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Per una maggiore integrazione tra scienza e politica

Creato il 10 dicembre 2013 da Libera E Forte @liberaeforte

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Il giorno 10 dicembre nella sala Koch del Senato ha avuto luogo l’Incontro su scienza, innovazione e salute promosso dalla commissione Sanità del Senato. Il tema principale dell’avvenimento, a cui ne faranno seguito altri nei prossimi mesi, ha riguardato l’analisi del rapporto tra scienza e politica e la necessità di stabilire una connessione più solida tra queste due realtà in Italia ancora troppo distanti. Per dirla con le parole di Armando Massarenti, intervenuto come moderatore, “la scienza e la politica non sono e non devono essere due mondi estranei”.

Una premessa evidenziata da molti degli intervenuti: con il termine “scienza” non si intende un tipo di conoscenza contrapposto a quella umanistica. Entrambe le discipline fanno parte di un sapere organico e, come ha fatto notare l’esperta di teorie della conoscenza Nicla Vassallo, docente all’Università degli Studi di Genova, sono permeate l’una con l’altra.

Numerosi gli interventi, dal presidente del Senato Pietro Grasso al presidente della Commissione europea Barroso, che ha inviato un discorso registrato, a Napolitano e molte personalità del mondo accademico. Il presidente della Commissione Igiene e sanità Emilia Grazia De Biasi ha sottolineato la difficoltà in Italia di assegnare alla cultura scientifica il giusto valore, di investire nella ricerca e di dare adeguate opporunità ai giovani.

A questo proposito, Elisabetta Dejana dell’Università degli Studi di Milano ha indicato che, sebbene sia dimostrato che investire nella ricerca scientifica comporta un ritorno economico, l’Italia impegna in questo settore circa il 50% in meno della media europea. La spesa da parte dello Stato per formare i giovani spesso è a fondo perduto a causa della mancanza di lavoro in Italia e della conseguente emigrazione all’estero: un ricercatore guadagna circa la metà di quello che guadagnerebbe negli Stati Uniti. In questo modo, ha affermato Dejana, perdiamo l’apporto culturale, il ritorno economico e la possibilità di accedere ai finanziamenti comunitari, senza contare che così si favorisce lo sviluppo di altri Paesi mentre noi restiamo indietro.

Napolitano ha sottolineato la necessità di creare un ponte di collegamento tra la ricerca e i rappresentanti della cittadinanza “al riparo dalle polemiche politiche e dannatamente elettorali” che percorrono la scena attuale. Il presidente della Repubblica si è detto inoltre sorpreso dal gap tra la scarsezza dei mezzi a disposizione e la qualità delle risorse umane. Sostenendo l’importanza di tenere d’occhio il quadro europeo, Napolitano ha ripreso le parole dell’intervento di Barroso che ha ricordato l’ingente somma di risorse che verranno stanziate dall’Unione nei prossimi sette anni (clicca qui per leggere l’articolo di Liberaeforte).

Il filosofo della scienza Giulio Giorello, parlando sul tema “scienza e libertà”, ha lamentato la scarsa libertà della ricerca in Italia. “Il genio – ha detto Giorello – non basta da solo perché fiorisca una cultura scientifica adeguata e diffusa”, ma c’è bisogno di strutture che invece di soffocarla la alimentino: la crescita della conoscenza e l’aumento delle libertà avanzano insieme. Un liberalismo che non tiene conto dei risultati della ricerca tecnico-scientifica resta un liberalismo “monco, sterile e impotente”, e questo perché non solo il mondo scientifico ma la stessa società civile trovano nella libertà non un mero valore ma la condizione della loro esistenza.

Marco Cecchini


Archiviato in:Cultura, Politica, Salute, Scienza, Unione Europea Tagged: Barroso, cultura, napolitano, ricerca scientifica, senato

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