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Per l’Unione Europea si apre una nuova stagione di lotta al traffico di droga

Creato il 20 maggio 2013 da Ilnazionale @ilNazionale

Traffico stupefacenti 120 MAGGIO – L’Europol calcola, in uno studio dal titolo Serious and Organized Crime Threat Assistment, che su tutto il territorio UE operino circa 3.600 organizzazioni criminali attive primariamente nel traffico internazionale di stupefacenti. Questa resta infatti l’attività più remunerativa, che supera sia lo sfruttamento della prostituzione che la sapiente orchestrazione delle truffe internazionali. Entrando nel dettaglio, sono più di un centinaio le tonnellate di cocaina fatte entrare nell’Unione, ampiamente superate però dalle oltre mille tonnellate di hashish e erba smerciate ogni anno nei 27 Paesi membri.

Trattandosi di un mercato in continua espansione, seppur illegale, quello degli stupefacenti porta numerose bande extra-comunitarie ad installarsi in UE, a partire soprattutto dai Paesi sud-americani. Il fine è quello di massimizzare i profitti in tempi rapidi, operando verso i mercati internazionali dello spaccio. Il rapporto dell’Europol sottolinea anche come il vecchio continente si renda spesso meta ambita da chi vuole delinquere confondendosi tra la gente comune, essendo quasi certo di sfuggire ad ogni possibile identificazione. Paolo Sartori, che dirige la sezione operativa della Criminalpol per l’Europa orientale e sud orientale, ha recentemente sottolineato l’importanza del fenomeno mafioso in quest’ambito. “Le organizzazioni mafiose italiane sono tutte presenti” ha sostenuto durante il programma radio Passaggio a Sud-Est. “In particolar modo sono presenti i clan della camorra e le organizzazioni criminali siciliane, Cosa nostra e La ‘ndrangheta nello specifico (…) Per il resto vi sono organizzazioni criminali originarie del sud est dell’Europa che ormai hanno esteso il loro raggio d’azione a livello internazionale e anche il territorio italiano non ne è esente”. Tuttavia queste ultime non possono essere assimilate alla mafia italiana, ha precisato ulteriormente Sartori. In effetti, non esercitano sul territorio un controllo stringente come quello delle mafie nostrane e presentano una struttura che meglio si adatta a spostarsi sui mercati internazionali, perché più leggera.

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Fatto sta che sul territorio dell’Unione Europea, ogni anno, circa 3000 persone contraggono il virus dell’HIV a causa dell’uso di sostanze stupefacenti, 2100 muoiono per aver sviluppato l’AIDS e sono ben 8500 i decessi dovuti a overdose. La relazione dell’Europol si conclude evidenziando scenari tutt’altro che positivi, derivanti dalle prossime mosse dell’UE in tema di stupefacenti: “Un controllo crescente e una legislazione più severa da parte degli Stati Membri potrebbe causare la diversificazione della distribuzione delle vie della droga e la rilocalizzazione dei siti di produzione degli stupefacenti sintetici”. Quasi a dire che, per quanto si combatta il fenomeno, questo difficilmente potrà essere sconfitto. Servono una profonda riforma del sistema educativo, che porti tutti a conoscere, fin da giovanissimi, gli effetti devastanti dell’utilizzo di droghe, e poi una politica di controlli e lotta allo spaccio più rigorosa. Solo così si potranno davvero mettere i bastoni tra le ruote ai “signori della droga”, che finora si sono avvalsi delle larghe maglie della libera circolazione in ambito UE per smerciare il loro prodotto.

Lo studio dell’Europol si conclude con un’interessante dato: “L’Africa occidentale, settentrionale e orientale sembra stia divenendo assai attrattiva per quanto riguarda la produzione di sostanze, grazie al miglioramento delle reti di trasporto con i mercati europei, nuove opportunità e lavoro a buon mercato”. Uno scenario nuovo, anche se prevedibile, che lascia intravedere un nuovo periodo di lotta al traffico di stupefacenti su ampia scala, in un tempo in cui, nonostante la crisi economica, le vie della droga non cessano di moltiplicarsi.

Silvia Dal Maso

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