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Pink! Diana e Irene, un duo tutto rosa

Creato il 04 settembre 2012 da Scribacchina

Domanda da un milione di dollari: le Pink! ve le ricordate?
… Mi par d’udire un coro di
«no», soliti lettori.
Forse, allora, ricorderete la loro naturale evoluzione, i Plastico (cambiarono nome per non confondersi con l’omonima cantante americana), band che partorì l’album
Sensibile Al Tatto, dal quale fu estratto il singolo Tubo – questo sì l’avrete sentito, giovini miei (via, rispondete «sì» e fatemi felice: poco importa s’è una vergognosa menzogna).
A proposito dei Plastico: ricordo che, quando m’inviarono la cartella stampa, insieme al materiale promozionale e al ciddì v’era pure una
t-shirt bianca ben marchiata, sul fronte, colla scritta nera «Plastico – Sensibile al tatto».
Non la vedo da tempo, ma presumo sia ancora viva e stazioni in una delle pile di magliette del mio armadio.
Essendo taglia XXXXXXL (come spesso capita colle magliette-promo) e dunque poco
fashion, non varcò mai l’uscio di casa insieme alla sottoscritta. La sua fu una vita casalinga, fatta di giorni sereni e lunghi sonni.

Comunque.
Delle Pink! e dei Plastico, oggi, non v’è più traccia.

Di quelle due avventure è rimasta soltanto la cantante, tal Diana Tejera, oggi apprezzata cantautrice ed autrice. Lei, sì, sapete chi è, anche se non l’avete mai sentita nominare: la sua capace mano compositiva si ritrova nel brano E Fuori E’ Buio del Tiziano Ferro. Uno tra i tanti begli esempi di sue collaborazioni.

Diana Tejera - Pink! - Plastico

A maggio 1999, tuttavia, Diana era ancora una ragazzetta: la vedete qui sopra, a destra, nella foto malamente estratta dalla pagina di giornale sulla quale era impressa l’intervista; a sinistra, la giovine oggi.
Paion due diverse persone: l’una, androgina fanciulla; l’altra, donna fatta e finita. Diverse, eppure uguali: perché la piccola Diana le idee sul suo futuro le aveva già ben chiare, come noterete nell’intervista che le feci all’epoca e che vi ripropongo quest’oggi.

***

Maggio 1999

Ovviamente, Pink! non è il nome di un nuovo gruppo punk al femminile, anche se l’assonanza tra i due termini potrebbe ingannare: dietro la sigla Pink! ci sono  due ragazze romane, Diana Tejera e Irene Boreggi (rispettivamente voce-chitarra acustica e chitarra elettrica-cori) che in questi giorni si stanno facendo conoscere in tutta Italia grazie ad un brano, Dubbi Inerti, il cui video viene trasmesso anche su Tmc2. Dubbi Inerti è il primo singolo estratto dall’album d’esordio delle due ragazze, Sixtematicamente: un cd di freschissimo pop che, partendo dal sound anni sessanta, crea un mix di influenze estremamente gradevole.

- Irene, come avete fatto ad incontrarvi, tu e Diana?
Irene: «E’ stato il nostro insegnante di chitarra a metterci in contatto. Diana cercava un chitarrista per formare una band e suonare pezzi suoi; io ero interessata alla cosa, abbiamo cominciato a suonare, e… a distanza di neppure due anni, eccoci qui».

- Parliamo di Sixtematicamente; già dal nome si capisce l’allusione agli anni Sessanta. Ma è solo un approccio con i Sixties, perché i testi sono assolutamente Nineties; per come sono proposti, mi fanno pensare ad un mix tra Bluvertigo, Cure e cantautorato italiano. E comunque con una base formata da poeti malinconici, dark. A cosa ti ispiri, Diana, per scrivere i testi?
Diana: «I miei brani nascono da sensazioni particolari, legate al momento nel quale scrivo. Alla base di tutto ci sono le mie emozioni, il mio modo di sentire; non mi limito ai rapporti tra le persone, mi spingo fino a fare critiche sociali, come nel brano Utile».

- Raccontatemi qualcosa del video del vostro primo singolo, Dubbi Inerti.
Irene: «Dubbi Inerti è in programmazione da pochissimo tempo sia in televisione (Tmc2, Match Music) che in radio. E’ un bel video, solare, estivo, divertente; l’idea di ambientarlo su una spiaggia è stata del regista, Paolo Scarfò. Girarlo è stato una bella esperienza. E poi, ripeto, è così estivo che non è del tutto sbagliato pensare che diventerà una delle colonne sonore dell’estate ‘99».

- Siete appena entrate nel mondo della discografia ‘vera’: è così terribile come lo si dipinge di solito, popolato da sanguisughe pronte a succhiare il sangue?
Irene: «Assolutamente no; almeno, per noi non è stato così: abbiamo da subito incontrato persone favolose, disponibili ad ascoltarci e a darci la possibilità di esprimerci. La Mad Production (la casa discografica delle Pink!, ndr) è un’etichetta indipendente, anche se si appoggia alle major. Le poche persone che la gestiscono amano il proprio lavoro; per noi sono diventate degli amici».

- Sixtematicamente è il primo passo: avete in progetto qualche altro lavoro in sala d’incisione?
Irene: «Bisogna vedere come va questo cd: se ci sarà risposta di pubblico, senz’altro faremo qualcos’altro».
Diana: «… No, no, anche se non ci sarà risposta di pubblico! Continueremo a suonare, a incidere, a scrivere!».

- Credete che seguire i propri sogni ripaghi?
Irene: «L’importante è essere soddisfatti di quello che si fa; il resto non conta».
Diana: «Continueremmo a suonare anche se non ci fosse riscontro di pubblico, perché è questa la nostra dimensione, è questo che ci piace fare. Se la gente lo apprezza, tanto meglio».

- Cosa fate nel tempo libero? Avete qualche hobby in particolare?
Irene: «Ovviamente, ascoltiamo musica! No, scherzi a parte, ci piace leggere; io per esempio, oltre ai classici latini e greci, mi sono buttata sulla letteratura sudamericana: la mia autrice preferita è Isabelle Allende».

- La vostra vita privata è cambiata? Intendo: uscite ancora con i vecchi amici, passeggiate tranquille per strada…?
Irene: «Beh, è ancora presto per le scene di isterismo… Il cd è appena uscito, la gente deve imparare a conoscerci. Noi facciamo la stessa vita di prima, frequentiamo gli stessi amici; l’unica differenza sta nel fatto che siamo impegnatissime con la promozione di Sixtematicamente. Certo, fa ancora un certo effetto vederci in televisione o sentire le nostre canzoni in radio!».

- Musicalmente parlando, quali sono i vostri artisti preferiti?
Irene:
«Non parlerei di ‘artisti preferiti’ ma di ‘artisti da stimare’. Stimo italiani come De André, Guccini, Bluvertigo, ma anche stranieri come gli Skunk Anansie, Ben Harper, Jeff Buckley; ascolto anche musica punk, blues, acida… di tutto, insomma».
Diana: «Mmmh… io di italiano ascolto pochissimo; l’unico che mi piace veramente è Battisti. Per gli stranieri, invece, non ho problemi: ascolto di tutto. Vado da Jamiroquai a Carol King, passando per Tracy Chapman; niente musica hardcore, però, nemmeno musica da discoteca: non è il mio genere».

- Avete già in programma concerti dal vivo?
Irene: «E’ lo stesso discorso di prima: bisogna vedere la risposta del pubblico; se apprezzerà Sixtematicamente, allora potremo partire con l’attività dal vivo. Contiamo su questa risposta positiva: poter suonare di fronte a gente in carne ed ossa è una tra le cose più belle che esistano».


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