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Preludio: Emilio Praga e il manifesto della Scapigliatura

Creato il 18 dicembre 2015 da Athenae Noctua @AthenaeNoctua
Negli anni '60 del XIX secolo il mito romantico si infrange contro una barriera destinata ad essere al contempo la base della poetica decadente: nasce in questo periodo una tendenza letteraria nota come Scapigliatura, che corrode le basi della tradizione letteraria e sociale, esaltando, per contro, un nuovo modello di vita all'insegna della sregolatezza, dell'immoralità e della ribellione. Gli Scapigliati, siano essi poeti, scrittori o artisti, rovesciano l'ideale del bello e buono ereditato dalla tradizione occidentale (il καλὸς καὶ ἀγαθός dei Greci e degli intellettuali neoclassici), facendo dell'arte un'arma tutt'altro che sacra per propugnare un nuovo modello di letteratura, che accoglie il brutto e la provocazione, che rifiuta qualsiasi compromesso conformista e, soprattutto, l'identificazione fra la figura del poeta e quella del vate.

Preludio: Emilio Praga e il manifesto della Scapigliatura

Emilio Praga

Questa tendenza culturale prende il nome da una definizione di Cletto Arrighi, che nel 1862 scrive un romanzo intitolato La Scapigliatura e il 6 febbraio, incentrato su una rivolta mazziniana del 1853 e sui suoi protagonisti, giovani sregolati e artisti poveri, ben lontani dal mito del progresso borghese e, anzi, rappresentanti di tutte le sue storture; in questo senso, Scapigliatura rispecchia il francese Bohème. La Scapigliatura rappresenta la prima emersione della temperie decadente in Italia, fungendo da anello di congiunzione fra le esperienze poetiche di Charles Baudelaire e dei poeti maledetti francesi e la narrativa naturalista d'Oltralpe e la nuova poesia e la scrittura verista italiane, ma, più in generale, costituisce l'affermazione, nella penisola, di tematiche internazionali desunte dalla lettura di autori come Edgar Allan Poe e Ernst Theodor Amadeus Hoffmann.
Fra i maggiori autori ascrivibili a tale tendenza (parlare di 'movimento' implicherebbe un riferimento ad un progetto unitario mai esistito) vanno ricordati Igino Ugo Tarchetti, Camillo e Arrigo Boito, Giovanni Camerana e Carlo Dossi, ma è Emilio Praga (1839-1875) a scrivere il testo che è considerato il manifesto ideale della Scapigliatura, che apre la raccolta Penombre (1864): Preludio.
Oggi, nell'anniversario della nascita di Praga, ne propongo la lettura.
Preludio
Noi siamo i figli dei padri ammalati:
aquile al tempo di mutar le piume,
svolazziam muti, attoniti, affamati,
sull'agonia di un nume.
Nebbia remota è lo splendor dell'arca,
e già all'idolo d'or torna l'umano,
e dal vertice sacro il patriarca
s'attende invano;
s'attende invano dalla musa bianca
che abitò venti secoli il Calvario,
e invan l'esausta vergine s'abbranca
ai lembi del Sudario...
Casto poeta che l 'Italia adora,
vegliardo in sante visioni assorto,
tu puoi morir!... Degli antecristi è l'ora!
Cristo è rimorto!
O nemico lettor, canto la Noia,
l'eredità del dubbio e dell'ignoto,
il tuo re, il tuo pontefice, il tuo boia, il tuo cielo,
e il tuo loto!
Canto litane di martire e d'empio;
canto gli amori dei sette peccati
che mi stanno nel cor, come in un tempio,
inginocchiati.
Canto le ebbrezze dei bagni d'azzurro,
e l'Ideale che annega nel fango...
Non irrider, fratello, al mio sussurro,
se qualche volta piango:
giacché più del mio pallido demone,
odio il minio e la maschera al pensiero,
giacché canto una misera canzone,
ma canto il vero!
Il testo rappresenta una dichiarazione di ribellione: Praga, come tutti gli Scapigliati, rifiuta la letteratura passatista, la mercificazione dell'arte, la bellezza stucchevole e la svenevolezza romantica. Il suo canto grottesco e disarmonico (così egli lo descrive) non mira a illuminare il lettore e a fargli da guida, ma, anzi, a smascherare la putredine cui si è ridotta la poesia; è tempo che i nuovi poeti cerchino una nuova direzione, smettendo di osannare i miti passati e le voci che fanno da bandiera culturale per interi popoli. Il bersaglio principale della polemica, il «Casto poeta» acclamato dagli Italiani (v. 13) altri non è che Alessandro Manzoni, il poeta romantico per eccellenza, da tutti imitato e paragonato ad un dio che, però, è destinato a crollare di fronte all'avanzata del moderno, degli anticristi. Il lettore, di conseguenza, diventa un personaggio probabilmente ostile, non disposto a veder deprecato il suo mito e ad assistere al crollo dei suoi ideali. Il tema della nuova poesia sarà la noia, che evoca lo spleen baudeleriano, unito alla cattiveria morale, al peccato, alla miseria, tutto quanto la letteratura ha sempre negato e che ora emerge con prepotenza, facendo cadere la maschera (il «minio e la maschera») ed emergere la verità sepolta sotto di esso dall'ipocrisia borghese.

Preludio: Emilio Praga e il manifesto della Scapigliatura

Alcuni Scapigliati: L. Conconi, C.A. Pisani Dossi, G. Giachi e E. Praga


La lezione di Praga, legittimata dallo sfogo in chiusura, che denota consapevolezza del vero e del proprio compito, ben diverso dall'idealizzazione del passato, riprende dunque gli argomenti cari a Baudelaire e ai decadenti francesi: l'amore per la consunzione (fisica e morale), che produce il brutto, l'abbandono svogliato all'esistenza, la polemica contro i paradossi sociali, la perdita dell'aureola da parte del poeta, che si rivela un uomo comune, che non ha verità da offrire e che nel proprio talento vede soltanto un ostacolo, un orpello del tutto inadatto alla sciatteria del tempo in cui vive.
C.M.Articolo originale di Athenae Noctua. Non è consentito ripubblicare, anche solo in parte, questo articolo senza il consenso del suo autore e senza citare la fonte.

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