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Recensione: "Cuore nero" di Amabile Giusti

Creato il 20 giugno 2011 da Lauragiussani
Titolo: Cuore Nero
Autore: Amabile Giusti
Editore: Dalai Editore
Data uscita: 31 maggio 2011
Pagine: 528
Prezzo: 22,00 euro
A diciassette anni ci si può imbattere nel vero amore? È ciò che si chiede Giulia quando quel sentimento irrompe nella sua vita. Prima di allora era una ragazza indipendente, segnata dal burrascoso divorzio dei genitori, con una visione tutt’altro che romantica dei rapporti sentimentali.
Finché non si prende una cotta tremenda per Max, un compagno di scuola, e la sua razionalità inizia a vacillare. Lei, di solito brillante e decisa, si sente stupida e confusa. Eppure lui è fin troppo pieno di sé, non il suo tipo, anche se è terribilmente attraente, e Giulia fa di tutto per reprimere le proprie emozioni e dimenticare la loro breve, insignificante storia. Una sera, mentre porta a passeggio il cane, incontra Victor, un ragazzo dall’accento francese che, sbucato dal nulla, le dice di essersi trasferito a Palmi da poco con la madre e la sorella. Biondi e pallidissimi, i tre sembrano avvolti da un mistero: escono solo di notte e abitano nella Villa dell’Agave, una vecchia casa dalla fama sinistra.
Da quel momento, inaspettatamente, Max ricomincia a corteggiarla, e non solo: fa di tutto per metterla in guardia da Victor, come se sapesse qualcosa sul suo conto che non può rivelarle. Come mai i due si conoscono? Perché si detestano? Cosa nascondono entrambi?
Trascinata da una passione irrefrenabile, Giulia piomberà in un mondo che credeva relegato alla leggenda e alla fantasia, un mondo abitato da esseri misteriosi assetati di sangue, che attraversano i secoli lottando per sopravvivere. E scoprirà che amare un vampiro è una dannazione, un desiderio proibito, ma sceglierà di correre il rischio a qualunque costo. Anche se sa di essere una preda. Perché se vivere con lui è difficile, vivere senza di lui è impossibile.

RECENSIONE: Un urban fantasy-young adult i cui personaggi - vampiri e non - sfoggiano due qualità ormai rare: coerenza e credibilità (Attenzione: spoiler!)
  Quando ho saputo dell’uscita di “Cuore nero”, un paio di mesi fa, ero per metà felice e per metà titubante. Felice perché si prospettava come una storia urban fantasy dal taglio romantico, genere che apprezzo molto… e titubante perché le molte speranze che ripongo in questo tipo di romanzi sfociano spesso in un’amara delusione. Ebbene, non è stato questo il caso.
“Cuore nero” si presenta come un bel mattoncino di cinquecento e passa pagine, una copertina davvero ma davvero carina , e uno stile fresco e scorrevole che riduce velocemente – pagina dopo pagina – la mole del romanzo (l’ho letto - a tratti divorato – in soli due giorni e mezzo). Amabile Giusti non si perde in costruzioni arzigogolate, bensì punta su uno stile schietto e pulito, ma non per questo privo di spunti originali e passaggi evocativi. Altra cosa che ho apprezzato è la narrazione in terza persona singolare: ormai da tempo mi ritrovo a leggere libri dove il lettore si sente quasi infilato a forza nella testa del personaggio principale, e tenta - non senza qualche difficoltà - di seguire la vicenda districandosi tra una paranoia mentale e l’altra della protagonista stessa (in genere è quella femminile). “Cuore nero” – come altri romanzi prima di lui - ci dimostra invece che l’uso della terza persona singolare non rende l’introspezione dei personaggi “meno sentita” agli occhi del lettore, anzi.
L’ambientazione, lo ammetto, è insolita. Un’insolita sorpresa che ha fugato le piccole perplessità che avevo prima di iniziare la lettura. L’autrice ha infatti saputo miscelare con cura due elementi apparentemente stridenti: da una parte una realtà a lei decisamente ben nota, quella di Palmi, piccolo paese sulla costa Tirrenica della Calabria e dall’altra una serie di aspetti di pura fantasia, legati all’immaginazione e al leggendario mito dei vampiri.
Quanto ai personaggi, stranamente mi sono piaciuti quasi tutti (cosa insolita per me, visto che tendo generalmente ad affezionarmi a pochi eletti). Ognuno era ben inserito nel suo ruolo, dipinto in tutto il suo spessore e tratteggiato con estrema credibilità. Quelli di Amabile Giusti sono personaggi tangibili, reali. Figure concrete alle quali l’etichetta di “buono” o “cattivo” va particolarmente stretta. Non ci sono eroi, non ci sono mostri. Ci sono solo personaggi che mirano ad essere persone, in equilibrio – chi più chi meno – tra pregi e difetti. Se a questo aggiungiamo il fatto che l’autrice punta parecchio sull’effetto sorpresa, portando il lettore a riconsiderare le diverse figure rivelazione dopo rivelazione, è facilmente intuibile come la caratterizzazione dei personaggi di questo romanzo sia veramente complessa.
Possiamo trovarci a detestare Suzanne, e poi provare pena per lei. Stessa discorso per quanto riguarda Audrey: classificarla insopportabile a prima vista, “perdonarla” un po’ una volta scoperta la sua storia, poi etichettarla di nuovo come odiosa e infine comprendere che – al di là di tutto – ogni suo gesto aveva un perché, ed era semplicemente nella sua natura.
Due parole su Giulia sono doverose. E’ un personaggio strabiliante. Un concentrato di verve e ironia, buoni propositi e spesso pessimi risultati, con quel tocco di freschezza, di esilarante simpatia che la rende del tutto unica. Caparbia, tosta, ma anche sensibile. Questa è Giulia…o Giulietta, come spesso la chiama Max (nomignolo che inizialmente m’infastidiva ma che col passare delle pagine ha acquisito quasi un significato a parte, leggermente zuccherato ma a tratti anche nostalgico).
Roberto non mi ha particolarmente colpita, è un personaggio che ho trovato un poco insipido …Beatrice e Laura (rispettivamente amica e sorella minore di Giulia) sono le uniche due figure che non mi sono andate a genio. Le chiacchierate tra Giulia e Bea, soprattutto nella prima parte del romanzo, scivolavano un po’ nella banalità tipica di molti young adult. Il rapporto tra Giulia e Laura presentava – di tanto in tanto – lo stesso problema.
Ho invece apprezzato molto Anna, la madre di Giulia, con il suo esasperante temperamento e l’incapacità assoluta di cucinare pasti commestibili. Anche le donne Lassalle sono intriganti: su di loro ho cambiato opinione nel corso della storia, e se nei confronti di Suzanne l’antipatia si è trasformata in compassione, Harriet si è rivelata un’interessante – benché pur sempre algida e contenuta – sorpresa. Ho provato simpatia istantanea per il piccolo Paolo, e una punta di tristezza per la sua difficile situazione. Lisa l’ho adorata, è un personaggio che a mio avviso ha dato il cento per cento: un punto fermo, di riferimento per molti altri personaggi, i cui animi spesso turbolenti sembrano essere controbilanciati dalla gentile pacatezza e dalla serenità che sembrano avvolgere costantemente Lisa.
E ora, arriviamo a Max e Victor. Che – incredibile ma vero – sono schierati sì l’uno contro l’altro ma senza però essere i vertici (insieme a Giulia) del solito, banale, noiosissimo triangolo. Devo quindi dedurre che Amabile Giusti non ama i poligoni, come la sottoscritta, e questo farà senz’altro la felicità di molti lettori. In “Cuore nero” non c’è spazio per il trito e ritrito “Lui, lei e l’altro”. I rapporti sono molto più complessi, i legami vanno oltre il rapporto di parentela o il grande, unico, vero amore: ci sono rapporti che poggiano su una storia, un passato, un obiettivo comune.
Tra i due, Max è indubbiamente il mio preferito: concreto e complesso, è un personaggio che mostra con una linearità sorprendente le due facce di una stessa medaglia, una sorta di Dr.Jekyll e Mr.Hyde, come anche Giulia arriva a definirlo. Ho adorato i suoi modi di fare, spesso bruschi al limite della maleducazione, e le sue frasi secche e concise, talvolta quasi offensive. Victor è tutto il contrario, e non mi riferisco solo all’aspetto fisico o allo “schieramento” di cui fa parte: è sfuggente e impalpabile, circondato da un alone di mistero dall’inizio alla fine del romanzo.
Quanto al rapporto tra Max e Giulia, ho apprezzato il fatto che si conoscessero già. L’incontro con cui si apre il romanzo è invece quello tra Giulia e Victor…una scelta davvero interessante e azzeccata, originale e inaspettata. Perché è Max che poi torna prepotentemente sotto i riflettori, sorprendendo non poco il lettore. E’ facile cadere nel tranello e fraintendere, affibbiando il ruolo di protagonista a Victor e classificando l’incontro delle primissime pagine come la trovata più scontata e banale della terra. E invece, sorpresa sorpresa... l’autrice ha saputo vedere più in là, e nel farlo ha trovato anche il tempo di giocherellare un po’ con il lettore, depistandolo. A parte alcuni momenti nei quali Giulia ha un breve accesso glicemico (e magari un paio di uscite davvero troppo imbarazzanti del tipo “mangiami!” o “sono la tua dispensa”) per il resto ho apprezzato il fatto che passano più tempo a insultarsi a vicenda con battute al vetriolo piuttosto che a farsi gli occhi dolci. Tanto di cappello all’autrice che ha volutamente tenuto le labbra di Max ben sigillate, risparmiandogli dichiarazioni patetiche e stucchevoli e bandendo addirittura le due magiche paroline. Max rimane coerente, il suo modo di essere cambia in parte nel corso della storia ma è tutto ampiamente motivato: nonostante ciò conserva il suo carattere, senza passare da vampiro con un invidiabile autocontrollo a innamorato dal cuore di panna e complimenti smielati.
Componente fantasy del racconto sono ovviamente i vampiri e i cacciatori di vampiri, tutti impegnati nella ricerca della medesima cosa, una pietra molto particolare, le cui schegge – si è visto in un solo e unico caso – hanno un potere davvero sorprendente. Mi piace come Amabile Giusti vede i vampiri: occhi rossi, occhi incavati, pelle tirata, fisionomia praticamente deformata insomma… niente adoni sberluccicanti, ringraziando il cielo. Vampiri dal cuore nero, il sangue color pece. Creature che, se esposte al sole, non si polverizzano all’istante ma contraggono una malattia incurabile che culmina in una lenta e dolorosa “vera” morte.
Sintetizzando gli aspetti più piccoli… molto carina l’idea dei caleidoscopi. Curiosa e originale la decisione di importare così tanti personaggi dalla Francia (piccola nota: di alcune frasi si intuisce il senso, anche se non tradotte…mentre altre – per chi non mastica la lingua – rimangono un punto di domanda). Il secondo bacio tra Max e Giulia si fa attendere un po’ troppo, o è meglio dire che viene rimandato troppe volte. Il breve, brevissimo siparietto del piccolo Lionel colpisce non poco, l’idea dell’ombra della morte sulla schiena delle persone è squisitamente inquietante. Gli “uffa” di Giulia, disseminati a tre a tre, a lungo andare stancano un po’…ma tutti questi alla fine non sono che dettagli, e come tali non vanno poi ad intaccare il romanzo nel suo quadro complessivo. L’ultima parte perde forse un po’ di tono, i protagonisti fanno un po’ troppo a gara a chi si sacrifica di più per l’altro. Un piccolo tratto calante che si riprende nelle ultimissime pagine, con un finale decisamente inaspettato. Una parte di me avrebbe optato per un’altra soluzione, e contemporaneamente l’avrebbe anche bollata come “banale e scontata”. La scelta dell’autrice è stata più matura, forse difficile da far digerire ai lettori (almeno in un primo momento), ma sicuramente più giusta. E, cosa più importante, mette sì la parola “fine” alla vicenda…ma – per certi versi – può anche essere intepretata come un “arrivederci”. Io mi auguro la seconda ipotesi, ovviamente, ma se anche non fosse, “Cuore nero” resterebbe comunque un gran bel romanzo.
Quattro stelline piene piene. E considerato che gli urban fantasy ai quali cui ho attribuito un tale giudizio si possono contare sulla punta delle dita, mi sembra davvero scontato dire che ve lo consiglio caldamente!  NOTE: A questo romanzo il nostro blog ha dedicato uno speciale, che trovate qui. Mappalibro: "Cuore nero" è inserito nella lista dei libri mappati sul blog Sfogliando, alla voce numero 30 in elenco.

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