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Phila: Nessun rimpianto

Creato il 19 giugno 2012 da Basketcaffe @basketcaffe

I Philadelphia 76ERS sono l’unica franchigia NBA ad esser gestita tramite un fondo di investimenti, e per utilizzare un termine strettamente finanziario si può dire che la stagione dei Sixers si è conclusa con un saldo assolutamente positivo.

Allo start della regular season Sixers (e Pacers) hanno preso possesso delle zone alte di classifica della Eastern Conference lasciando tutti più o meno stupiti dei risultati eccellenti da parte di due squadre di buon talento non ancora del tutto espresso.
Per confermarsi però ai vertici mai come quest’anno la costanza di rendimento è stato un fattore determinante.
Costanza di risultati di cui sono stati protagonisti Chicago Bulls e San Antonio Spurs (entrambe però escluse dalla lotta per il titolo) ma non certo i Sixers, che sopratutto nelle ultime giornate ha rischiato di vedersi soffiare l’ultimo posto utile in favore dei Milwaukee Bucks.

Al primo turno dei playoffs Philly si è dovuta confrontare contro la migliore squadra ad est, i Chicago Bulls. Benchè i tori avessero un Rose sempre diviso tra campo ed infermeria nessuno si sarebbe mai aspettato un risultato così clamoroso come quello ottenuto dalla squadra di Doug Collins, che ha liquidato Chicago in 6 match.
Al di là della sfortuna dei Bulls che hanno perso in corsa di nuovo Rose e Joakim Noah, Phila ha raccolto a piene mani quanto seminato nel corso della due stagioni di Collins sulla panchina dei 76ers, esprimendo un gioco di squadra privo di veri trascinatori ma non per questo deficitario a livello di intensità e determinazione.

Nelle semifinali del “tabellone est” contro Philadelphia arrivano i Boston Celtics i quali avevano appena fermato la corsa degli Atlanta Hawks. Come nel turno precedente Philadelphia non gode certo dei favori del pronostico, e questo aiuta senz’altro la squadra della città dell’amore fraterno a giocare senza troppe pressioni, contro degli avversari esperti ma con un punto interrogativo molto grande riguardo la tenuta fisica.
E in questa serie Boston ha dovuto sudare le proverbiali sette camicie contro un avversario con la difesa ordinata e decisa a giocarsela fino all’ultimo.
E la mossa di Doug Collins di mostrare ai suoi la gara-6 delle semifinali del 1982 tra i Sixers di Julius Erving ed i Celtics di Larry Bird ha sortito l’effetto sperato: ripercorrere cioè la strada dei Sixers di Erving che trionfarono in gara-7 arrendendosi solo in finale contro i Los Angeles Lakers.

Per i giovani Sixers versione 2012 l’impresa è realizzata a metà, perchè alla fine l’ha spuntata Boston, ma Phila da qualunque lato la si guardi, non ha nessun rimpianto da muovere a se stessa.
Ci sono stati sicuramente aspetti positivi (come la crescita di Spencer Hawes e Jrue Holiday) e altri decisamente meno, come le performance non eccezionali di Andre Iguodala (proprio Iggy sarà come sempre al centro del mercato) e da parte del comparto guardie, apparso più volte decisamente sconclusionato e sprecone sopratutto nei momenti più importanti.

Ma per un gruppo giovane e con una guida societaria decisamente insolita, questa è stata una stagione a grandi livelli a cui però bisogna subito dare un seguito al fine di rimanere ancora a lungo nel club delle squadre che contano nella conference orientale.


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