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Recensione "Io mi chiamo Yorsh" di Silvana De Mari

Creato il 07 dicembre 2011 da Alessandraz @RedazioneDiario

Recensione "Io mi chiamo Yorsh" di Silvana De Mari

Pubblicato da Elena Bigoni Il 3 novembre è uscito per la casa editrice Fanucci “Io mi chiamo Yorsh”, prequel del ciclo nato con L’ultimo elfo. Una storia che lascia il segno e che cambierà la vostra visione del mondo. 
Recensione Titolo: Io mi Chiamo Yorsh  Autore: Silvana De Mari  Casa Editrice: Fanucci 
Genere: Fantasy 
Pagine: 208 
Costo: 9,90 euro 
Data di pubblicazione: 03/11/2011 
Trama
Ognuno può essere un principe. Ognuno può essere quello che fa la differenza. Oppure il più grande. O il più debole. L’eroe o l’ultimo dei miserabili. Io mi chiamo Yorsh, ho lo stesso nome dell’ultimo degli Elfi ma sono colui che è venuto prima. Io sono il frutto di un mondo devastato dall’ingiustizia e dalla rabbia, perché chi semina violenza, raccoglie solo odio. Io mi chiamo Yorsh e sul mio nome costruiranno la speranza di un mondo libero dal male e ‘ricoperto di papaveri’. 
RECENSIONE  “Perché una storia abbia senso deve essere raccontata dall’origine. Ma, cosa ancora più importante, occorre che vi racconti la storia del mondo degli uomini, di come siamo caduti. Il racconto di come ci siamo rialzati appartiene a un altro: anche lui si chiama Yorsh” 

Silvana De Mari ci affascina con una nuova storia: intensa, malinconica e struggente. Attraverso le sue parole, il genere fantastico raggiunge nuove vette. Yorsh non è solo un personaggio letterario ma è una parte di ognuno di noi, la parte che non vogliamo vedere che teniamo celata ma che ci appartiene sin nel profondo. Yorsh è un personaggio scomodo perché attraverso di lui, noi possiamo vedere ciò che siamo e ciò che potremmo diventare se ci lasciamo trascinare dalla mediocrità, l’invidia e l’odio. 

“Raccontare io stesso la mia storia è un favore concesso solo agli eroi, eroe è colui che è morto combattendo per coloro che amava. Sono diventato eroe il giorno della mia morte, fino ad allora sono stato un cialtrone, uno dei cattivi, non uno dei simpatici, preferisco chiarirlo subito, non vorrei che ci fossero inutili illusioni.”

Yorsh è un umano, un reietto che ha scelto di essere tale perché non ha voluto vedere cosa di pregevole c’era nella sua vita, nella sua essenza. Si è lasciato trascinare dagli eventi, dalla sua inattività, dalla sua pigrizia e ignoranza. Attraverso gli occhi di Yorsh, l’umano, conosciamo il mondo prima della nascita del più conosciuto Yorsh, l’ultimo elfo, colui che porterà il primo germoglio di speranza in un mondo di intolleranza, paura, disperazione e tirannia. Nelle “terre note” la pioggia imperversa, gli antichi fasti sono ormai solo leggende, la carestia dilaga e lo strapotere di pochi nobili piega le schiene di chi già non ha nulla. In questo clima è facile che l’intolleranza dilaghi, la paura e l’ignoranza fomentino l’odio degli uomini contro coloro che hanno un potere sconosciuto, gli elfi, essi diventano capro espiatorio di ogni colpa, di ogni malattia, di ogni bimbo morto. Cominciano così le vessazioni, i saccheggi, la distruzione e la ghettizzazione di un intero popolo. Yorsh, che fino al quel momento si era sentito l’ultimo degli ultimi, il peggiore tra i peggiori, diventa l’arma, il braccio armato del potere. Fomentato dal sentimento di inferiorità, di malsana redenzione, di odio e risentimento si dedicherà alacremente alla distruzione di un popolo troppo pacifico ed emotivo per potersi difendere. 


"C'è una gioia indescrivibile nel dare fuoco a quello che avresti voluto avere e non hai avuto. L'uomo distrugge quello che ama, o quello che avrebe amato se avesse potuto"

Silvana De Mari crea una storia intensa ed epica, narrando la vicenda in prima persona, ma soprattutto, usando uno stile narrativo vagamente aulico, riesce a coinvolgere il lettore sin dalle prime battute trasportandolo in un altro tempo, nel passato, quando i miti e le leggende venivano raccontate oralmenteIl lettore si sente profondamente partecipe delle vicende del giovane protagonista e attraverso la sua storia ha la possibilità di riflettere non solo su temi fortemente attuali, morali ed etiche. Yorsh, l’umano, sembra essere lo specchio di Yorsh l’elfo: tanto il secondo attraverso il suo candore inziale e la sua maturazione nel proseguo della narrazione cerca di mostrare agli esseri umani il loro lato umano, così Yorsh rappresenta le declinazione più negative, le insicurezze più profonde e le paure più ataviche. Il personaggio di Yorsh è comunque un personaggio di speranza, non per se stesso, ma per il lettore che rispecchiandosi negli errori commessi dal protagonista può trovare una strada per migliorarsi e mutare

“Comunque non lamentatevi. O inevitabilmente sposterete il vostro sguardo da quello che rende la vostra vita ricca e degna di essere vissuta a quello che vi dà dolore. E il bene allora, visto che non lo guardate, comincerà a scivolare via, ad allontanarsi da voi, a perdersi, a dissolversi, a confondersi con le ombre. Il dolore si ingigantirà.” 

Io mi chiamo Yorsh non è sola un’avventura fantasy, ma è un’attenta critica al mondo moderno, alla pochezza delle gente che ha ormai perso il vero valore da attribuire alla vita e alle proprie priorità. Dando voce agli invisibili, meri strumenti, la De Mari denuncia un mondo, un modo di vivere e un modo di essere dove la paura, l’incertezza, il senso di inferiorità e la scelta di perseguire falsi valori paralizzano il protagonista portandolo a scegliere strade più veloci ma forse meno giuste. La scelta di raccontare la vicenda dal suo epilogo mostrano al lettore la forza e l’importanza di un gesto fatto per il giusto motivo. Quell’unico gesto mostra come in ogni momento la vita meriti di essere vissuta nella sua totalità e come ognuno di noi debba trovare in sè la forza di cambiare e migliorarsi e lottare contro le barbarie. Con questo libro l’autrice dimostra la meravigliosa capacità delle parole di arrivare direttamente al cuore, all’animo e alla coscienza del lettore


C'è un consolatore. E questo è il mio decimo pezzetto di conoscenza, e con questo fanno dieci, il numero di Dio, il numero di n uomo e di una donna che si stanno amando, perchè altro figlio possa nascere e ci sia un'altra creatura in cui l'infinito si incarni per prendere coscienza di sè stesso. è l'amore che muove tutto, io voi, il sole e le altre stelle. 
Opere 2000- L' ultima stella a destra della luna (Salani Editore)
2003- La bestia e la bella (Salani Editore)
2004- L'ultimo Elfo (Salani Editore)
2005- L'ultimo Orco (Salani Editore)
2007- Il drago come realtà (Salani Editore)
2008- Gli ultimi incantesimi (Salani Editore)
2009- Il cavaliere, la strega, la morte e il diavolo (Lindau)
2009- Il gatto dagli occhi d'oro (Fanucci editore)
2010- L'ultima profezia del mondo degli uomini (Fanucci editore)
2011- Io mi chiamo Yorsh (Fanucci editore)
L’ AUTRICE: 
Recensione
Silvana de Mari è nata nel 1953 in provincia di Caserta e vive sulle colline di Torino. Laureata in medicina, ha esercitato come chirurgo in Italia e in Etiopia come volontaria e oggi si occupa di psicoterapia. I suoi libri sono stati tradotti in venti lingue. Ha ricevuto i premi Andersen nel 2004, Bancarellino nel 2005, Immaginaire per il miglior libro Fantasy nel 2005 e il premio ALA (American Library Association) come miglior libro straniero nel 2006 per il romanzo L’ultimo Elfo (Salani, 2004), tradotto in tutto il mondo; con L’ultimo Orco ha ricevuto nel 2005 il premio IBBY (International Board on Books for Young People). Fanucci Editore ha pubblicato anche L’ultima profezia del mondo degli Uomini (2010) — che chiude la saga già avviata dall’editore Salani con L’ultimo Elfo, L’ultimo Orco e Gli ultimi incantesimi — e, nel 2009, Il Gatto dagli occhi d’oro.

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