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Recensione di Alveare di Giuseppe Catozzella

Creato il 12 marzo 2015 da Leggere A Colori @leggereacolori

Recensione di Alveare di Giuseppe CatozzellaVoto:
Informazioni sul libro
Titolo:Giuseppe Catozzella
Pubblicato da:Feltrinelli
Collana:Universale Economica
Genere:Attualitá / Reportage
Formato e pagine:
Social:Goodreads
Disponibile su:
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scontato
Trama:

Un inquietante binomio lega Milano alla ‘ndrangheta. Dal lucido racconto dell’autore, emerge l’immagine di una criminalità organizzata capace di tessere un articolato intreccio di rapporti le cui maglie sono diventate, anno dopo anno, sempre più strette.


Parlando di Alveare, Marco Rovelli ha speso l’aggettivo necessario. Quando un libro è necessario? Domanda difficile, cui è certamente possibile rispondere in modi diversi. Eppure, sembra davvero di poter riconoscere in questo termine l’essenza stessa di Alveare. Perché? Perché è forte il bisogno di sentire la presenza di voci schiette, capaci di evitare le perifrasi e di ammettere che: “le api arrivano, importano il loro mercato, i loro metodi, lo fanno ovunque trovino silenzio. La ‘ndrangheta, una delle organizzazioni militari più efficienti mai esistite, assimilata ad al-Qaeda dall’Fbi, fa lo stesso.”. Ovunque trovino silenzio. Un ovunque su cui l’autore torna più volte, perché è fondamentale cancellare l’equazione che collega inevitabilmente la ’ndrangheta alla Calabria. Non è così. La criminalità organizzata è arrivata al Nord negli anni ‘50, trovando un terreno così fertile da consentirle di crescere e ramificarsi. Crescere tanto da poter costruire un immenso e silenzioso alveare. Silenzioso. Del silenzio la ‘ndrangheta ha fatto il suo principale alleato: un alleato, senza il quale, non sarebbe mai riuscita a creare un impero economico da cinquantacinque miliardi di euro l’anno nella sola Lombardia. Cantieri, droga, macchinette videopoker, usura, affitto di case popolari, smaltimento di rifiuti tossici… Tutto in mano a potenti famiglie della criminalità organizzata. Tutto. Anche l’Expo 2015, come emerge dalle intercettazioni ambientali e telefoniche, non ne è immune: “Nei prossimi cinque anni c’è l’Expo 2015. Ma sai cosa c’è da fare nei prossimi cinque anni a livello d’infrastrutture?”.

Arrivati all’ultima pagina di Alveare ci sentiamo vacillare. Dove sono le certezze? Dov’è il mondo sicuro e ordinato che conoscevamo? Non esiste? Davvero non esiste? Improvvisamente, la realtà ci appare spaventosa e ci sentiamo preda di paure e insicurezze. Fatichiamo a distinguere i contorni e a scorgere il confine che separa il vero dal falso, la luce dal buio. “Seppellire il frutto dell’economia mafiosa non solo è pudico, ma è anche ragionevole. Celare alla vista l’osceno, la matrice criminale che ogni essere umano possiede, cacciarla sotto terra, là dove riposano i morti, nel regno che non c’è.”. Per Giuseppe Catozzella questo è il vero buio, quello su cui provare, con tenacia e costanza, a riportare la luce.

Approfondimento:

“Sarebbe bello disegnare una cartografia, una topografia di tutto il tossico intombato al di sotto della città della Borsa e della moda, del design e dell’editoria.” Un tossico, letterale e metaforico, di cui Catozzella, basandosi sulla sua esperienza e grazie al sostegno delle forze dell’ordine e della magistratura, ci ha consegnato un quadro nitido e puntuale. Per questo, per i rischi che si è assunto, per il silenzio che non ha mantenuto, credo che dovremmo essergli infinitamente riconoscenti.

Mariangela Pala

Giuseppe Catozzella

iuseppe Catozzella è autore di poesie, romanzi-inchiesta, racconti e reportage. È stato a lungo consulente editoriale per la Mondadori e attualmente lavora per Giangiacomo Feltrinelli. Scrive su “L’Espresso”, “Sette”, “Il Corriere Nazionale”, “Max”, “Lo Straniero”, milanomafia.com, e ha collaborato con la trasmissione televisiva Le Iene.

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