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Per una nuova democrazia (parte seconda)

Creato il 11 ottobre 2013 da Lundici @lundici_it

Nell’aurora, a volte opaca, della nuova politica mondiale occidentale (siamo pur sempre agli inizi del secolo anche se, a volte, non ce ne accorgiamo!), le prime forme di democrazia diretta (democrazia dal basso, forza bottom up) sono di certo correggibili, migliorabili, ma non ancora allo stato larvale. Ve ne sono in Germania (Piratenpartei, in forte ribasso tuttavia); esistono, ormai strutturate (referendum propositivi), in Svizzera; in tralice, arrancanti e interrotte lo sono in Spagna (Indignados) e in America (OWS, Occupy Wall Street); eppur, quindi, qualcosa si muove.

In Italia, lo sforzo del Movimento Cinque Stelle è di porre sunnominate forme al centro del quadro, attraverso la sua presenza nelle Istituzioni e le attività sul territorio.

In questi mesi, da marzo (quando si è insediato il Parlamento con la nuova legislatura) fino ad oggi, il movimento politico penta stellato è stato dipinto dagli organi d’informazione in una maniera parziale se non, spesse e odiose volte, scorretta. L’attacco unilaterale, a reti, penne e colli unificati dell’informazione mainstream, è un dato di fatto piuttosto incontrovertibile, anche dalla ratio dei più lontani dal mondo cinquestellino.

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L’attenzione è stata incentrata sulla diaria e sulla restituzione dei soldi tant’è che, come luogo comune politico-televisivo, si sente cantilenare l’ormai tipico rimbrotto denigratorio: “Questi pensano solo agli scontrini”, un mantra famoso forse quanto il “Ce l’ho duro” bossiano, il “Ghe pensi mi” berlusconiano e “i nani e ballerine” di Rino Formica.

Pochi hanno invece posato gli occhi sulla pancia del Movimento che, non senza fatica e con qualche stortura di troppo, sta cercando di imporre il proprio specifico: l’affermazione della democrazia dal basso.

Certamente, qualcuno potrebbe rispondere che non è interessante l’esercizio di conoscere l’obiettivo del Cinque Stelle. Sacrosanto. Ma chi vuole comprendere la società italiana degli inizi del secolo, chi desidera avere un approccio scientifico alla politica, chi non rinuncia ad approfondire cosa realmente è l’Italia nel 2013, culturalmente, oggi, non può ignorare il MoVimento Cinque Stelle; così come non poteva essere ignorato il socialismo o il luddismo nell’Ottocento o il berlusconismo dei nostri ultimi disgraziati anni.

Molti movimenti culturali, politici, artistici, “di costume”, saranno grevi o grezzi per le alte menti del Radical Chic World italico, ma tant’è, senza di essi, non si può capire il Paese. Il Radical Chic World, di per sé ontologicamente miope, se ne faccia una ragione!

Soltanto la scorsa settimana, la piattaforma online, che avrebbe dovuto essere il tramite degli attivisti e/o cittadini con i parlamentari Cinque Stelle, ha perso la sua priorità con una decisione calata dall’alto che ha lasciato atterriti gli animi e i cuori ma, soprattutto, le menti sgomente. Il 3 ottobre, tramite questo post, Grillo e Casaleggio hanno rinviato per l’ennesima volta l’avvento della piattaforma della Rete che dovrebbe permettere il movimento inverso: le proposte dei cittadini verso i portavoce. Questo è stato un errore da parte dei due, ma in pochi se ne sono accorti perché più attenti a denigrare Crimi e le sue scempiaggini scatologiche su Silvio Re.

Alla luce dei vari scandali illusionistici e alimentati dalle TV e i giornali – da ultimo, quello sul reato di clandestinità -, degli innumerevoli tentativi di renderlo meno credibile, della voglia dei più furbi (come molti parlamentari del PD) tesa all’implosione dei

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Cinque Stelle e delle imperfezioni, queste reali, del Movimento, si tenga presente che il medesimo non è un partito, ma una porzione numerosa di cittadini; ossia non v’è una linea di partito su tutto (e questo è un valore aggiunto), ma non è non da dimenticare che i punti del programma non potevano che vertere sulle emergenze economiche (Equitalia, pmi, ecc.) oltre che sulle radici del movimento (soldi della casta politica, pensioni, reddito minimo ecc.), quindi è chiaro che temi quali immigrazione o, ad esempio, eutanasia non sono stati trattati.

Il punto, qui, è un altro: sul reato di clandestinità, se vi fosse stata questa piattaforma online (che non ci sarà a breve), si sarebbe interpellata la Rete che avrebbe espresso il suo parere; gli scontri, in questo eterogeneo mondo di cittadini, spalmati nell’immaterialità d Internet, ci sarebbero anche se parlassimo di aborto, droghe leggere, prostituzione ecc..

L’approdo è arrivare ad avere una Rete consapevole e operativa,  in grado di decidere. Fino ad allora, senza di essa, si avranno continue spaccature, senza necessariamente, però, tornare indietro, ripiegando nella democrazia rappresentativa che, nel mondo globale dominato da strutture tecno-burocratiche (Commissione Europea, BCE),  sovrastrutture transnazionali (Fmi, Banca mondiale, Organizzazione mondiale del commercio) ed entità a-nazionali (banche, fondi d’investimento, multinazionali ecc.), è diventata a salve, inefficiente, inefficace (anche quando animata dalle migliori intenzioni), e, nel peggiore dei casi, supina e complice (ci si chieda per quale motivo molti ex primi ministri lavorano come lobbisti per grandi società internazionali).

Dunque, per ora, la piattaforma che avrebbe dovuto permettere un confronto diretto e immediato dal territorio con le Istituzioni (i portavoce a Cinque Stelle) è stata accantonata.

Ma ciò non vuol dire che il Movimento abbia perso il suo specifico, o quanto meno che provi a renderlo in concreto.

Ad ora, la forma più tattile di democrazia diretta è testimoniata dalla formazione dei tavoli di lavoro che, seppure strumento perfettibile, costituiscono un unicum nel panorama dell’impegno civico, in politica, del nostro Paese.

I tavoli di lavoro, nati all’interno dei meetup d’Italia, si stanno sviluppando per permettere ai cittadini di dare il loro contributo civico volto al miglioramento della comunità in cui essi vivono. Dai tavoli possono essere avanzate proposte atte a regolare o migliorare determinati aspetti della vita di una comunità (di ambito cittadino o di interesse nazionale) oppure denunce di quadri normativi o di vita reale che presentino particolari criticità.

Le idee, le proposte, le denunce possono essere suggerite da chiunque aderisca al progetto del Movimento Cinque Stelle, da semplici cittadini o da associazioni (o altri movimenti) di cittadini che già operano sul territorio e che hanno a cuore peculiari problemi della così detta “società civile”.

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Riunirsi in un luogo, previo avviso pubblico sul sito dei meetup del territorio (è sufficiente cercare in Rete “MU” e aggiungere il nome della città, Firenze, Torino ecc.), costituisce il senso dei tavoli di lavoro o, per meglio dire, della democrazia dal basso. Il cittadino smette di essere attivo esclusivamente al momento del voto, nel silenzio della cabina elettorale, e si fa voce, lavorando a proposte concrete che possono tramutarsi in vere e proprie p.d.l. (proposte di legge) o interrogazioni parlamentari, esposti o denunce nelle sedi competenti di giustizia e iniziative civiche quali, ad esempio, la pulizia di un parco o l’organizzazione di una manifestazione.

Per quanto riguarda il caso di una proposta normativa, dopo essere dibattuta dai cittadini durante gli incontri organizzati dai tavoli, questa sarà indirizzata, con l’auspicio che diventi un provvedimento da attuare, ai portavoce del Movimento 5Stelle in Parlamento (deputati o senatori). In seguito, i portavoce, in virtù del loro ruolo, penseranno a difendere e a sostenere la volontà dei cittadini nelle Istituzioni seguendo l’iter parlamentare delle eventuali p.d.l. o atti di sindacato ispettivo.

Nei meetup, i tavoli di lavoro sono nati, in maniera strutturata, dopo le elezioni politiche e regionali del 2013. I cittadini si sono “iscritti” nei vari tavoli secondo i propri interessi, le proprie competenze o il tempo a disposizione.

Come lavora un tavolo?

Prendendo ad esempio, la genesi della proposta di legge, che chiameremo, per sintesi, sull’omicidio stradale, proviamo a spiegare, in breve, i vari passaggi che hanno visto come “prodotto finale”, le proposte di modifica a determinati articoli del Codice penale, del

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Codice di procedura penale e del Codice della strada: una vera e propria p.d.l. (proposta di legge) da presentare alla Camera dei Deputati.

L’iniziativa è stata portata avanti da due tavoli di lavoro del M5S di Latina, i tavoli “Legalità” e “Mobilità”, con il supporto dell’”Associazione europea vittime della strada”, un’associazione civile che, da anni, si occupa di temi inerenti alle norme in materia di incidenti stradali, offrendo, inoltre, sostegno legale alle famiglie colpite da una disgrazia provocata da un incidente stradale.

Gli incontri si sono svolti, secondo tradizione dei meetup e del M5S, nell’abitazione privata (in questo caso nel ristorante) di uno dei cittadini partecipante al tavolo Mobilità, il quale sentiva l’esigenza di offrire il proprio contributo al raggiungimento di un risultato: dare attuazione ad una legge che tuteli meglio le vittime e che migliori, soprattutto, la prevenzione delle problematiche stradali, tramite la deterrenza della legge. In seguito a tale esigenza, i referenti dei tavoli Legalità e Mobilità (semplici organizzatori) hanno indetto il primo incontro (meetup) per discutere di questi determinati temi.

In questo specifico caso, la proposta di legge per modificare alcuni articoli dei codici e inserire una nuova fattispecie di reato, l’omicidio stradale, è nata sulla base dell’esperienza della sunnominata associazione civile che ha dato l’abbrivio allo scambio dialettico avvenuto durante gli incontri organizzati, al fine di raggiungere la versione definitiva da presentare a Montecitorio. Il lavoro è durato un mese, si è svolto in quattro incontri vis-à-vis e mediante uno scambio, per via telematica, di proposte e idee volte a migliorare l’impianto di base dell’articolato proposto dall’Associazione.

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Nel primo incontro pubblico, un avvocato, iscritto  al’”Associazione europea vittime della strada”, ha esposto agli altri cittadini i motivi e le particolarità degli “emendamenti” proposti. Si è sottolineato come fosse necessario restituire ai familiari delle vittime della strada il senso della parola giustizia, troppo spesso negata da un sistema giuridico, al momento, sbilanciato in favore dei colpevoli di incidenti mortali causati dall’assunzione, cosciente, di alcol e sostanze psicotrope. L’obiettivo delle modifiche, infatti, è quello di colmare una lacuna normativa che, allo stato attuale, non prevede la possibilità di equiparare la volontà colposa in dolo eventuale, quindi l’introduzione del reato di omicidio stradale con previsione di pena fino a 21 anni di carcere. Tali proposte hanno lo scopo di creare una forma di deterrenza al fine di ridurre, drasticamente, il numero di vittime che, ad oggi, si attestano intorno alle 4.500 l’anno e che, in nessun modo, devono essere intese come “desiderio” di vendetta dei famigliari delle vittime della strada.

A questo punto i partecipanti al t.d.l. hanno dato luogo ad un vivo dibattito/confronto in modo da trovare sia eventuali criticità nelle modifiche proposte, sia possibili input correttivi.

Dai vari interventi, è emerso quanto segue:

- il timore che queste nuove norme possano colpire casi particolari come, ad esempio, persone che assumono medicinali per patologie specifiche;

- la volontà di puntare sulla pena sia come punizione ma, allo stesso tempo, rieducazione;

-  la necessità di creare la giusta informazione preventiva e la consapevolezza che “mettersi alla guida in stato confusionale” equivale ad avere un’arma carica pronta a sparare senza alcun controllo;

- la possibilità di agire anche con sanzioni di tipo amministrativo (es. revoca permanente della patente, lavori socialmente utili, ecc..) e/o aggravanti nel caso di recidività o superamento dei limiti stradali;

- l’esigenza di eliminare, per questo tipo di reato, la prescrizione e inibire la possibilità di patteggiamento (spesso causa di una “non” condanna);

- l’eventualità di coinvolgere nel procedimento penale anche gli eventuali trasportati dal colpevole (in qualità di complici passivi) per indurre una maggiore sensibilizzazione al rispetto delle regole.

Dunque, dopo i primi due incontri, sono stati focalizzati i punti di discussione più dibattuti:

- inasprimento delle pene accessorie;

- sospensione della prescrizione;

- sanzioni amministrative nei casi di recidività dei casi meno eclatanti;

- introduzione del reato di concorso in omicidio stradale;

- aggravante dettata anche dal solo comportamento doloso rispetto alla violazione dei limiti di velocità;

- determinazione di un valore alcolemico congruo per i casi ritenuti “eclatanti”;

- costituzione di un osservatorio statistico per gli incidenti stradali.

In seguito, in un ulteriore incontro, ci si è soffermati su alcune problematiche che riguardano l’opportunità di introdurre la nuova fattispecie di reato “omicidio stradale”, sulle pene accessorie, sui criteri di proporzionalità, sulla certezza del giudizio e altri aspetti preminentemente tecnici.

Durante il mese di incontri, per consentire un proseguo più snello e veloce dei lavori, si è deciso di creare un gruppo di lavoro tra gli

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avvocati del tavolo, cittadini che spontaneamente hanno partecipato perché interessati all’argomento. Il gruppo più “tecnico” ha lavorato per via telematica e ogni nuova proposta è stata valutata nei successivi incontri vis-à-vis.

Non tutte le proposte, su menzionate, sono state accolte e là dove non si è raggiunta l’unanimità, si è proceduto a maggioranza. L’intero percorso di un mese ha permesso a tutti di partecipare attivamente e di informarsi in un ambito che per molti presenti era sconosciuto, anche attraverso l’esperienza diretta portata da famigliari coinvolti in tragedie stradali.

Ad ora, la p.d.l. nata dai tavoli di lavoro si trova all’ufficio dei testi normativi della Camera ed è in attesa di essere depositata definitivamente.

Non sarà discussa, questo è certo. Sfortunatamente, il Movimento è una forza di opposizione e non può dare la priorità alle sue proposte, ma, quello ivi descritto, è l’esempio più vicino a quello che si intende per democrazia dal basso e diretta.

Là dove il Movimento Cinque Stelle imploderà o scoppierà, o sarà travolto dal compatto crinale del pensiero unico vigente in Italia, il tema della democrazia diretta rimarrà intenso e vitale, unico baluardo in un mondo senza alcuna sovranità democratica di fatto.

*Questo articolo (che si collega alla sua prima parte) è in accordo con la mia correttezza: sono un attivista del Movimento Cinque Stelle, e tutto quello che è stato scritto non potrà che essere tarato senza prescindere da questa confessione. Ad ogni modo la volontà di essere laici nel discorrere di Movimento, Grillo e annessi è (o almeno ve ne era la volontà) rispettata da chi scrive, sperando di conservare quel minimo di onestà intellettuale che, a torto o a ragione, credo fortemente e umilmente di possedere.

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