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Recensione di Radiomorte di Gianluca Morozzi

Creato il 17 settembre 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

6 Flares 6 Flares × Recensione di Radiomorte di Gianluca MorozziRadiomorte Gianluca Morozzi
Pubblicato daGuanda
Data pubblicazione in Italia:
Formato:
Collana:Narratori della Fenice
Genere:Thriller
Pagine:
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Trama:

La famiglia Colla, composta dal padre Fabio, la mamma Patrizia, la figlia Giulia e il figlio Davide, e' la famiglia modello, da rivista patinata, la famiglia italiana che rispetta lo stereotipo della tipica famiglia americana anni 50: l'uomo capofamiglia, moglie rispettosa e sottomessa e figli ben educati. Ma il destino di queste persone subirà una svolta: con un gioco sadico, la speaker Kristel, con il tranello di un'intervista radiofonica, ha deciso che uno dei Colla morirà. E saranno loro a dover scegliere chi. Non c'è una ragione. Solo rivelando i segreti più nascosti sarà possibile guadagnare tempo prezioso prima che un gas tossico si diffonda nella stanza. Chi sopravviverà al gioco? Chi rivelerà il segreto più tremendo? Ma soprattutto, come ne uscirà la famiglia perfetta?


Radiomorte si apre citando la canzone di fine anni ’70 “if you want blood you’ve got it” ( traduzione letterale ” se vuoi il sangue, lo avrai”) di un famoso gruppo hard rock, gli Ac/Dc. Il mio primo obiettivo e’ stato quello di trovare un collegamento tra la canzone e il libro che mi stavo apprestando a leggere. Ma partiamo dal principio. Una famiglia perfetta, con la P maiuscola. Una scusa per un’ intervista radiofonica. Kristel, l’intervistatrice, che impone un gioco mortale. Questi sono gli elementi del nuovo thriller di Gianluca Morozzi, già autore fra gli altri di “Blackout”, elementi importanti che sembrano catturare subito l’attenzione del lettore. La trama richiama il film blockbuster della saga ” Saw” dove il serial killer Jigsaw costringe le vittime catturate, che si sono macchiate di comportamenti orribili verso loro stessi o gli altri, a determinate scelte che comporteranno morte o mutilazioni.

Al contrario del film, Kristel/Jigsaw e’ ben visibile, non si nasconde dietro pupazzetti in sella ad un triciclo o dentro nastri registrati. Il senso comunque e’ lo stesso, mettere la vittima di fronte ai propri sbagli e alle proprie mancanze. Morozzi utilizza un linguaggio veloce, semplice e freddo per descrivere una famiglia falsamente felice. Il lettore non riesce ad affezionarsi a nessuno dei quattro : nonostante nell’immaginario collettivo sembrino perfetti, riescono a celare una personalità malvagia e disturbata che emergerà nell’ intervista portata avanti dalla speaker radiofonica. Quattro persone, in Radiomorte, che si trovano finalmente davanti ad uno specchio e devono rivelare quello che vedono riflesso. Morozzi e’ bravo a descrivere i fatti, in modo assolutamente distaccato, impassibile ma non riesce ad approfondire la psicologia di ogni personaggio, ciò che permette quindi di scavare dentro per scoprire cosa lo spinge a comportarsi in quel modo così ripugnante. A volte i fatti narrati sembrano scontati, poco originali, soprattutto nel finale, ma non mancano alcuni colpi di scena che ” costringono” il lettore a proseguire nella lettura.

Non sconsiglio assolutamente Radiomorte di Gianluca Morozzi ma non lo ritengo un thriller completo, si sente che manca qualcosa. Ritornando alla citazione della canzone , di sangue alla fine se ne vede ben poco, non aspettatevi di trovare sofferenze fisiche e torture varie, probabilmente e’ riferito al fatto che la speaker Kristel spreme ogni personaggio fino a farlo sanguinare in senso metaforico non tanto fisico. Alla fine dell’ ultima pagina non si può dire di avere letto un libro brutto. Magari e’ consigliato come una veloce lettura in un’ estate che quest’ anno sembra non arrivare mai.

Francesco Marchina Ares



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