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Poter licenziare si’ – poter licenziare no

Creato il 21 aprile 2015 da Speradisole

POTER LICENZIARE SI’ – POTER LICENZIARE NO

lavoro
E’ un pensiero sul lavoro.

Poter licenziare SI. Poter licenziare NO. Anche nel Pubblico Impiego.

Facciamo un esempio di lavoro privato: Un datore di lavoro dispone di 1.000 posti di lavoro nell’organico della sua azienda.

Egli dunque ha interesse ed esigenza di creare una squadra di fiducia e redditizia, se vuole che l’azienda produca bene, anche con un suo tornaconto.

Quando possiede una buona squadra di lavoratori non ha certo interesse a licenziare, anzi sono la “sua” forza.

Se però fra i mille lavoratori della sua squadra, ci sono 50 lavativi o persone che non rendono o che creano problemi di convivenza, l’azienda ne soffre. Si creano danni  economici e si rende difficile il  lavoro e lo sviluppo dell’azienda sul mercato. Quindi si mette a rischio la certezza nello stipendio anche degli altri 950.

Poter licenziare per riassumere, non credo sia un male, anzi, ma un bene per migliorare l’azienda ed il suo sviluppo. Finché la diatriba rimane sul “poter licenziare si, poter licenziare no”, sono d’accordo con Renzi, in quanto i posti, come da esempio, sono 1.000 e 1.000 rimangono.

Se non sono gli stessi a lavorarvici, saranno comunque 1.000 posti di lavoro conservati. Il problema dovrebbe allarmare se da mille diventassero 950, non se 50 posti cambiano nomi.

Capisco le paure di molti probabili lavativi che magari hanno avuto il posto per intercessione “di amici di”, ma sono convinta che ciò stimolerà tutti a lavorare meglio e più in armonia, anche al costo di licenziare per riassumere delle persone più responsabili.

Facciamo un esempio di lavoro nel Pubblico Impiego.

E qui parlo per esperienza personale. Di lavativi ne ho visti, ne ho avuto come “aiutanti” e mi sono arrabbiata più di una volta per certi atteggiamenti, ma ho sempre dovuto prenderla persa a causa delle protezioni del sindacato.

Un esempio: dovevo disporre la consegna di materiale, entro determinati giorni, entro determinate ore, a enti importanti. L’autista che mi era stato “concesso”, per altro grande grosso e ben cresciuto, pretendeva ogni volta un sovrappiù, perché non entrava nelle sue mansioni caricare o scaricare alcune scatole.  Quindi, per poter ottenere un lavoro decente, o gli si affiancava un facchino (di cui non disponevo) o l’amministrazione doveva riconoscere “l’extra”, con i soldi dei contribuenti.

Per fare l’autista nel Pubblico Impiego, non è necessario il concorso pubblico. Perchè non è mai stato possibile licenziarlo e sostituirlo?

Un altro esempio, questa volta non vissuto personalmente da me, ma da una mia amica impiegata alle poste. Come me era emigrata in Piemonte, come me era agli inizi della carriera. Proveniva da Catania, brava, intelligente, volonterosa e responsabile e lo sportello a cui sedeva non aveva mai la “coda”.  Le altre colleghe hanno coalizzato tra loro contro questa ragazza, perché lavorava troppo.  Beh! sono riuscite a spostarla in altro servizio.

Perché, se questa persona era capace di fare bene e meglio un lavoro? Ne guadagnavano moltissimo le persone comuni di un servizio svelto e ben fatto. Anziché premiarla i sindacati l’hanno, per così dire, retrocessa.



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