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Pubblicità a due piazze

Creato il 06 febbraio 2015 da Cultura Salentina

Pubblicità a due piazze

6 febbraio 2015 di Titti De Simeis

Pubblicità a due piazze

Edward Hopper: Sole del mattino

Un letto disfatto accoglie un uomo e una donna. Lui abbraccia un cuscino, lei un orsacchiotto. Entrambi addormentati, dall’espressione serena e appagata.

Ma sono due single. Combattono l’insonnia da influenza e ci fanno comprendere quanto, un certo prodotto contro la febbre, faccia bene. Però a noi arriva altro: il mondo della pubblicità pullula di interni di gente che vive sola. Chi affonda le dita in ciotole di popcorn sorseggiando la sua birra preferita, chi ascolta in cuffia la musica dal suo insostituibile smartphone, chi, al supermercato, fa scorte di monoporzioni di surgelati, chi acquista una lavastoviglie per due coperti al massimo, chi ha come unico compagno di sonni (e di sogni) un’alba da attendere o un frigo da svuotare. Insomma, sembra proprio che i pubblicitari abbiano preso di mira la vita, solitaria, dei single. Le aziende hanno ampliato la produzione per la categoria con lo scopo di andare incontro ad esigenze sempre più diffuse e diverse tra loro. Prima fra tutte quella economica. Acquistare ‘quantità adeguate’ aiuta a prevenire gli sprechi. Tutto ciò è chiarissimo. Ma non può spiegare il resto, ciò che la réclame, però, lascia passare tra le righe. Da quelle immagini si comprende quanto la vita dei single sia ormai entrata nella norma quotidiana, non sia più un‘eccezione come tempo fa. E’ diventata una percentuale davvero notevole. Come notevoli sono i disagi che sono dietro e dentro questa realtà. Un letto sfatto, abitato da una sola persona offre consolazione in un cuscino stropicciato, un peluche morbido regala una coccola che non è un abbraccio, un cellulare sul guanciale a fianco illumina il soffitto e, tra uno sbadiglio e un altro, diventa uno spiraglio nel mondo da cui respirare compagnia, virtuale ma essenziale, quando la notte non sa essere generosa di sonno o emozioni.

Perché vivere soli non è bello come può apparire. Non è la libertà così tanto invidiata da chi ha una casa con un solo bagno per quattro persone e si contende il tempo di un caffè o un caffelatte di biscotti da dividere fino all’ultimo. Non è soltanto indipendenza assoluta, non è incondizionato spazio su un divano davanti alla tv, non è un lavandino vuoto di piatti da lavare e un vassoio del fastfood da esibire orgogliosi. E’ questo ma è anche il suo contrario. Il mondo dei single è una scelta, una meta, un rifugio e una conquista. Ma, spesso è anche un ripiego, una scelta obbligata e inevitabile, una mancanza di coraggio, la paura di sbagliare o il timore di essere sbagliati. Dietro un single alcune volte si nasconde un disagio, altre un desiderio. Di essere soli. Sì, ma non per sempre.

Prima o poi si desidera una tisana calda per il raffreddore o un abbraccio per l’insonnia, l’odore di cucina nelle stanze o un sano litigio con porte che sbattono. Serate alla tv a decidere un programma, lavatrici ridondanti e colonne di piatti che attendono di essere lavati, il giorno dopo. Perché anche questo è bello ed è giusto che sia.

Non fingiamo di stare bene da soli, e non facciamo che questo messaggio sia la bugia imbellettata che sostituisce la ‘famiglia felice’ delle brioches al mattino. Non facciamola passare come il sogno del futuro. Smascheriamo la solitudine, confessiamola. Impariamo, semmai, a condividerla e a dividerla. Essere single non è una moda, non sentiamoci simboli di uno status. Non lo siamo.

Accettiamo, invece, il nostro essere ‘umani’ e il nostro bisogno di appartenenza. Lasciamo i pupazzi ai bambini.

Perché soli è bello. Ma non solo. Soli, anche. Ma anche no.


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