“Vogliamo mostrare qualcosa di diverso dalla guerra e dalla miseria; far vedere che ci sono persone desiderose di proporre idee”: si è rivolto così Kiripi Katembo Siku, fotografo e organizzatore, ai giornalisti accorsi per l’inaugurazione della prima Biennale d’arte contemporanea di Kinshasa.
Un appuntamento che, fino al 19 dicembre, riunisce una trentina di pittori, scultori e artisti multimediali originari del Congo ma anche di altri paesi dell’Africa, dell’Asia o dell’Europa.
Uniti dalla voglia di conoscere e far conoscere Kinshasa, metropoli di dieci milioni di abitanti che nonostante i conflitti armati nelle province minerarie e l’instabilità politica del Congo tutto vogliono sperimentare e proiettarsi verso il futuro.
Non è un caso allora che la Biennale abbia come tema “Yango”, “Avanti” in lingua lingala.
“Il Congo ha una cultura estremamente ricca che purtroppo finora ha avuto poche opportunità per mostrarsi e farsi conoscere” ha sottolineato Freddy Tsimba, uno scultore che alla Biennale ha portato corpi di donne realizzati con cartucce di kalashnikov.
Un modo, il suo, per rompere un tabù e provare a ripartire dopo guerra e violenze.
Sedi della Biennale, dove poter apprezzare le opere, sono la stazione ferroviaria di Kinshasa e altri siti cittadini, opportunamente scelti dagli organizzatori.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)