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Pazienti troppo pazienti

Da Leragazze

Pazienti troppo pazientiCapita a tutti di aver a che fare con i medici. Quando succede, che sia per un banale controllo o per un problema specifico è chiaro che di fronte alla nostra ansia, dovuta all’esito della visita, la relazione tra medico e paziente è asimmetrica: è ovvio che lui rispetto a noi è in una posizione di vantaggio, più forte.

Mi succedeva già durante le ecografie che facevo in gravidanza: i medici annuivano, scuotevano la testa, sembravano stupirsi di qualcosa, biascicavano qualche sillaba… il tutto sempre in religioso silenzio che non osavo interrompere nemmeno col mio respiro nel timore che i loro mugugni fossero forieri di cattive notizie. Fortunatamente col tempo e con l’esperienza ho capito che questo è il loro modo di esercitare una posizione di potere rispetto al paziente. E ho capito anche che se il “paziente” si chiama così ci deve essere un motivo anche etimologico: in pratica dobbiamo “sopportare pazientemente” la mancanza di sensibilità e a volte di buona creanza della classe medica.

Ma la pazienza dei pazienti a volte ha un limite, che ho sperimentato personalmente la scorsa settimana.

Il mio dermatologo ha notato un sospetto basalioma sotto l’occhio e mi ha indirizzato da un chirurgo plastico per toglierlo. Dopo 2 settimane dall’intervento (eseguito privatamente e costato la bellezza di 1000 € – la stessa parcella del mio ginecologo che, sempre privatamente, mi fece il cesareo!!!!), dicevo, dopo 2 settimane ho chiamato il chirurgo plastico per sapere se aveva avuto l’esito dell’esame istologico. Mi chiede quando avessimo fatto l’intervento e comincia a sfogliare delle carte che evidentemente aveva davanti, alla ricerca del referto. Lo trova. Si mette a leggere tra sé e sé a bassa voce. Poi si interrompe bruscamente e mi dice:

- Mi richiami nel pomeriggio, che devo chiedere all’istologo una cosa che non ho capito.

- In che senso? Va tutto bene?

- Si, si! Tutto benissimo, solo che devo chiedere all’istologo una cosa che non mi è chiara. Mi richiami alle 15.30. (Erano le 10.30 del mattino e mi sono recata subito in bagno col mal di pancia che iniziava).

Ovviamente alle 15.30.00 ero già al telefono. Mi risponde la segretaria dicendomi che il dottore stava operando, che avrei dovuto richiamare più tardi.

Le 16.00 mi sembravano un’ora buona per un ulteriore tentativo. Niente. Stava ancora operando. Il mio mal di pancia aumentava.

Ogni mezz’ora richiamavo per avere sempre la stessa risposta. Neanche fosse un neurochirurgo! Quanto cavolo ci mette a togliere un neo???? Lascio il mio numero di cellulare alla segretaria che mi assicura che mi avrebbe fatto chiamare entro le 19.30.

Alle 19.30, sul filo di lana, mi richiama per darmi finalmente la risposta: non si trattava di un basalioma, ma di una forma piuttosto rara di epitelioma benigno (Solo che, sa?, l’epitelioma normalmente è una forma maligna, quindi leggendo questa parola sul referto mi sono preoccupato e ho voluto consultare l’istologo per essere sicuro della diagnosi). Per carità nulla da eccepire sul merito, ma il metodo lascia un po’ (un po’ tanto!) a desiderare! Avrebbe potuto benissimo leggere i referti in anticipo, senza fare quella pantomima al telefono, e far finta di non averlo ancora ricevuto, almeno fino al consulto con l’istologo.

Ovviamente non mi sono lasciata sfuggire l’occasione e ho esternato al medico le mie perplessità sulla modalità di comunicazione al paziente. Ma tanto, cavar sangue da una rapa  non si può, e non credo proprio di essere riuscita a dargli alcuna lezione di vita!



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