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Recensione a “Beethoven’s Silence” di Sonia Paolini

Creato il 09 marzo 2016 da Soleeluna
silence

Recensione

Un’equipe di medici psicologi decide di fare incontrare due pazienti. Irina, una minorenne privata dell’adolescenza da una vita di violenze, omicidi e rapimenti, e Philippe, un direttore d’orchestra affetto da una profonda depressione, causata dalla morte prematura della moglie e del figlio.

Irina, oltre a essere una paziente è anche protetta dalla polizia. Sulle tracce della ragazza c’è Danton, un criminale ossessionato dalla bellezza della giovane. Lo scopo dell’incontro tra Irina è Philippe è di guarire entrambi dalla depressione che li ha annientati e proteggere Irina da Danton. La convivenza si rivelerà una terapia efficace, ma il passato di entrambi non smetterà di minare la loro serenità e saranno costretti ad affrontarlo, una volta e per sempre.
È una storia giovane che parla di violenza sessuale, di morte, di adulterio e di sensi di colpa. L’autrice mantiene un distacco elegante, limitandosi a raccontare i fatti e a descrivere le emozioni dei protagonisti, senza fare emergere i propri giudizi. A immagini di violenza atroce si alternano attimi di armonia che sciolgono la tensione e rassicurano il lettore.
Ho trovato qualche imprecisione nella trama. Irina è una minore, vive sotto copertura ed è sorvegliata dalla polizia, tuttavia gode di una libertà molto ampia, che non è coerente se si vuole mantenere una condizione di riservatezza e di massima sicurezza.
Irina frequenta la scuola al mattino, studia nel pomeriggio e suona il pianoforte per quasi tutta la notte. Mi è venuto spontaneo domandarmi ma questa ragazza non dorme mai?
Philippe afferma di rivivere, nei suoi incubi, la scena dell’incidente che uccise sua moglie. Racconta l’episodio come se l’avesse vissuto in prima persona, pur non essendo stato presente.

Trovo che nella storia si verifichino troppi innamoramenti, alcuni davvero improbabili. Come per esempio quello della dottoressa Le Mot per Philippe. Sono sufficienti due incontri di poche ore e la dottoressa non fa altro che pensare a lui e a manifestare una gelosia fuori luogo, quando scopre di non essere corrisposta.

La caratterizzazione dei personaggi è abbastanza riuscita, fatta eccezione per qualche comparsa inutile allo sviluppo della trama. Ognuno di loro ha le proprie attitudini e l’autrice ne ha curato i dettagli con attenzione. Quello che li accomuna, e che ho apprezzato meno, è la tendenza quasi ossessiva all’introspezione.

È un testo difficile da leggere, per via della pessima impaginazione. Si contano una manciata di accapo in tutto il romanzo e il risultato è un unico blocco. È difficile riconoscere i cambi di punto di vista dei personaggi. Battute, emozioni e azioni spesso si confondono. Ma questo è un errore per il quale mi sento di dover accusare l’editore, che ancora una volta dimostra di non leggere i romanzi che pubblica (un buon editing eviterebbe la stampa di verbi inesistenti tipo sconsiderare). E la mancata scorrevolezza, dovuta all’impaginazione, è aggravata dalla lunghezza delle frasi (Es. Il dottore lo fece accomodare su una sedia che, uscito l’ultimo paziente, aveva aggiunto a quella già presente di fronte a alla sua scrivania, liberata da tutte le carte che, fino a poco prima, erano presenti).

Nel complesso la storia è buona. Ha una trama coinvolgente e i personaggi sono interessanti. Penso sia mancato un aiuto tecnico, per renderlo qualcosa di più.

Angela Gagliano
04/03/2016


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