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Pepe

Creato il 19 novembre 2010 da Fabry2010

Per Aurora, prossima

già nel primo terzo del suo corso

a ben vedere

mentre dormiva col nonno sul giaciglio di sponze

nell’umidore crocchianti a ogni girata

sembrava parlasse nel sonno

vomito rutti accessi di fol’amor invece contava

le pere raccolte dalle figlie di quarto letto le tramutava in talenti

non sapeva nemmeno il suo nome

quattro mogli e nessuna regina

pedicabo et inrumabo

l’ultima morta cadendo per colpa d’un filologo sbronzo

in una taverna sfondata

con mezzo quintale in testa un feto di pochi giorni

sarebbe stata mia madre il suo cavallo Barone

correva al primo fischio

il figlio pareva più vecchio di lui lo chiamava tatillo

toccandosi il petto col mento al suo passare salutava

in istilo umilissimo e rimesso

rabdomando con l’asta di ciliegio tralatizia

puoi camminare senza?

quel modo finisecolare quasi villano

un pane rinfarciato due birre roventi

fissi sul tavolo venerdì mercato c’era quasi sempre

il sole le ragazze con gli orologi scintillanti dei fratelli

i nipoti guidavano tutti i camion

secondo 4 sa di boschereccio funghi troppo maturi

9 dice che al centro dell’aia c’è una botola

coperta da un pezzo di bótte schiacciato sotto cui

si spalanca tutto un mondo prova ne sia che

il leppo i muri sbrecciati

la zia belga tornava solo per bagnarsi nel fiume

e portarne l’odore agli amici minatori si tuffava

tre volte da un tronco poi sbatteva le camicie

sui sassi le appastava dimenando

i fianchi per suo marito simbionte appostato

sulla centrale i baffi grifagni Charleroi

vibravano a ogni boccata

sassofono sul mignolo schiere di bimbi

imparaci la musica

pesci da buche sporgevano i capini a tempo di

fumava senza filtro tossendo con pudore poi

ripartiva spargendo risi la macchia d’umidità sul soffitto

fu il primo quadro che vide

com’è destino d’ogni precursore

proprio così

ve ne ritrovo tutti gli elementi

dal primo all’ultimo

sembra incredibile ma un etimo non si cerca si trova

dal cerchio al centro

dal centro al cerchio

conferendogli una sua propria tonalità

svolte al difuori d’analisi di stile

libero completamente scevro da

interferenze perburbatrici

con foga d’enigmista

sbrogliando il bandolo dell’arruffata matassa

tutto un viluppo d’immagini ciascuna con un suo

aroma quelle dei sogni non sono più accese

si organizzano in gruppi spesso in conflitto tra loro

e pensare che non possono fare a meno

l’uno dell’altro del resto si sa

i deboli cercano i deboli

forti non ve ne sono tuttavia le corazze

parrebbero d’ottima lega

ma non bisogna credere che l’ermeneutica

sia deformazione è un controsenso

dato che l’opera non è forma ma tensione

si dice l’interpretazione è tanto più autentica quanto

più evita di consegnarsi alla distorsione

chiede perché l’opera deva diventare parte

del nostro presente

non saprei ma sia chiaro fin d’ora

che lo sconfinato amore per la lingua

rivendico il diritto d’affermare

in piena scienza e coscienza

è il primo movimento di un percorso

florebat olim

a raggiera

in mille direzioni

che ne sarà del ciliegio?

 

(Dalla raccolta inedita Da caccia, da séguita e da ferma. Distassie del melo e della folgore)



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