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Quello stemma di Maglie nella cappella di Sant’Isidoro

Creato il 28 maggio 2012 da Cultura Salentina
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Maglie, Chiesa Sant’Isidoro, Stemma civico di Maglie (XIX sec.) – (ph. V. D’Aurelio)

In passato le regole per la composizione di uno stemma erano stabilite dalla Consulta Araldica ovvero da quell’organo governativo nato nel 1890 che disciplinava l’assegnazione di titoli nobiliari, di pubbliche onorificenze e di stemmi. Maglie, in concomitanza con il riconoscimento del titolo di città, ottenne l’ufficializzazione del suo stemma con regio decreto del 2 febbraio 1890:

d’azzurro a tre anelletti (maglie) d’argento male ordinati e intrecciati

Prima del 1890 la rappresentazione dell’insegna magliese, in particolare quella dei tre anelli, era realizzata in funzione del gusto dell’artista o del committente. Quest’uso, difatti, è testimoniato da diverse esecuzioni, ancora visibili, come lo stemma del 1610 presente sul portale di entrata della chiesa di Santa Maria della Scala, dove appaiono tre anelletti intrecciati verticalmente, oppure in quella del 1725, nella chiesa della Madonna Addolorata, che mostra tre “maglie” in posizione capovolta rispetto a quelle dell’insegna ufficiale.

Nel primo ‘700, in località Sant’Isidoro, fu edificata una chiesetta dedicata al santo vescovo di Siviglia (anche se erroneamente era venerata l’immagine di sant’Isidoro ”l’agricoltore”) e, per quanto testimonia lo stemma presente sull’ingresso, esercitava il diritto di giuspatronato la nobile famiglia Dimidri di Melpignano. L’incuria e l’indifferenza generale hanno contribuito al saccheggio di questo luogo ed oggi resta in piedi solo una fatiscente struttura. All’interno di essa, precisamente al disopra dell’altare, è presente un affresco di scarsa fattura che riproduce lo stemma di Maglie. Tutte le insegne civiche magliesi sinora conosciute sono scolpite in pietra leccese mentre quest’ultima rappresenta l’unica testimonianza sopravvissuta di uno stemma antico “a colori”. Basterebbe questa sola singolarità per avviare un progetto di recupero della struttura ma, nostro malgrado, la tutela del passato storico non sempre interessa gli amministratori locali. Lo stemma in questione, mancando della tipica corona turrita distintiva dei luoghi elevati a “città”, fa presupporre che la pittura sia stata realizzata precedentemente al 1890 ovvero nei tempi in cui il comune di Maglie esercitava sulla cappella il diritto di giuspatronato così come quello stemma vuol significare. Un particolare decorativo, però, aiuta a meglio datare l’immagine. Lo scudo è circondato dai caratteristici rami di alloro e di quercia annodati, però, non da un tricolore, come impone il regolamento araldico, bensì fermati da un tamburo dorato con le sue bacchette. Il tamburo è l’elemento principale dello stemma appartenuto alla famiglia Tamborino ed è probabile che lo stemma civico nella chiesa di Sant’Isidoro sia stato realizzato proprio dal senatore Achille T. (1825-1895) anche perché quell’appezzamento fu una delle sue tante proprietà terriere. Inoltre lo stesso Tamborino fu sia promotore, nel 1878, della domanda per il riconoscimento del titolo di città al comune di Maglie e sia sindaco negli anni 1856-59 e 1873-82. Per quest’ultima circostanza si potrebbe pensare che l’apposizione del tamburo al disotto dello stemma magliese volesse significare, e in qualche modo esaltare, l’operato di Achille Tamborino poiché sotto il suo sindacato Maglie poté esercitare il prestigioso diritto di giuspatronato sulla chiesetta di Sant’Isidoro. Inoltre, se lo stemma fu realizzato dal Tamborino, allora il periodo della sua realizzazione non può che collocarsi negli anni in cui rivestì la carica di sindaco.

In questo stesso stemma è interessante notare che l’artista, pur mantenendo il tradizionale campo azzurro, abbia pensato di assegnare ad ogni anello un colore differente ovvero verde, argento e nero  aggiungendovi, tra l’altro e con gli stessi colori, due stendardi incrociati dietro lo scudo. Uno studio più approfondito potrebbe svelare i motivi di tali scelte cromatiche e magari documentare l’esistenza di un’ideale bandiera/stendardo comunale che cadde successivamente in disuso.

Lo studio di uno scudo, per quanto si è scritto, è fonte di innumerevoli informazioni che possono contribuire all’approfondimento della storia locale e, poiché essa rappresenta le radici stesse della cultura di un territorio, dovremmo essere tutti moralmente obbligati a preservare queste rare testimonianze.


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