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PAVIA. Uso lesivo dell’immagine femminile. La lettera di protesta alla LILT e al ministro: "Ritirate la campagna".

Creato il 01 ottobre 2015 da Agipapress
PAVIA. lesivo dell’immagine femminile. lettera protesta alla LILT ministro: PAVIA. Sembra l'ennesima pubblicità di un reggiseno push-up. La figura femminile svestita a braccia conserte a coprire in parte il seno, ovvero Anna Tatangelo testimonial della campagna di promozione per la prevenzione del tumore al seno lanciata da oggi a cura della LILT, ha lasciato sbigottite le donne. E c’è chi protesta perché la misura è colma in quanto speculare usando l’immagine di un nudo femminile, a tutto favore del marketing, non è accettabile. Non lo dovrebbe essere mai, a maggior ragione quando si affrontano temi legati alla salute. Così è partita una lettera aperta alla LILT e al Ministro Lorenzin a firma di Sandra Castiello docente di latino e greco, Pagina Facebook Col seno di poi ma col senno di sempre; Grazia De Michele disoccupata, Blogger di Le Amazzoni Furiose; Alberta Ferrari chirurga senologa, Blogger di Ferite Vincenti; Daniela Fregosi consulente e formatrice freelance, Blogger di Afrodite K; Emma Schiavon insegnante e storica; Carla Zagatti psicologa e psicoterapeuta Qui di seguito il testo integrale e chi vorrà aderire potrà farlo scrivendo a [email protected]
Spettabile Lega Italiana per Lotta ai Tumori (LILT) Nazionale,
Gentile Ministro della Salute Beatrice Lorenzin,

le sottoscritte desiderano esprimere profondo sconcerto di fronte alla
 Campagna Nastro Rosa 2015, la cui testimonial è una nota cantante ritratta a torso nudo, con le braccia a coprirne in parte i seni. Una posa che rappresenta un salto di qualità, di segno negativo, rispetto alle edizioni precedenti della campagna. Negli anni passati, infatti, a rappresentarla erano state scelte donne, sempre appartenenti al mondo dello spettacolo o dello sport e non colpite dalla malattia, che, tuttavia, erano state ritratte vestite e in atteggiamenti più consoni al tema. Per l’anno in corso, invece, la campagna punta ad offrire un’immagine sessualizzata e trivializzante della malattia, utilizzando in maniera pretestuosa l’invito a “fare prevenzione”, espressione ambigua con la quale ci si riferisce comunemente all’adesione ai programmi di screening per la diagnosi precoce del cancro al seno attraverso mammografia. Anche a livello nazionale dunque la LILT ha scelto di avvalersi di un uso strumentale del corpo femminile, come è già accaduto negli anni scorsi per campagne di gusto per lo meno dubbio, quali quelle promosse ad esempio dalla sezione di Torino che, nell’ottobre del 2014, ha patrocinato l’iniziativa Posso toccarti le tette? .
Desideriamo ricordare che solo nel 2012 sono morte di cancro al seno 12.004 donne (dati Istat) e  nel 2014 si sono registrate 48.200 diagnosi tra la popolazione femminile del nostro paese (dati Aiom-Airtum). La patologia colpisce, inoltre, sebbene in misura minore rispetto alle donne, anche gli uomini. I programmi di screening si rivolgono alle donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni alle quali si raccomanda di effettuare una mammografia ogni 2 anni. La morte per cancro al seno sopravviene a seguito della diffusione dal seno ad altri distretti corporei (ossa, fegato, cervello e polmoni nella maggioranza dei casi).
 
Cosa ha a che fare l’immagine di una donna chiaramente al di sotto della fascia d’età per la quale sono designati i programmi di screening con la “prevenzione”? Perchè concentrare l’attenzione del pubblico sul suo décolleté florido (a cui fanno da contorno gli addominali scolpiti) se il rischio di morte si presenta solo nel caso in cui la patologia interessi altri organi?
 
Una risposta la offrono i marchi di noti prodotti di consumo in calce al manifesto che pubblicizza la campagna. Tra questi, quello della nota casa automobilistica Peugeot. Studi scientifici recenti  dimostrano l’elevata incidenza del cancro al seno tra le donne impiegate nella produzione di materie plastiche per il settore automobilistico. Evidenze che hanno portato, nel 2014, l’American Public Health Association a chiedere
 alle massime autorità sanitarie degli Stati Uniti di porre in essere politiche di prevenzione atte a ridurre drastricamente l’esposizione a sostanze associate al cancro al seno sui luoghi di lavoro. 
La partnership tra LILT e Peugeot si configura chiaramente come un caso di pinkwashing, termine con cui si indica la pratica di pubblicizzare e/o vendere prodotti che aumentano il rischio di ammalarsi di cancro al seno, attraverso ingredienti e/o processi di lavorazione, collegandoli a campagne di sensibilizzazione o a raccolte fondi per la ricerca. Una strategia di marketing tristemente diffusa e che risulta estremamente efficace proprio perchè il cancro al seno offre la possibilità di esporre il seno femminile per finalità benefiche, attirando così l’attenzione del pubblico di ambo i sessi.
 
Chiediamo pertanto il ritiro della campagna Nastro Rosa 2015 che consideriamo lesiva della dignità e della salute delle donne.
 
Distinti saluti, le promotrici Sandra Castiello- docente di latino e greco, Pagina Facebook Col seno di poi ma col senno di sempre
Grazia De Michele - disoccupata, Blogger di Le Amazzoni Furiose
Alberta Ferrari- chirurga senologa, Blogger di Ferite Vincenti
Daniela Fregosi - consulente e formatrice freelance, Blogger di 
Afrodite K
Emma Schiavon- insegnante e storica
Carla Zagatti- psicologa e psicoterapeuta

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