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Pupi Avati presenta "Un matrimonio", la sua prima fiction tv: "Tutta la mia vita in quei cinquant'anni d'amore" (Tv Radiocorriere)

Creato il 09 agosto 2013 da Nicoladki @NicolaRaiano
Un viaggio nei grandi sentimenti. Il racconto di un amore grande, quello con la A maiuscola, capace di resistere alle intemperie di oltre mezzo secolo di vita insieme, quello che unisce al di là delle differenze e sa superare le mille difficoltà che la vita inevitabilmente propone. Quella che Pupi Avati narra nella sua prima fiction televisiva, "Un matrimonio" (in onda prossimamente su Rai 1), è una storia appassionante, "intima", che ricostruisce i tasselli delle sue radici attraverso il racconto non di una famiglia qualunque, ma della sua. «Dopo quarantacinque anni di cinema – spiega il regista bolognese - è estremamente stimolante affrontare, sempre cinematograficamente, l'ambito della fiction che mi è del tutto inedito. E lo facciamo attraverso un racconto che è così personale, che riguarda così tanto la mia famiglia, la mia autobiografia e quello che so della vita che per me è come un'opera prima. è come ricominciare daccapo un mestiere. Mi auguro che quest'Italia che raccontiamo attraverso sessant'anni, dal primo dopoguerra ad oggi, abbia la tenerezza e l'efficacia, la drammaticità e anche il divertimento che ha avuto per me questa vicenda, che riguarda la mia famiglia e i miei affetti più cari».
Tutto ha inizio nel 1948, sulle rive del fiume Reno, nel bolognese. Due ragazzi, appartenenti a contesti sociali diversi, si incontrano e subito si innamorano. Lui è Carlo Dagnini (Flavio Parenti), un giovane benestante, figlio di un commerciante, scommettitore assiduo alle corse di cavalli. Lei è Francesca Osti (Micaela Ramazzotti), una ragazza di umili origini, figlia di un operaio ed ex emigrante. Nonostante la disapprovazione delle rispettive famiglie, si fidanzano, si sposano, diventano prima genitori e poi nonni. Non tutte rose e fiori, però. Nei loro cinquant'anni di matrimonio superano le iniziali difficoltà economiche, le inquietudini dei figli che crescono e le disillusioni dovute al logorio del tempo, mentre sullo sfondo scorrono anche gli eventi dell'Italia della seconda metà del Novecento.
«Francesca – racconta Micaela Ramazzotti - è un personaggio molto forte, talmente forte che riesce a tenere strette in mano le redini di tutta la sua famiglia per tanto tempo. Questa è una sua grande capacità, una vera dote. Lei è il fulcro della famiglia, è una donna che sa dare amore a trecentosessanta gradi. Dà amore sempre e nonostante tutto. Più che una fiction la definirei un film in più parti. Sei puntate che in realtà sono per me sei romanzi, perché scritti in modo straordinario da un grande, come Pupi Avati. Avere l'opportunità di interpretare donne forti, che hanno sia autorevolezza che grande cuore, è un'esperienza di enorme spessore che poi ti porti dietro nella vita. Un vero esempio. Lo considero un grande regalo che mi ha fatto Pupi Avati».
«Carlo è un "turista" della vita, leggero – spiega Flavio Parenti -. È un giovane borghese che si ritroverà a perdere prima il padre e poi la madre. Dal papà erediterà un enorme ammontare di debiti. Lui, però, attraverso l'amore con Francesca proverà a ricostruire la sua vita, a liberarsi di quella montagna di debiti e, soprattutto, a capire cosa sarà del suo futuro. Con il passare del tempo scopre qual è il suo talento e diventerà così un uomo di successo fino a quando si ritroverà a fare i conti con il dilemma che tutti gli uomini di successo hanno: la scelta tra famiglia e lavoro. E questo, ovviamente, porterà ad una crisi con Francesca, l'amore della sua vita. Tra alti e bassi, attraversando una serie di avvenimenti, si ritroveranno comunque con i capelli bianchi, a ottant'anni a festeggiare le loro nozze d'argento».
A portare in scena "Un matrimonio" sono scesi in campo ben 259 personaggi, un cast vastissimo e d'eccezione. Accanto a Micaela Ramazzotti e Flavio Parenti, Andrea Roncato, Valeria Fabrizi, Katia Ricciarelli e uno straordinario Christian De Sica.
«Sono entusiasta di questo personaggio che Pupi Avati ha scelto per me, perché assomiglia molto a mio padre – racconta De Sica -. Per l'occasione mi sono anche fatto tutti i capelli bianchi. Un po' ce li ho già, ma in parte li ho dovuti decolorare. Poi ho anche i baffi, insomma sembro proprio mio padre. C'è anche un po' l'incoscienza del mio papà: questo personaggio è un giocatore che perde tutti i soldi alle corse, però ha una sua simpatia, una sua vitalità e un'enorme umanità. Per tutti questi motivi sono stato felice di interpretarlo, è completamente diverso dai ruoli che faccio al cinema. Mi auguro di lavorare ancora molto con Pupi Avati, perché poche persone riescono a far recitare come lui e anche questo aspetto mi ricorda mio padre. Quindi, tutte le cose tornano. E poi sto a casa, in Rai…»
Silvia Battazza per "Tv Radiocorriere"

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