Magazine Cultura

Recensione: Evelina e le fate, di Simona Baldelli

Creato il 25 luglio 2013 da Marta @RosaMDeserto
Buonasera lettori!
No, non sono scomparsa. Ci sono ancora. Certo, ci sono momenti in cui ho da fare o preferisco star un po' lontana dal pc, e con questo caldo poi!, ma ho concluso un'altra emozionante lettura, che voglio consigliarvi davvero di cuore. Si tratta di un romanzo storico, pervaso da tratti di superstizione e fantasia che si amalgano perfettamente. Una finestra sulla seconda guerra mondiale narrata dal punto di vista di una bambina di soli cinque anni, che vive in un paesino in provincia di Pesaro. Una realtà spesso sconosciuta che rivive in queste pagine, emoziona e fa riflettere.
Un esordio maturo e ben riuscito che vi invito a leggere!
Vi lascio ogni informazione a riguardo e i miei pensieri, nella speranza, come sempre, di essere stata il più chiara possibile.
Immagine Evelina e le fate, Simona Baldelli
Editore: Giunti
Pagine: 252
Prezzo: 12 euro
Data di pubblicazione: 6 marzo 2013
Consigliato? Assolutamente sì. E' una storia che consiglio a tutti di leggere. Un punto di vista diverso e tenerissimo su uno dei periodi più brutti che l'Italia ha attraversato: la seconda guerra mondiale. Evelina entrerà nella vostra vita con tutta la sua ingenuità e amabilità e non potrete fare a meno di donarle un pezzo del vostro cuore.

Valutazione Immagine Coinvolgente. Dolce. A tratti straziante. Evelina ha conquistato il mio cuore. Trama:
Evelina e le fate è la storia di una bambina di cinque anni che vede con gli occhi della sua età quello che accade intorno a lei. Il libro si apre su una scena memorabile, l’ arrivo degli sfollati. A Evelina pare che dalla neve stiano uscendo le anime dei morti. In un succedersi incalzante di vicende e colpi di scena, sulle colline attraversate dalla Linea Gotica alle spalle di Pesaro, in attesa dell’arrivo degli alleati, trascorre l’ ultimo anno della seconda guerra mondiale e travolge tutta la famiglia di Evelina, padre e madre molto malata, i fratelli, e il segreto di una bambina ebrea nascosta sotto una botola dentro la stalla. A Evelina si accompagnano, premurose e materne, due fate: la Nera, dai tratti cupi, e la Scèpa, la fata allegra, colorata, con una veste a fiori, che ride sempre. Nei dintorni del casolare si aggirano i partigiani, e il lorocapo, il Toscano, ottiene dal padre di Evelina, che simpatizza con loro, del cibo. Evelina e i suoi fratelli trovano il cadavere di un tedesco, e la Nera li fa scappare in tempo, spingendoli a nascondersi, pochi attimi prima dell’ arrivo dei soldati tedeschi. Realtà e magia si mescolano e si intrecciano in questo esordio denso e maturo, facendo rivivere il mondo contadino e insieme quello delle fiabe antiche con l’ intrico complesso della guerra civile e di quella mondiale. Lo stile asciutto che l’ autrice sa ben controllare è arricchito dall’ inserimento di elementi dialettali che rendono il racconto più reale: sono parole magiche, parole amuleti, filastrocche, che aprono la porta al sogno o alla profezia. Evelina prende per mano il lettore e lo introduce in un passato fabuloso e tragico che costeggia l’ invisibile e riscrive alcuniepisodi della grande Storia con accenti nuovi.
Recensione:
Evelina cercava la pace e il silenzio.
Per quello si svegliava prima di tutti. Prima del padre che andava presto nei campi, prima della madre e della nonna che facevano le faccende, prima dei fratelli più grandi che andavano a scuola e di quelli più piccoli che invece dormivano fino a tardi. Certe mattine si svegliava persino prima del gallo. Le piaceva stare un po’ alla finestra della camera e guardare Candelara. Quella mattina si vedevano solo i rami nudi del noce che spuntavano appena in mezzo al bianco.
Poi le sembrò che la neve si muovesse.
Immagine Ci sono piccole perle preziose che spesso rischiano di non essere viste, ma quando i miei occhi e il mio cuore hanno intravisto questo libro, tra la moltitudine di titoli che si trovano in giro per il web, ne sono rimasta subito attratta. Grazie alla gentilezza unica dell'autrice, ne ho avuta una copia, e non finirò mai di ringraziarla per questa possibilità. Soprattutto, per avermi fatto conoscere la dolce Evelina, che ha conquistato subito, sin dalle prime pagine, un pezzo del mio cuore.
Evelina è una bambina di cinque anni, che abita in un casolare di Candelara, un piccolo paese del pesarese. Vive con la sua famiglia, composta dal padre, dalla madre molto malata, dalla nonna e dai suoi fratelli: Piero, Carla, Fulvio e la piccola Anna. Altre due figure, però, risultano essenziali: due fate, che possono essere viste solo dalla sua famiglia, la Nera e la Scèpa, una sorta di angeli custodi, che si occupano di loro e li aiutano nei momenti di difficoltà.
La Nera appare come una figura d'ombra, a tratti spaventa, ma in realtà è dotata di una bontà unica. La Scèpa, invece, è bionda, perennemente allegra, con un sorriso sdentato che non svanisce quasi mai.
La vita di Evelina scorre sempre uguale, basata sui lavori della terra. Nonostante la sua tenera età, infatti, si dimostra efficiente e pronta ad aiutare i famigliari in ogni mestiere. Evelina è praticamente nata con la guerra, e non ha mai conosciuto realmente la pace.
Ma la loro apparente tranquillità è destabilizzata non solo dalla guerra, che colpisce anche i paesi più piccoli, ma anche dall'arrivo degli sfollati: uomini, donne e bambini che sembrano comparire dalla neve, e che il padre di Evelina ospita nel magazzino.
Un giorno, Evelina, nel tentativo di ritrovare un ciondolo smarrito, s'imbatte su una botola nella stalla e scopre una presenza particolare. In quel luogo angusto e ristretto, c'è Sara, una bambina poco più grande di lei, che dice di essere una principessa che però non può essere vista da nessuno, altrimenti chi la vede muore. Tra le due bambine si crea un legame unico, un'amicizia speciale, che porterà Evelina a far di tutto pur di aiutare la piccola principessa.
Candelara sarà sconvolta ben presto dalla guerra. Tra bombardamenti, la presenza sulle colline dei partigiani guidati dal Toscano - che aiuteranno anche il padre di Evelina e gli sfollati - e la presenza di tedeschi, le loro vite saranno scosse da una serie di eventi spiacevoli, ma la storia sarà arricchita anche di particolari che la rendono reale, viva, pulsante. Alla realtà, però, si unisce una fantasia particolare, con la presenza delle fate e di altre creature, che doneranno una visione più particolare di uno degli eventi più tristi della nostra storia.

Immagine Ho letto molti libri sull'argomento, ma mai una visione simile. Il punto di vista di una bambina di soli cinque anni permette di affrontare l'evento da un'angolazione diversa, più particolare e unica. Un misto di ingenuità, tenerezza, e fantasia impregnano il racconto, e devo ammettere che per quasi tutto il libro non ho fatto altro che sorridere. Un sorriso che svanisce in alcuni tratti, in descrizioni violente che però devono esserci, perché realmente accadute, e non frutto di una mera fantasia.
Simona Baldelli descrive tutto con uno stile diretto ed essenziale, a tratti ingenuo, ma perfettamente in linea con lo spirito di una bambina ancora analfabeta, che ha ancora un mondo intero da conoscere. L'ingenuità di Evelina ci permette di ridere divertiti di fronte ad alcune descrizioni, ma in altre, lo stomaco si contorce nel seguire con i suoi occhi l'aspetto più crudele e malvagio dell'uomo, della guerra in sè. Nell'osservare uomini morti, Evelina quasi non comprende. Vede la prima volta di persona la morte davanti a sé, e cerca di comprendere, di immedesimarsi, ma è una bambina, e non dovrebbe imbattersi in certe cose.
I personaggi sono caratterizzati davvero molto bene. E' facile immaginare la famigliola di campagna, presa dai riti della terra e delle stagioni. La loro miseria, ma anche la forza che li spinge ad andare avanti. Ci sono persone davvero odiose, come una degli sfollati, la madre di Luigi (un bambino che farà amicizia con Evelina e i fratelli), che incarna la cattiveria, ma anche la paura e la mancanza di coraggio. Una donna che pur di tornare a vivere bene, e pensare a se stessa, non ci mette niente a commettere atti ignobili, e vorresti quasi tirarla per i capelli.
Ma tra tutti - sfollati, bambini, partigiani e famiglia - spicca la figura meravigliosa di Evelina. Già dal primo incontro sembra entrare nel tuo cuore, a piccoli passi, e sfiorare le corde della tua anima. Evelina ha cinque anni, non sa quasi nulla della vita e della guerra, è analfabeta, ma si dimostra sovente molto più matura e coraggiosa di molti adulti. Ha un cuore puro e generoso. E' pronta a rischiare pur di aiutare le persone che contano su di lei e a cui vuol bene. Ha la spensieratezza tipica dei bambini, ma anche una mente libera da pregiudizi o cattiverie.
E' meravigliosa. Davvero meravigliosa.
Un altro personaggio che ho molto apprezzato è Angela. Una ragazza che rischia la sua vita per una causa non sua, per qualcuno molto distante da lei. Dimostra coraggio, determinazione, e spirito di sacrificio. Non vi svelo troppo per non rischiare di rovinarvi la lettura, ma leggendo capirete.
Anche la figura del Toscano, il capo dei partigiani, è molto affascinante. Uomini che arrivano da altre regioni, lasciando le loro famiglie, e che mettono a rischio le loro vite, pur di liberare il popolo e l'Italia dall'oppressione, da una dittatura assurda, da una violenza che disprezza l'uomo, che lo umilia, che porta solo alla distruzione.

Immagine Un aspetto originale, a mio avviso, ma che per altri potrebbe sembrare un po' arduo, è l'uso del dialetto del posto. Per chi non è marchigiano, o forse sarebbe meglio dire di Pesaro, può risultare difficile comprendere ciò che dicono. Però a mio avviso è un punto vincente. Ammetto che essendo anch'io marchigiana, anche se del sud della regione, non ho trovato troppe difficoltà a comprendere il senso delle loro parole. Trovo che questa scelta, anche se per taluni forse azzardata, sia perfetta per i personaggi. La famiglia di Evelina, è povera, non sono signoroni che hanno studiato, e vivono la loro vita contadina con ciò che hanno, portando avanti le proprie tradizioni. E' una scelta  adeguata.
La presenza delle fate è meravigliosa. Ebbene, sì, lo ammetto. Io amo la scelta di queste figure, e quindi sono fortemente attratta da tutti quei romanzi in cui compaiono. Simona Baldelli, nel suo romanzo d'esordio, ce ne da una visione diversa. Qui non troviamo le fate quali figure splendide e ammalianti, ma creature strane, e apparentemente minacciose o sgradevoli, che si rivelano però - come già detto - come una sorta di angeli custodi della famiglia di Evelina. Più di una volta, infatti, grazie alla loro presenza, Evelina e i suoi, riusciranno a cavarsela in situazioni in cui rischiano davvero la vita.
Vi lascio la loro descrizione, per conoscerle meglio, ma potete vederle anche nelle immagini che ho postato e preso dal booktrailer che troverete in fondo a questo post.

"Là, nella penombra dell'ingresso stava la Nera.
Aveva gli occhi lucidi, due olive sotto sale, mori, più neri dello scialle e del vestito che portava e la faccia sempre scura che nessuno sapeva se avevano cominciato a chiamarla Nera per via del colore dell'abito o per quel grugno sempre serio. Quando c'era lei tutti si comportavano come si deve, niente risolini, scherzi o sciapate, perché ne avevano soggezione."
"La Scèpa era bionda, portava un vestitino leggero di cotone a fiorellini, e i capelli sciolti, che arrivavano poco sopra le spalle, le ballavano intorno alla faccia.

La Scèpa era anche bellina però non aveva i denti davanti ed infatti quando rideva si copriva la faccia con la mano, perché si vergognava di quella bocca sdentata. Rideva, anche se non c'era niente da ridere e per quello la nonna, quando l'aveva vista la prima volta, si era domandata: «Co' l'ha j' avrà da rida 'sta sciapena?» e allora avevano cominciato a chiamarla così, la Scèpa."
Evelina e le fate è un romanzo coinvolgente, una piccola perla preziosa che non va dimenticata. E' un romanzo che cerca di non far dimenticare un passato terribile che non deve tornare nel presente, ma che deve servire sempre da monito e da ricordo. Una pagina della nostra storia davvero triste e orribile, scritta seguendo lo sguardo curioso e ingenuo di una bambina speciale, che ha la capacità rara di vedere le fate e di far volare la sua fantasia.
Tramite un intreccio di storia vera, fiabe e superstizioni, possiamo scoprire la realtà di un paese piccolo, che ha dovuto affrontare ugualmente la guerra. In cui persone hanno sofferto realmente, ma hanno lottato per poter vivere.
E' una storia magica, che regala al lettore non solo una gran tenerezza, ma anche episodi quotidiani che appartengono al passato dei nostri nonni o dei nostri genitori. Mi sono ritrovata, ad esempio, a sorridere nel leggere delle donne che cantano una particolare canzone mentre vanno a lavare i panni nel fiume. Una canzone che sovente mia madre e mia nonna cantano ancora.
"Te lo stendo su un ramo di rose,
te lo stendo su un ramo di rose,
te lo stendo su un ramo di rose,
per ogni spina è un bacino d'amor."

Ma anche la presenza di particolari superstizioni che nel mio paesino persistono ancora, come quella sorta di rituale con l'olio e l'acqua per scacciare il malocchio.
Sono situazioni quotidiane, superstizioni che ancora vivono, che rendono davvero reale la storia.
Insomma, che dire di questo libro ancora? Io l'ho trovato davvero delizioso. Si legge facilmente, donando magari un'attenzione particolare ai dialoghi in dialetto, e riesce a coinvolgerti ed emozionarti davvero tanto. Fa anche riflettere molto, in particolare ho trovato delle frasi davvero cariche di significati.

"Se pensiamo che le cose ci riguardano solo quando ci toccano, siamo tutti colpevoli. Bisogna stabilire che cosa è giusto e che cosa non lo è, e non badare solo a quello che ci conviene."
"Ci sarà un buon governo solo quando i filosofi diventeranno re o i re diventeranno filosofi. Invece andrà a finire che passeremo da un duce all'altro solo per non fare la fatica di dover pensare con la nostra testa."

Completo dicendo che l'edizione della Giunti è davvero ben curata, non ho trovato refusi se non uno scambio di nomi (a pagina 224, anziché trovare "... si vedeva ancora davanti agli occhi l'Angela e Peppe che splendevano...", c'è scritto "la Sara").
Bellissima la copertina che mi ha subito attirata, con quell'adorabile bambina, su uno sfondo azzurro, ma con tracce evidenti della guerra e dei bombardamenti.
Un'opera d'esordio davvero unica, che va letta e apprezzata. Finalista del Premio Calvino 2012.
Immagine Autore:
Simona Baldelli è nata a Pesaro e vive a Roma.
Questo è il suo primo romanzo, finalista al Premio Calvino 2012.


Booktrailer

Immagine Allora, cosa ne pensate? Qualcuno di voi lo ha già letto?

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :