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Piccole perle del nostro ambiente di vita (parte 2)

Creato il 08 marzo 2011 da Andreas
2) La biglietteria automatica della metropolitana torinese e tant’altro ... del traffico pubblico.
Piccole perle del nostro ambiente di vita (parte 2)
Capita più volte che un soggiorno in una città porta alla valutazione se esistono biglietti più convenienti di quelli di una corsa semplice, cioè quelli che di regola costano più di tutti. Proprio perché non si possa sfruttare uno particolare status da studente, pensionato, o almeno un abbonamento da residente, il biglietto urbano regolare è l’apice della non convenienza nel panorama delle tariffe del traffico pubblico. Ma infine, non è un dramma, non serve spesso. Quella volta invece, che si soggiorna più giorni, oppure si prevedono più viaggi nello stesso giorno, pure un turista (professionista) potrebbe aver voglia di valutare la convenienza di un biglietto giornaliero o cumulativo. Piccole perle del nostro ambiente di vita (parte 2)Con questa idea un povero utente si avvicina alla biglietteria automatica della Metropolitana Torinese, in giallo canarino con tanto di touchscreen (non ho fatto un indagine come fanno i ciechi a prendere un biglietto), che si trova in ognuno di queste stazioni modernissime, dove i treni vanno telecomandato senza macchinista. Il futuro, insomma, è arrivato. La scelta cade su biglietto urbano, o due tipi di biglietti settimanali diversi e basta. Allora, una veloce verifica sul prezzo del biglietto settimanale evidenzia che non è conveniente, e si vuole ritornare alla scelta obbligata del biglietto singolo urbano.Piccole perle del nostro ambiente di vita (parte 2)Ed ecco, la sorpresa. Non c’è alcun tasto per tornare indietro. Non c’è possibilità di interrompere il processo di selezione del biglietto settimanale: o paghi o niente. 9 Euro 20 per 5 viaggi in Metropolitana. No!Unica chance, cambiare biglietteria. E meno male che ne sono due per stazione. Dopo aver acquistato i biglietti singoli, l’altra macchina è ancora fermo sul pagamento del biglietto settimanale ….E’ un errore gravissimo: non si può non mettere il “bottone” d’uscita o di ritorno.A proposito delle persone non vedenti: ci sono dei passaggi più larghi per persone ipovedenti, contrassegnati con una grafica tanto curata. Sulla barriera in vetro è stato applicato un adesivo in grigio non troppo scuro con l’icona in bianco “riservato per ipovedenti”. Faccio solo una semplice domanda: se quasi una persona vedente non vede questo segno, come potrà vederlo una persona con problemi di vista? Ma in fondo la domanda dovrebbe essere ancora un’altra: perché mettere un passaggio dedicato, se andava bene chiunque passaggio della barriera per creare un percorso di parte … ???
Piccole perle del nostro ambiente di vita (parte 2)E’ stato finalmente allungato la linea, che ora arriva alla stazione di Lingotto. Con un po’ di confusione nel mezzo del cantiere, vengono un po’ la volta aggiornate i cartelli d’informazione per includere le nuove fermate della metropolitana. Un bel servizio: la linea tocca ben tre stazioni, Porta Susa, Porta Nuova e Linghotto. Per uno che viene da fuori quasi impossibile non incrociare i due mezzi di trasporto. Peccato però che non sono stati segnalati nei cartelli “nuovi di zecca”: Nella stessa metropolitana, la stazione di Porta Susa e Porta Nuova sono stati contrassegnati con un simbolo di stazione, mentre quello di Lingotto no. Chissà perché.
Piccole perle del nostro ambiente di vita (parte 2)Ma non è tutto: nella segnaletica esterna al treno nella stessa fermata non è nemmeno indicata Porta Susa, solo XVIII dicembre. Ma chi non lo sa che si tratta della piazza antistante, non scende. Si aspetta la fine del cantiere …
Piccole perle del nostro ambiente di vita (parte 2)Si ha la sensazione per questi piccoli dettagli che l’innovazione sia a volte solo monolaterale: con grande intuito viene costruita una metropolitana moderna che convince per la sua tecnologia. Al posto dei binari i treni vanno su gomma aumentando notevolmente il comfort e diminuzione del impatto di vibrazioni, i treni sono senza macchinista ad una frequenza dai 2 a 4 minuti. Tutti i marciapiedi sono delimitati da una parete vetrata che isola i binari togliendo qualsiasi rischio di caduta per qualsiasi tipo di persona. Inoltre, un efficace sistema di informazione multisensoriale indica agli utenti più diversi l’apertura e chiusura delle porte. Ma quando si tratta di segnaletica lasciata in mani alla creatività individuale, le informazioni non arrivano più coerentemente agli utenti. Perfino una stazione semplicissima come Porta Nuova, causa il cantiere, è un vero disastro per l’orientamento tra segnaletica digitale e cartelli scritte a mano, che indicano esattamente il contrario e l’unica possibilità per prendere un treno è seguire la folla.C’è un altro elemento del traffico pubblico di Torino che si può facilmente trasformare in una trappola per l’ignorante viaggiatore. La denominazione delle fermate. Ora, il nome della fermata spesso è legato allo stesso luogo dove è situato, e questo certamente non è una particolarità di Torino. Pertanto le fermate della metropolitana prendono il loro nome per la maggior parte dalle “traverse” del corso Francia sotto il quale percorre una buona parte del suo tragitto sotterraneo. Quindi, per dare un esempio, Racconigi si riferisce all’incrocio con il Corso Racconigi. Una logica condivisivibile. E’ anche vero che questa denominazione funge da punto di incrocio con altre linee metropolitane (se ci fossero, ma non ci sono a Torino), così come con altri mezzi, come tram e bus. In tutte le città visitate è così. Non a Torino. Piccole perle del nostro ambiente di vita (parte 2)Certo del mio operato un giorno mi sono avviato sul Corso Einaudi con la tram (il numero ho dimenticato) per raggiungere la fermata “Racconigi” per poi proseguire con la metropolitana. Che sorpresa alla fermata, che non c’erano indicazioni della Metropolitana. Ma poteva trattarsi solamente di un problema di distanza o di visuale in quanto era giorno di mercato. Girando girando infine mi sono avvicinato al giornalaio vicino chiedendo dove si trovasse la discesa per la metropolitana. Due occhi grandi mi guardavano dritto in faccia. “Metropolitana? Qui? Non c’è. Ma dove deve andare?” Allora ho spiegato che ero diretto a Corso Francia e su indicazione ho preso un autobus che andava in “quella direzione”. Un esperienza indimenticabile: a Torino le fermate possono avere lo stesso nome nonostante che siano distanti chilometri uno dall’altro. Perché? I corsi di Torino sono lunghi chilometri e chilometri e primo o poi te li trovi come “traversa”. Ma per un turista lo sdoppiamento delle fermate è poco apprezzabile.

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