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Premio Nobel per la letteratura 2015: vince la bielorussa Svetlana Aleksievic

Creato il 09 ottobre 2015 da Alessiamocci

Ciascuno aveva il suo favorito, come sempre accade, ma l’8 ottobre 2015 a vincere il prestigioso Premio Nobel per la letteratura è stata lei, la giornalista e scrittrice bielorussa Svetlana Aleksievic.

Fra i candidati, vecchi e nuovi, gli statunitensi Joyce Carol Oates e Philip Roth; il keniano Ngugi Wa Thionh’o; il giapponese Haruki Murakami; il norvegese Jon Fosse; l’iralandese John Banville. Fra gli italiani, “papabili” anche Umberto Eco e Dacia Maraini.

Dal 1901, anno in cui in Svezia è stato istituito il premio – vinto dal francese Sully Prudhomme -, sono state 13 le vincitrici appartenenti al gentil sesso. Davvero poche, quindi. Nel 2013 ricordiamo la canadese, autrice di racconti brevi, Alice Munro. Lo scorso anno invece, il Nobel letterario è andato al francese Patrick Modiano.

Personalmente tifavo per Haruki Murakami, che reputo il “Maestro del racconto” per eccellenza. Ma la vittoria di Aleksievic, a dire il vero, un po’ era nell’aria. In fondo, di questa donna si sa poco per poter dare un giudizio il più possibile obiettivo. Non rimane altro allora che documentarsi e cercare di capire chi sia, in realtà, Svetlana Aleksievic e perché abbia sbaragliato candidati dati per favoriti già da qualche anno.

Partiamo dalla motivazione del riconoscimento, che è importante: “per la sua opera polifonica, un monumento al coraggio e al dolore della contemporaneità”.

Svetlana Aleksievic è una dissidente politica, nata in Ucraina nel 1948 e cresciuta in Bielorussia. Dal 2000 – accusata di essere una spia della Cia – si trova in esilio volontario a Parigi. Nei suoi libri narra il dramma del crollo collettivo dell’Unione Sovietica e del suo mito imperialista. I suoi scritti sono definiti un “mosaico di umanità”, poiché  ritraggono non solo la fine del comunismo, ma anche la guerra in Afghanistan e la tragedia nucleare di Cernobyl.

Fedeltà alla storia e offrire voce ai diretti protagonisti sono gli elementi essenziali della sua prosa. Un pensiero che interpreta in maniera diretta, quasi eclissandosi dietro centinaia di interviste.

La scrittrice e saggista, che ha iniziato come insegnante, ha avvertito l’esigenza di scavare dentro i lati oscuri della storia del suo Paese, denunciando i danni che le guerre hanno lasciato non solo sul campo, ma anche nella psicologia delle persone. In sintesi, Aleksievic ha dato voce ai sopravvissuti, agli spettatori e ai reduci degli orrori, scagliandosi dalla parte dei deboli, contro il potere.

Nei suoi libri ha sviluppato un genere letterario che ella stessa ha definito “romanzo di voci”, la cui struttura si basa sulla raccolta di testimonianze, come per esempio nel racconto, pubblicato su Internazionale il 26 marzo 2010, “Nella casa dove vivono due guerre”.

In Italia è uscito nel 2003 “Ragazzi di zinco”, un’opera che parla della guerra afgana vista con gli occhi del reduci sovietici e delle madri dei caduti. Nel 2004 “Preghiera per Cernobyl”, vincitore del premio per il migliore reportage narrativo; nel 2005 “Incantati dalla morte”, sui suicidi causati dal crollo dell’Unione Sovietica.

Tempo di seconda mano. La vita in Russia dopo il crollo del comunismo”, è l’ultimo lavoro, edito da Bompiani nel 2014. Citiamone uno stralcio, per capire meglio:

Per me non è tanto importante che tu scriva quello che ti ho raccontato, ma che andando via ti volti a guardare la mia casetta, e non una ma due volte”. Sono le parole con cui si è rivolta a Svetlana Aleksievic, congedandosi da lei sulla soglia della sua “chata”, una contadina bielorussa. La speranza di avere affidato il racconto della sua vita a qualcuno capace di vero ascolto non poteva essere meglio riposto.

Svetlana Aleksievic dedica il premio alla sua terra, la Bielorussia, “schiacciata dalla storia” e non risparmia una stoccata verbale al presidente russo. Lei che ama la Russia, sì, ma non quella di Stalin e Putin.

Chissà quali e quante altre cose ci sarebbero da dire su questa scrittrice e personalità politica di spicco. Ma quanto abbiamo appreso fin qui, pare sufficiente affinché ciascuno di noi riponga le sue speranze nel cassetto, fino al prossimo anno.

Perché nobili intenti e forza di pensiero, in fondo, un riconoscimento lo meritano sempre.

Written by Cristina Biolcati


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