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Quelli che smettono

Creato il 10 agosto 2012 da Faustodesiderio

Mangiare, dormire, nuotare è tutto quello che so fare. Se ti chiami Michael Phelps non solo ti è concesso dirlo ma è naturale che lo dica. Però, il più grande nuotatore di tutti i tempi e quello che per il suo lunghissimo medagliere da record dei record è stato chiamato homo olympicus ha deciso di uscire definitivamente dall’acqua e fare altro. Ma cosa può fare se sa solo mangiare, dormire, nuotare, praticamente non sa fare niente? Un reality. Il nostro tempo, che “lo squalo di Baltimora” ha detto di voler vivere fino in fondo, ha questo di bello: offre la possibilità di fare qualcosa anche a chi non sa fare niente. Se poi ti chiami Michael Phelps e hai partecipato a quattro Olimpiadi facendo dimenticare che Mark Spitz era il nuotatore più grande di tutti potrai fare il reality che vorrai e far girare un sacco di soldi per te, per chi ti sta intorno e per gli sponsor. Ryan Lochte lo ha già sfidato per Ballando sotto le stelle: «Accetto se potrò battermi con Phelps», tanto per continuare a sfidarsi. Sempre meglio che fare l’allenatore: «Non lo farò perché ho visto cosa ho fatto passare al mio. C’erano cose che lo facevano impazzire».

E poi perché mai dovrebbe mettere la sua esperienza al servizio degli altri? Vuoi vedere che esce un altro “squalo” che batte i suoi record? No. Meglio fare altro. Anzi, meglio non fare niente. Meglio rilassarsi e svegliarsi tardi se si vuole, andare dove si vuole e vivere il proprio tempo. Gliene volete fare una colpa? Invidiosi. È semplicemente questo il sogno di tutti: con l’unica differenza che per Michael Phelps è realtà.

Da una piscina all’altra: Federica Pellegrini. Non ha il medagliere dell’americano, neanche a parlarne per scherzo, ma quanto a fama non è seconda a nessuno. Dopo la delusione delle Olimpiadi londinesi non sa bene cosa farà: se continuerà a nuotare, se prenderà una pausa, se vorrà riprovarci. Una cosa, però, è certa: la Pellegrini è già nello spettacolo da un pezzo. Televisione, giornali, pubblicità, “prezzemolina” qua e là. Di Federica Pellegrini ne esistono da tempo almeno due se non tre: l’atleta e il personaggio. La sua bellezza e la sua voglia di esserci l’hanno resa subito un volto noto della televisione e di quella sua appendice che un tempo si chiamava pettegolezzo e oggi è il gossip. Se Phelps dice di poter fare anche un reality, la bella Federica non potrà imitarlo perché nel mondo del reality è entrata da un pezzo. La polemica che c’è stata sull’amore e il sesso prima delle gare è stata vista come una novità. Niente di più antico. Quando fu ospite al Chiambretti Night, ed era ancora fidanzata con Luca Marin, disse d’avere un sogno erotico particolare: fare sesso sui tacchi a spillo negli spogliatoi. Una rivelazione che mostra non tanto la sua spigliatezza quanto la sua perizia nel giocare o, meglio, nuotare nel gran mare agitato della comunicazione e dello spettacolo. La sua apparizione al festival di Sanremo è il clou di una carriera televisiva ben avviata. Il reality ce l’ha in famiglia: il suo fidanzato, Filippo Magnini, partecipò quattro anni fa all’Isola dei famosi. E proprio per il reality di Raidue circola da tempo il nome della nuotatrice che per il prossimo anno ha già fatto sapere di voler stare alla larga dalla piscina e dagli allenamenti. L’acqua di un’isola caraibica ripresa dalle telecamere sembra essere più attraente: l’importante, ha detto Fede, è che tutto sia spensierato e divertente. Non si esclude neanche un video con Madonna: proprio la signora Ciccone ha espresso il desiderio di avere in scena per il lancio del singolo Love spent Federica e Filippo che si incontrano a Roma in Piazza San Pietro.

Josefa Idem è un’altra cosa. «Magnifica eccezione», titolava ieri il Corriere della Sera. Nella sua decima finale su otto Olimpiadi è giunta quinta all’età di 48 anni. La sua eccezione consiste nella capacità di lavorare, di allenarsi, di migliorarsi senza aver fretta. «Tutto arriva a chi sa aspettare» mi dice la saggezza antica che mi permetto di modificare in «tutto arriva a chi sa aspettare lavorando per migliorarsi». Josefa Idem ha costruito nel tempo se stessa e non ha avuto fretta: il talento è importante ma non è tutto. Nello sport, poi, l’allenamento, lo spirito di sacrifico e la stessa vita normale che non può essere messa da parte per far spazio alle vittorie, sono il modo in cui il talento va curato. Il marito e allenatore di Idem sostiene che lo sport è un mestiere come un altro: «C’è la concezione che lo sport è un’attività a termine, che prima o poi va lasciata per affrontare la vita vera. Noi la vita l’abbiamo messa dentro lo sport: nelle carriere di lungo termine ci dev’essere tutta la storia di una persona, le gravidanze, il matrimonio. Lo sport è un mestiere: anche l’ingegnere o il giornalista non cominciano al massimo delle loro potenzialità, ci arrivano». Le parole di Guglielmo Guerrini sono vere: in fondo, l’idea della conquista non dovrebbe essere coessenziale allo sport? Idem ha cominciato a vincere a 32 anni, quando altri smettono di gareggiare o addirittura hanno già smesso da un pezzo. Cosa farà dopo Josefa Idem? Non farà un reality, potete giurarci. Forse, continuerà la sua “vita sportiva” che non ha inteso come la vita dello sport prima della vita normale ma come la vita dedicata a qualcosa. Il suo futuro sarà probabilmente nell’allenamento, ma vuole anche scrivere. Lo ha detto proprio qualche settimana fa: un suo sogno è quello di poter scrivere la vita di atleti che ha ammirato. Ma bisognerà scrivere anche la sua perché la vita sportiva di Josefa Idem, che è salita sul podio olimpico per la Germania e per l’Italia, è tutta da ammirare e da indicare ai giovani come modello.

Si può capire chi non ce la fa e si arrende. Chi è diventato schiavo di se stesso, del suo successo e del suo personaggio. In questi giorni, seguendo il caso di Alex Schwazer, abbiamo intuito che il “ragazzo perfetto” viveva un dramma: voleva smettere perché non ce la faceva più a essere così perfetto. Il doping è stata una brutta scorciatoia e una pessima idea. Ma il suo dramma lo si può capire. Forse, si ha anche il dovere di comprenderlo, perché lo sport moderno è qualcosa di più e di diverso del classico “mens sana in corpore sano”: il paradosso è che un’attività nata per allenare mente e corpo finisca per distruggerli. A volte, l’uscita di scena può essere una liberazione: sia per chi ha vinto tanto – Phelps – sia per chi non ha vinto come avrebbe voluto – la Pellegrini. Non tutti riescono ad avere la classe e la eccezionale normalità della signora Idem.

tratto da Liberalquotidiano.it del 10 agosto 2012



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