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Perchè laurearsi in tempo di crisi?

Creato il 05 giugno 2012 da Mutuonews

Perchè laurearsi in tempo di crisi?AlmaLaurea, istituzione che da sempre si occupa di fornire supporto a laureandi e laureati italiani, ha recentemente redatto un rapporto allarmante circa la scelta dei giovani di proseguire gli studi. Secondo quanto si evidenzia con tale analisi, è emerso che nel 2010, anno in cui già si facevano sentire gli effetti deterioranti della crisi economica, ha subito forti fluttuazioni il numero di studenti che accetterebbero di proseguire gli studi dopo la scuola secondaria, scelta poco saggia considerando il triste destino dei laureati.

L’indagine, presentata presso il Centro Congressi dell’Università Federico II di Napoli, parla anche di segnali incoraggianti riguardanti la qualità degli insegnamenti universitari, focalizzando l’attenzione anche sull’aumento del numero di studenti che effettuano studi regolari. Il numero di fuori corso, seppur ancora elevato, interessa soprattutto gli studenti lavorati, in qualche modo leggittimati a “prendersela con comodo”. E’ cresciuto inoltre il numero di studenti frequentanti e quello di coloro che accettano di cogliere l’occasione dell’esperienza universitaria per tastare il terreno estero, attraverso stage, tirocini e studio fuori nazione.

L’età della laurea scende, pur restando elevata e rivelando quindi problemi per quanto riguarda sia l’orientamento rispetto alla scelta dei corsi che il difficile equilibrio tra Università e lavoro. Il flusso migratorio interno alla nazione riguarda, invece, sopprattutto gli studenti meridionali. Circa il 40% di loro si spinge verso il nord, anche per anticiparsi sugli spostamenti a cui sarà costretto per trovare lavoro, infatti anche un quinto di coloro che si sono laureati nelle università del Sud saranno costretti a seguire tale flusso post-laurea.

D’altro canto è quasi raddoppiata, nello stesso periodo, la percentuale di studenti che conclude gli studi secondari, passata dal 40 al 73%. Resta il fatto che mentre nel 2003 il 72,6% dei diplomati si iscriveva all’Università, nel 2009 si è scesi al 63,3.

Tale riduzione può essere dovuta in parte alla minore disponibilità economica delle famiglie ed in larga parte al peggioramento delle opportunità di lavoro dopo la laurea. Anche l’elevatissima percentuale di laureati che si iscrivono alla specialistica, oltre il 60%, è sintomo della difficoltà di inserimento rapido e soddisfacente nel mondo del lavoro.

Per potersi solo lontanamente avvicinare alla media europea di giovani laureati, pari al 40% (in Italia ferma al 20%) resta essenziale il sostegno economico agli studi, accompagnato da un solido servizio di orientamento ed ovviamente investire nei giovani talenti.


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