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Pierre Carniti e "il cavaliere inesistente"

Da Brunougolini

L'annuncio di un "manifesto per la crescita" da parte della presidente della Confindustria Emma Marcegaglia è stato indicato anche come terreno di confronto con le altre parti sociali. È riapparsa così l'ipotesi di un "patto sociale". Tale ipotesi è già accompagnata, però, da dissensi sui possibili contenuti, ad esempio in tema di riforma delle pensioni. Anche se è bene chiarire che i vari punti del "Manifesto" non sono ancora stati messi nero su bianco. Chiediamo un parere comunque su un futuribile patto sociale a Pierre Carniti, per tanti anni segretario generale della Cisl e che ha vissuto a lungo in prima persona le vicende del mondo del lavoro, dai tempi dell'autunno caldo fino alle soglie degli anni 90. E che non si è certo dimesso dall'impegno sociale e dallo studio.
"Dico subito che al di là dei contenuti, ancora non del tutto espliciti, un patto sociale avrebbe bisogno dell'accordo di tre soggetti: i lavoratori, le imprese, il governo. Quest'ultimo appare invece come il titolo di un libro di Italo Calvino "Il cavaliere inesistente": era morto e continuava a combattere. E quindi non può essere coinvolto prima che la polizia funeraria abbia espletato i suoi compiti...".
Una presa di posizione ufficiale di due degli attori (sindacati e imprenditori) non potrebbe però incidere sulla ascesa di un "cavaliere esistente"?
"Mi pare francamente una  mossa non risolutiva, a parte una specie di paranoia già espressa in materia di pensioni. È stato, questo, un modo per strizzare l'occhio a coloro che pensano che il risanamento debba essere posto in carico a lavoratori e pensionati. Trattasi in realtà non di spesa pubblica bensì di spesa privata formata da salario differito. Il bilancio previdenziale è in equilibrio salvo alcuni fondi in passivo come quelli dell'Alitalia e dei dirigenti d'azienda. Se si deve intervenire s'intervenga su questi gruppi".
Quali sono le priorità sulle quali occorrerebbe far leva?
"Un debito pubblico che rischia di mandare a fondo noi e l'Europa, i salari per una ripresa della domanda interna, il lavoro nelle sue innumerevoli forme spesso precarie".
È apparso sulla rivista on line "Eguaglianza e Libertà" un suo articolo dove per il debito pubblico accenna a misure come una patrimoniale straordinaria, l'annullamento di spese per progetti megalomani, la vendita di una parte della Rai così come delle attività bancarie e commerciali delle poste nonché della gestione dell'alta velocità Fs, la cessione di beni demaniali...
"Aggiungerei, dato il nostro stato semi-fallimentare, la possibile rinuncia alle missioni all'estero. Per il rilancio dell'economia bisognerebbe poi rianimare la domanda interna. E siccome non si può chiedere alle imprese di aumentare i salari e data la congiuntura bisognerebbe adottare criteri di moderazione salariale, occorrerebbe utilizzare la leva fiscale. Sapendo però che non si possono mettere insieme le risorse fiscali per le imprese e le risorse fiscali per i lavoratori. O l'aumento dei salari, necessario per l'espansione delle domanda interna e quindi della crescita, è assicurato dalle stesse imprese, o deve essere assicurato dalla leva fiscale. Non esiste una terza via".
Quali altri interventi sono possibili in materia di lavoro?
"Comincerei col sopprimere quelle misure eccentriche, per non dire demenziali,  destinate a defiscalizzare le ore straordinarie. Le definisco eccentriche perché adottate in una fase in cui non c'è abbastanza lavoro per tutti. Sarebbe poi importante intervenire su quelle 38 forme di lavoro adottabili nel mercato del lavoro, con un vero e proprio record non riscontrabile in nessun altro paese europeo. Sarebbe meglio invece di insistere nella diffusione del precariato, ristrutturare meglio formule come quelle sperimentate nel nord Europa e basate sul Part time".
Potrebbero essere questi i capisaldi di un possibile condiviso manifesto per la crescita, premessa davvero, quando ci fosse il necessario terzo interlocutore, di un impegno comune?
"Ritorno a dire che non mi sembra possibile parlare oggi di patto sociale: occorre aspettare i necrofori del Cavaliere inesistente. E non serve raccontare la solita favola di Capuccetto Rosso: le pensioni da riformare, le troppe rigidità del mercato del lavoro...".

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