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pensieri di robot

Creato il 17 aprile 2011 da Duffy
Eccoci qua, con un altro esperimento fatto riguardo i social network.
Questa volta non ad opera di un hacker, ma di un gruppo di studio scientifico, la Web Ecology Project (http://www.webecologyproject.org/).
Questo gruppo di ricercatori bostoniani ha fatto studi su piattaforme come ChatRoulette e Twitter.
Uno dei loro studi, ad esempio, aveva dimostrato come la discussione e la protesta sulle elezioni iraniane del 2009, portate avanti su Twitter, fosse in realtà mosse da una percentuale esigua d’utenti:
59.3% of
users who have contributed to the Iran election
conversation account for only 14.1% of the
conversation; in relation to the percentage,
these users have tweeted about the events only
once. On the other hand, the most active 10%
of users, all of whom have tweeted at least 6
times, account for 65.5% of all relevant tweets.
!e most active 1% of users (all of whom have
tweeted about the election at least 58 times)
account for 32.9% of relevant tweets

Sempre in ambito Twitter si muove la nuova ricerca del gruppo in questione.
Questa volta il protagonista dell’esperimento è un certo James M Titus, ragazzo neozelandese con la passione per i gatti. James si è creato il suo profilo, dove sottolinea la sua passione per i gatti con una foto a tema, e inizia a cercare amici con gusti simili.
Ora il suo profilo ha 797 seguitori, tra cui la sottoscritta (http://twitter.com/#!/JamesMTitus).
James non si limita a scrivere sentenze da 140 caratteri, ma interagisce con gli altri utenti, e tutto sembra andare bene. Finchè un utente che risponde allo username di botcops inizia a insinuare che James non sia quello che dice di essere, incalzando gli altri utenti a fargli domande a riguardo. Domande a cui il diretto interessato risponde evasivamente.
Com è andata a finire?, vi chiederete voi.
E’ finito l’esperimento, con il falso profilo di James, in realtà un bot fornito di una serie di risposte generiche, come prova tangibile che un programma può identificare persone dai gusti simili, tramite le loro interazioni da 140 caratteri, identificare quelle più reattive e entrarci in connessione.
Detto così sembra l’ennesimo atto di terrorismo sociale in ambito internet.
In realtà il gruppo di ricerca sta immaginando applicazioni positive, come la possibilità di mettere in connessione gente diversa che si sta mobilitando per una protesta, con un nuovo progetto chiamato Pacific Social, dove questi bot si riveleranno costruttori di connessioni.

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