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Recensione di "Schegge di me" - Tahereh Mafi

Creato il 31 agosto 2013 da Annie_caffeine @annie_caffeine
Cari visitatori della Tana,
in questo sabato di fine estate voglio parlarvi di uno di quei libri che volevo leggere da tempo, ma che solo questa lunga e caldissima estate ha portato da me. Sto parlando di Schegge di me di Tahereh Mafi, primo volume di una trilogia (si, un'altra ahimé). Uscito nel 2012 per Rizzoli, conta 360 pagine e costa € 17,00 nel formato cartaceo.


TRAMA

264 giorni segregata in una cella, senza contatti con il mondo. Juliette non può parlare con nessuno, e nessuno deve avvicinarla, perché ha un potere terribile: se tocca una persona la uccide. Agli occhi dell'organizzazione che l'ha rapita il suo potere è un'arma stupefacente, per lei è una maledizione. Un giorno però nella cella viene spinto Adam. Juliette non vuole fargli del male, e così lo tiene a distanza. Ma Adam non sa del suo potere, e mentre lei dorme in preda agli incubi la prende tra le braccia per confortarla. Da quel momento tutto cambia, perché Adam, immune al tocco di Juliette, è l'unico che può accettarla così com'è. Insieme progettano la fuga, alla ricerca di un mondo che non la consideri più né un'arma né un mostro, ma una persona speciale, che con il suo potere può fare la differenza.

LA MIA OPINIONE
La mia opinione su questo libro è un po' complessa da esprimere.
Credo che sia una delle prime volte in cui mi trovo seriamente in difficoltà per parlarvi di una delle mie letture, ma ci proverò lo stesso.
Parto con il dirvi che di questo romanzo mi ha colpito prima di tutto l'ambientazione: un futuro grigio, in cui la speranza di un mondo migliore sembra essersi ormai completamente dissolta.
E' salita al potere la Restaurazione, un gruppo politico che controlla ogni aspetto della vita della popolazione, dal cibo al coprifuoco, e che certo per raggiungere i suoi scopi non usa metodi pacifici e ortodossi.
In questa situazione davvero complessa, si innesta la storia di Juliette, una ragazza di soli diciassette anni che da 264 giorni è rinchiusa in una struttura molto simile ad un manicomio, completamente isolata dal mondo. I suoi genitori non l'hanno mai voluta, il resto del mondo non l'ha mai capita o avvicinata, perché Juliette ha un dono: può uccidere una persona anche solo toccandola.
La vita nella sua cella cambia rapidamente con l'arrivo di Adam, improvviso e sconvolgente. Juliette si ricorda subito di lui, frequentavano la stessa scuola, ma lui non dà segno di riconoscerla.
L'arrivo di Adam però non è l'unica novità per la protagonista: presto verrà portata fuori dalla sua cella, finalmente libera da quelle quattro mura, e capirà anche il ruolo di Adam.
Ma la sua libertà ha delle condizioni, e ad imporle è Warner, un ragazzo crudele quanto affascinante, a capo di una divisione di soldati della Restaurazione.
Non vale la pena di approfondire ulteriormente la trama, perché finirei per rivelarvi dei particolari che meritano di essere scoperti durante la lettura, per cui passiamo ai personaggi.
Juliette è una protagonista diversa dalle solite diciassettenni che siamo abituati un po' tutti ad incontrare nei YA. E' insicura, e questa insicurezza è dovuta al suo potere, del quale ha tremendamente paura. Vede il suo "dono" come una maledizione, e per questo vuole restare lontana dalle persone, ma dall'altra parte desidera la libertà e l'abbraccio di qualcuno più di ogni altra cosa al mondo.
E' un personaggio complesso, straziato dalle condizioni in cui è costretta a vivere.
Dall'altra parte c'è Adam, un ragazzo bellissimo quanto tenero, dolce quanto coraggioso. Il suo arrivo nella cella di Juliette è provvidenziale, perché la salva da sé stessa.
I problemi arrivano proprio nel momento in cui i due si incontrano, stilisticamente parlando.
ogni incrocio di sguardi fa tremare le ginocchia della povera Juliette, che anche nei momenti più terribili non può evitare di pensare alla perfezione del corpo di Adam, o ai suoi occhi o al suo sorriso. I riferimenti alla bellezza del ragazzo arrivano anche nei momenti meno opportuni, e francamente sono poco credibili, come se fossero messi lì giusto per allungare il brodo.
D'altra parte però devo ammettere che nel descrivere i pensieri di Juliette, al di fuori delle interazioni con Adam, ho apprezzato lo stile della Mafi.
Altro elemento che ho particolarmente apprezzato è Warner, personaggio sicuramente più complesso e meglio delineato del co-protagonista maschile, che ha una vera e propria ossessione per Juliette ed il suo potere. Sicuramente aspetto di saperne di più su di lui.
E adesso è il momento del solito dilemma: continuare o non continuare a leggere questa trilogia? Al momento la risposta è sì, voglio sicuramente sapere come si evolve la storia e come si muoveranno i personaggi nel prossimo volume.

Il mio voto per questo romanzo è tre riccetti e mezzo.



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