fare l’immagine di una donna chiaramente al di sotto della fascia
d’età per la quale sono designati i programmi di screening con la
“prevenzione”? Perchè concentrare l’attenzione del pubblico sul suo décolleté
florido (a cui fanno da contorno gli addominali scolpiti) se il rischio di
morte si presenta solo nel caso in cui la patologia interessi altri organi?
Una risposta la offrono i marchi di noti prodotti di consumo in calce al
manifesto che pubblicizza la campagna. Tra questi, quello della nota casa
automobilistica Peugeot. Studi scientifici recenti dimostrano l’elevata
incidenza del cancro al seno tra le donne impiegate nella produzione di materie
plastiche per il settore automobilistico. Evidenze che hanno portato, nel 2014,
l’American Public Health Association a
chiedere alle massime autorità sanitarie degli Stati Uniti di porre in essere
politiche di prevenzione atte a ridurre drastricamente l’esposizione a sostanze
associate al cancro al seno sui luoghi di lavoro.
La partnership tra LILT e Peugeot si configura chiaramente come un caso di
pinkwashing, termine con cui si indica la pratica di pubblicizzare e/o vendere
prodotti che aumentano il rischio di ammalarsi di cancro al seno, attraverso
ingredienti e/o processi di lavorazione, collegandoli a campagne di
sensibilizzazione o a raccolte fondi per la ricerca. Una strategia di marketing
tristemente diffusa e che risulta estremamente efficace proprio perchè il
cancro al seno offre la possibilità di esporre il seno femminile per finalità
benefiche, attirando così l’attenzione del pubblico di ambo i sessi.
Chiediamo pertanto il ritiro della campagna Nastro Rosa 2015 che consideriamo
lesiva della dignità e della salute delle donne.
Distinti saluti, le promotrici
Sandra Castiello- docente di latino e greco, Pagina Facebook Col seno di poi ma col senno di
sempre
Grazia De Michele - disoccupata, Blogger di Le Amazzoni Furiose
Alberta Ferrari- chirurga senologa, Blogger di Ferite Vincenti
Daniela Fregosi - consulente e formatrice freelance, Blogger di Afrodite K
Emma Schiavon- insegnante e storica
Carla Zagatti- psicologa e psicoterapeuta
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PAVIA. Uso lesivo dell’immagine femminile. La lettera di protesta alla LILT e al ministro: "Ritirate la campagna".
Creato il 01 ottobre 2015 da AgipapressI suoi ultimi articoli
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