Quei gol di Cassano all’Arsenal, perle di una Roma così e così

di Riccardo Cotumaccio

Certo, a guardarlo oggi, ci si ricorda difficilmente di un Antonio Cassano così giovane, rampante e dal gol facile. Persino in Europa, quando con la sua Roma incantava, illudeva, deludeva. Era il 2002, gli uomini di Capello, in virtù del secondo posto in campionato conquistato l’anno prima, si giocano la Champions League da protagonisti. Almeno sulla carta. Con 9 punti, Totti e compagni superano l’ostacolo primo girone (celebre la vittoria al Bernabeu con gol vincente del Capitano), e nel secondo turno trovano Ajax, Valencia, ma soprattutto l’Arsenal campione d’Inghilterra. All’Olimpico è subito scontro diretto ed è subito Cassano, è suo, infatti, il gol del vantaggio romanista: stop in area, controllo, dribbling e destro fatale per Shaaba. La reazione dei Gunners, però, ha un nome e cognome: quello di di Thierry Henry, fatale – già due minuti dopo il gol del talento barese – con un destro imprendibile alle spalle di Antonioli. Di lì in poi è supremazia inglese: la Roma sfiora sì il 2-1 con Totti, ma poi non carbura più, e nel finale Henry punisce per ben due volte la retroguardia giallorossa. Al ritorno, in quel dell’Highbury, la Roma è invece sontuosa, e sotto di un gol e di un uomo (espulso Totti) riesce, sullo scadere del primo tempo, a trovare l’1-1 su invenzione di Emerson per Cassano, che su lancio del Puma si libera di Seaman e segna a porta vuota. È forse questo – se si toglie il gol sempre di Antonio all’Ajax – l’ultima gioia di quella stagione in Europa, arrivata ottava in campionato ed umiliata dal Milan in finale di Coppa Italia. Una Roma confusa, sfortunata, punita. Già in procinto di rialzarsi, però, con l’aiuto di un talento – quello di Cassano – che a Roma era appena esploso.