Magazine Solidarietà

Perché la Bosnia

Creato il 12 agosto 2010 da Demopazzia

 

Perché la Bosnia Se non è facile far capire ai miei amici perché per il secondo anno consecutivo sono andato a passare le mie vacanze in Bosnia è ancora più difficile farlo capire ai ragazzi che in Bosnia ci stanno e ci vedono arrivare tutti gli anni ma che raramente te lo chiedono, riservati come sono. Quest’anno poche ore prima di partire durante un pranzo a base di pasta cui avevamo invitato due ragazzi di Zavidovici quella domanda è uscita fuori. “Perché voi italiani venite qua in Bosnia?” Dietro a quelle poche parole ce ne stanno tante altre. Con “voi italiani” voleva intendere voi che avete tutto e potreste andare ovunque volete. Con “qua in Bosnia” voleva intendere in questo posto, dove non c’è niente da vedere o da fare e da dove chiunque può se ne va o se ne è già andato. Chi me lo chiedeva vive la maggior parte dell’anno negli Stati Uniti e torna nella sua città a passare le vacanze, trovare i vecchi amici, e partecipare agli stessi centri estivi cui partecipiamo noi. “Bella domanda” ha detto Francesca ridendo. Nessuno sapeva bene cosa rispondere. Non è facile spiegare che ci vai perché per alcuni aspetti preferisci la Bosnia all’Italia visto che forse sono proprio quegli aspetti che spingono chi ci vive ad andarsene. Non è facile spiegare perché si va a fare volontariato in un determinato luogo senza porsi un gradino sopra chi in qualche modo quel volontariato lo riceve. Per quanto mi riguarda è stato il caso che mi ha portato nel cuore della Bosnia lo scorso anno. Elena mi propose due settimane in un progetto di cooperazione internazionale in Bosnia ed io accettai senza nemmeno sapere che cosa sarei andato a fare. Solo un paio di settimane prima di partire venni a sapere che si trattava di fare animazione nei centri estivi in una piccola città della Bosnia centrale e nello stesso momento conobbi il motivo per cui quel progetto si svolgeva esattamente in quella città. Ci sono tornato perché in quelle due settimane si sono stabilite delle relazioni. Tra me e gli altri fiorentini con cui ci sono andato. Tra me e i ragazzi di alba da cui nasce il progetto. Tra me e gli animatori bosniaci. Tra me e i ragazzini con cui mi diverto a fare il bambino. Tra me e la città di Zavidovici, il treno abbandonato sulla ferrovia, il cevapi, il Krivaja, la Bosna e il Gostovici, il Bosnian way of life, l’accoglienza delle persone della città. Tra me e la Bosnia di cui sapevo poco e niente finché non sono tornato ed ho cominciato a scoprirla. Relazioni cosi intense che in questi giorni camminando per le stradine della città avevo la netta sensazione di essere a casa. Come se quelle due settimane fossero la normale continuazione della mia vita quotidiana, come se non ci volessero quindici ore di macchina, come se non parlassimo una lingua completamente diversa. Si tratta di relazioni dunque. Lo stesso progetto è il frutto di relazioni personali nate durante la guerra ma che sono durate e si sono trasformate negli anni. Solo col passare del tempo ho scoperto tutti gli anelli della catena che ha fatto in modo che io mi trovassi a Zavidovici. Oggi sarebbe stupido e anche presuntuoso pensare di andare là credendo di salvare qualcuno o di cambiargli la vita. Se quelle due settimane cambiano la vita a qualcuno la cambiano a chi ci va e torna a casa diverso da come era partito.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Dossier Paperblog

Magazines