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Perle ai porci

Creato il 20 gennaio 2011 da Unnemicoalgiorno

Con un’insistenza del tutto sproporzionata all’oggetto della richiesta ma nondimeno lusinghiera, in molti mi stanno sollecitando a riprendere a scrivere e a dare ai miei post un ritmo un po’ più vivace dell’elefentiaca bimestralità con cui espettoro le mie assortite invettive. Ha cominciato l’amico del liceo, lettore della prima ora, ha proseguito il fidanzato, che l’amore rende forse più incline a ravvisare il genio nei miei scritti schizofrenici, si è scomodato addirittura il cugino preferito, azzardando tuttavia un suggerimento (“Perché non tratti argomenti positivi, una volta tanto?”) per me impossibile da accogliere, mi ha martellato Sarinski, detentrice di uno dei pochi blog che invito chiunque a eleggere a propria bibbia. Per finire, giusto ieri sera una persona appena conosciuta, ma che aveva già familiarità con questo umile ricettacolo di cattivi sentimenti, mi ha invitato ad aggiornare dopo non più di cinque minuti da quando ci eravamo stretti la mano. Che dire? Al colmo dello stupore, non posso che accontentarvi (e la lista appena stilata si interpreti come un sincero ringraziamento per tutti gli apprezzamenti gentili e immeritati che mi avete rivolto e per i Sunshine Award che alcuni di voi mi hanno conferito).
E ora compatitemi con tutte le vostre forze, perché da qualche giorno sto vivendo un dramma: quest’oggi, infatti, mi sono decisa a parlarvi di un amore che si trasforma in odio (e qui invito il fidanzato a non allarmarsi prematuramente), di tanti sacrifici ripagati con l’indifferenza, di un vulnus mortale inferto al mio orgoglio – o, se volete, di un capriccio infantile che alla mia veneranda età, che mi rifiuto di rivelare, dovrebbe appartenere ai ricordi di (almeno) due lustri fa. Quest’oggi vi parlerò di come la mia band preferita è diventata la mia ex band preferita. Senza ironie, senza sarcasmi, bensì mettendo in fila, con la fortissima parzialità che vi deve subito essere nota in quanto ha l’unico scopo di indirizzare la polarità dei commenti, una serie di eventi e circostanze.

Les Misérables

Il primo set di elementi che porterò a sostegno della mia tesi riguarda quello che negli anni, umilmente e senza conoscere imbarazzo, ho fatto per (e badate bene che la preposizione introduce un complemento di vantaggio) questo gruppo; ovvero, nell’ordine:
- sottopormi, prima dei concerti, a settimane e settimane di regime ipocalorico, una serie di lampade così numerose e così ravvicinate da far invidia a Donatella Versace e rendere il mio paffuto e rubicondo visino pericolosamente simile a una mela raggrinzita ed estenuanti e perlopiù infruttuose sessioni di shopping preparatorio, il tutto per un più che nobile scopo: far sì che avessero una, almeno una fan presentabile in prima fila e non fossero costretti a istituire imbarazzanti e sospirosi confronti tra il pubblico femminile che potevano vantare venti anni fa e quello che è toccato loro in sorte nel 2010.
- avanzare numerose e prepotenti istanze a un promoter di Bologna affinché organizzasse date in terra felsinea (senza darmi il minimo pensiero della facile possibilità che l’affluenza di pubblico fosse minima per non dire nulla, cosa che si è puntualmente verificata).
- (a causa di quest’ultima provo profonda vergogna, ma ormai ho deciso di parlare) tentare l’ardita impresa di farli suonare in Italia con il patrocinio dell’Istituto di Cultura Germanica, utilizzando con spregiudicatezza il debole appiglio della rock opera che hanno recentemente pubblicato e che si basa su “I masnadieri” di Schiller. L’offensiva per far breccia nel cuore della gelida e compassata direttrice dell’Istituto si è articolata in più fasi: innanzitutto ho sondato il terreno via e-mail, elogiando con la più calda ammirazione quella che anche allora non potevo che considerare una rock opera di poche pretese e gettando l’esca del “sarebbe un modo simpatico per studiare Schiller”. Ricevuta una risposta cortese e interessata, senza alcun senso del pudore mi sono presentata all’ufficio della malcapitata e le ho lasciato copia del terribile dvd tratto da uno degli spettacoli allestiti in Germania, che io stessa e tutto il mio affetto non siamo mai riusciti a finire di guardare. Non contenta e ormai priva di qualunque dignità, l’ho incontrata una terza volta e di fronte alle sue sensatissime obiezioni riguardanti la logistica, i costi e in ultima analisi l’effettiva utilità di una simile manovra mi sono praticamente ridotta alle suppliche, per farmi mettere alla porta con visibile disagio e un garbato “mi farò viva io”. Inutile aggiungere che sto attendendo da anni l’e-mail con la sua decisione definitiva.
Di fronte di queste prove di coraggio e abnegazione, che presso qualsiasi altra band mi renderebbero degna della palma di sostenitrice più accanita, gli oggetti della mia più pura, fervente e religiosa passione hanno reagito escludendomi dalla cerchia dei fan che hanno avuto l’onore di ricevere il loro disco in anteprima. Aggiungerò che il disco esce domani, il giorno del mio compleanno, circostanza a loro nota e che tuttavia non ha fatto balenare in nessuna delle loro cinque testoline l’idea che spedirmelo come regalo sarebbe stato un gesto cortese.
In un momento della vita in cui le certezze di solito si consolidano, io ne perdo una dietro l’altra e quello del gruppo del cuore è senz’altro il crollo per me più doloroso – destinato, dunque, a generare più odio. Poiché però sto invecchiando, ho saggiamente deciso di accantonare qualunque proposito di vendetta (salvo il boicottaggio immediato e radicale di qualunque loro prodotto) e recriminazione (salvo togliere il saluto a tutti e cinque), tant’è che come vedete i miserabili non sono neanche stati nominati. Molto più maturo ricavare da questa luttuosa esperienza un post aggressivo-passivo per il mio blog aggressivo-passivo, nonché produrmi in capolavori grafici come quello che potete ammirare qui sopra, no?


Filed under: Musica, Nemici

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