Magazine Cultura

Recensione "La Festa di Orfeo" di Javier Marquez Sanchez

Creato il 04 giugno 2011 da Alessandraz @RedazioneDiario
Cari amici e amiche, 
eccomi a voi dopo un bel po' per una nuova, appetitosa recensioneE questa volta si parlerà di cinema, sangue e horror. Protagonisti di questa nuova vicenda targata Gargoyle è una pellicola dalle origini demoniache, un ispettore di Scotland Yard che ricorda molto da vicino Sherlock Holmes e un attore... un attore che amo moltissimo, visto che ho passato tante sere d'estate della mia infanzia a vedere i suoi film assieme al mio papà: Peter Cushing. 


Trama:
Inghilterra, 1956. Il governo britannico e' sconcertato di fronte agli orribili delitti avvenuti in una contea alla frontiera scozzese. Del caso sono incaricati Andrew Carmichael, un ispettore di Scotland Yard specializzato in crimini 'anomali', e il suo giovane collega, il detective Harry Logan. Nello stesso tempo, una piccola casa cinematografica, la Hammer Films, ha deciso di cimentarsi nel rilancio del cinema horror producendo una innovativa versione a colori di Frankenstein. Ne sara' protagonista l’attore televisivo Peter Cushing, che viene invitato a prepararsi per la parte consultando alcuni specialisti al fine di ricercare le radici della paura umana. Le strade dei poliziotti e dell’attore finiranno per incrociarsi fatalmente lungo una pista che conduce a La fête du Monsieur Orphée, una misteriosa pellicola risalente agli anni del cinema muto, che sembra seminare una lunga, sanguinosa scia di morte e distruzione.
RECENSIONEAplomb britannico, fascino dell'occulto e una certa dose di suspense sono gli ingredienti che fanno della Festa di Orfeo un libro piacevolissimo. Ma vi è anche un valore aggiunto, dato dallo straordinario numero di citazioni cinematografiche che impregnano l'intera opera rendendola un piccolo gioiello per cinefili. Io ne ho trovato alcune, ma sono sicura che un appassionato di cinema più preparato di me potrà coglierne molte altre.
La storia si incardina su due binari che si uniscono sovrapponendosi nell'ultimo terzo del volume. Da una parte abbiamo l'ispettore Carmichael e il suo collega Harry Logan. I due personaggi hanno una dialettica e un rapporto molto simile alla coppia Sherlock Holmes -Watson, così come è stata fissata nell'immaginario collettivo dai film interpretati proprio da Peter Cushing. Di certo rappresentano una scoperta allusione al rapporto discente-docente, che caratterizza le pellicole della Hammer su Sherlock Holmes.  
Li vediamo subito in azione, in una scena del crimine tra le più orribili che si possa immaginare. Un intero paese nelle Lowlands è stato sterminato. Gli adulti sono stati fatti a pezzi, le donne seviziate e brutalizzate... e tutto ad opera dei propri figli, dei bambini e dei ragazzi del villaggio che, dopo la mattanza, hanno ucciso il parroco e si sono suicidati in massa sopra una pira purificatrice. L'ultima cosa che questi poveri bambini hanno fatto è stata vedere un film, una strana pellicola non impressionata che, si scopre nel corso della narrazione, è stata ritrovata in una grotta sulle Highlands circondata da crocifissi e oggetti sacri. Un tecnico che la custodisce finisce ucciso e un perito cinematografico, chiamato a visionare la pellicola, stermina la sua famiglia. 
A quel punto Carmichael, esperto di fenomeni paranormali e di omicidi legati al satanismo, si trova dinanzi al muro di gomma dato dai suoi superiori. Nessuno vuole parlare a lungo di questo caso così efferato e anzi, il poliziotto viene invitato a lasciar perdere il caso. 
Dall'altra, troviamo un giovane attore che ha legato gran parte della sua carriera alla televisione, (e non una qualunque: la BBC) e al teatro shakesperiano. Peter Cushing.
All'inizio della storia, egli assieme alla moglie e al suo agente si trova al mare. L'uomo è crucciato: la carriera è in stasi e la moglie, Helen, è malata di tubercolosi. Il suo amico ed agente, allora, gli fa una proposta: un film horror, genere visto con aperto disprezzo dalla critica ufficiale, girato da una piccola ma battagliera casa cinematografica di qualità, la Hammer film. L'idea è quella di portare sul grande schermo la storia di Frankenstein, avvalendosi di una diversa chiave di lettura: non il sensazionalismo dato dalla figura del mostro, ma il rapporto tra creatore e creatura, tra il barone e il frutto dell'esperimento. Alla Hammer vogliono un attore capace di trasmettere la paura, attraverso l'interpretazione sullo schermo dei reali timori degli spettatori. Tutti sono ossessionati dalla morte delle persone che amano, tutti temono il senso di vuoto e di perdita. Tutti temono il male. A Cushing si chiede qualcosa di assolutamente nuovo: un'interpretazione realistica con chiare finalità catartiche. L'attore è conquistato e insieme perplesso all'idea. Trasmettere la paura? E come? La risposta è una sola: andando alle radici del male.
Se si indaga profondamente su tutti i mali di questo universo, arriverà sempre alla stessa conclusione: il Maligno.Pensi a tutte le creature mostruose partorite dalla fantasia dell'uomo: Dracula, l'uomo lupo o la Mummia... Tutte traggono origine da una rivolta contro Dio o da un patto di sangue con qualche essere diabolico. ,a quante storie conosce che affrontino il tema del satanismo? Sicuramente pochissime. Una cosa è spaventare, un'altra è giocare con il fuoco. La maggior paura di qualsiasi essere umano è trovarsi faccia a faccia con Lucifero.
Regista e produttore gli suggeriscono di rivolgersi a uno studioso di antropologia e di occultismo, ossia il professor Alberline. Quest'uomo scorbutico, assolutamente incurante del giudizio altrui e dedito ad una vita di studi solitari (molto simile al padre di Indiana Jones nell'abbigliamento e nelle risposte taglienti), collabora di malavoglia con l'attore; addirittura, lo mette alla porta nel momento in cui la sua assistente, la dottoressa Pearson, una donna bella quanto sarcastica, introduce l'argomento proibito: una pellicola girata negli anni '30 a Hollywood. Produttore, il diavolo in persona. La festa di Orfeo.


Cushing è profondamente a disagio e preferirebbe di gran lunga lasciar perdere questo tipo di "approfondimento", ma la dottoressa Pearson riesce a fissargli un appuntamento con un misterioso e chiacchierato lord, un collezionista di oggetti a dir poco strani: Sherrinford Meinster. 


Ma non è solo Cushing che si rivolge ad Alberline. Anche Carmichael e Logan si rivolgono a lui, specie dopo aver capito che la misteriosa pellicola ritrovata sul luogo della strage reca con sé una scia di morte e distruzione senza pari. Chiunque la veda compie omicidi orrendi o si abbandona a nefandezze terribili...
L'Autore, erede della tradizione della letteratura horror spagnola, riesce a catturare l'attenzione del lettore grazie a una narrazione pulita e priva di cali di tensione, che mescola uno stile vagamente "retrò" ad una sapiente caratterizzazione dei personaggi attraverso i dialoghi, sempre tesi e brillanti. 
In alcuni passaggi, infatti, il testo ha più caratteri simili ad una sceneggiatura che a un testo letterario. L'esito - felice - è quello di ottenere uno scritto dall'impatto fortemente visivo, dove l'immaginazione del lettore è guidata passo passo, senza nulla togliere alla fantasia. 


La scrittura di Marquez Sanchez è descrittiva ma non pesante, grazie a un registro linguistico che usa toni impregnati di Britishness (con cui io, ovviamente, vado a nozze, ma questo già lo sapete...). In verità, questo è stato uno degli aspetti che maggiormente mi ha colpito: l'Autore è riuscito a usare stilemi tipici delle ambientazioni inglesi presenti in molti film degli anni Cinquanta pur usando un linguaggio moderno, mai volgare o fuori tono
Come accennavo in apertura, lo Scrittore ha disseminato la vicenda di piccoli (e grandi) riferimenti cinematografici: dalla comparsa di Boris Karloff nel corso delle riprese ala citazione di The skull, il Teschio, film girato da Cushing nella parte di parte di un collezionista stregato dal teschio di De Sade, fino ai riferimenti ai film che la Hammer avrebbe girato successivamente e che rappresentano delle vere e proprie pietre miliari del genere: Dracula con Christopher Lee (IL Vampiro del cinema per eccellenza!!!) Le spose di Dracula, la maschera di Frankenstein e, sopratutto i tre film dedicati a Sherlock HolmesNon a caso, in copertina troviamo il viso di Peter Cushing nella sua interpretazione di "La furia dei Baskerville", film che lo rese icona e volto del più celebre investigatore inglese di tutti i tempi. 
Non dobbiamo dimenticare che l'horror cinematografico anglosassone rappresenta il punto di partenza per la letteratura e la filmografia di genere, che puntavano la loro attenzione sull'approfondimento psicologico e sulla ricerca dell'horror come motore per sollecitare la paura al livello più profondo. La scelta di avvalersi di un attore dalla solida formazione teatrale come Peter Cushing fu essenziale per lo sviluppo di questo filone, ben lontano dallo splatter strizzabudella della cinematografia americana. Questo attore dal viso angoloso, ma dal carattere gentile, aveva la grandissima capacità di trasmettere le differenti declinazione della paura, dell'orrore e dell'ossessione.
La grande bravura dell'Autore è stata quella di filtrare suggestioni cinematografiche e letterarie creando un prodotto originale. L'idea della pellicola stregata (o del libro, o dell'oggetto maledetto) è un topos della letteratura di genere, citato persino in uno dei volumi del fumetto Dampyr della Bonelli editore ( "Lo schermo demoniaco"); Marques Sanchez ha avuto la grande intelligenza di inserire elementi, quali un protagonista che è anche una figura reale insieme con personaggi di fantasia, mescolando tutto con un tocco di suspense  e una buona dose di approfondimento psicologico, rendendo la narrazione avvincente fino all'ultima pagina.
Davvero belle le sequenze finali dell'assalto a Scotland Yard (che mi ha ricordato la notte dei morti viventi di Romero) e la scena conclusiva, con lo scontro nella dimora di Sherrinford. In questi passaggi, il ritmo narrativo è serrato, secco, assolutamente cinematografico, tanto da comporre un'unica scena, quasi girata con telecamera a spalla.
Un libro agile e piacevolissimo, che vale davvero la pena di leggere, anche solo per sentire il profumo di un'epoca d'oro del cinema che non tornerà più. Chiamatemi pure nostalgica, ma è così. Adoro i film della Hammer e quelli con Peter Cushing in particolare (sapete che ha girato anche due film "non canon" del Doctor who? Brilliant!). Se volete saperne di più su questo attore che ha fatto grande il cinema inglese, leggete pure qui la sua biografia.
Infine, un'ultima considerazione: chapeaux alla Gargoyle, che negli ultimi tempi non ha sbagliato un colpo. Pochi volumi, validissimi e ben scritti, curati nella grafica e nell'apparato di note. Se proprio devo muovere un appunto, quello riguarda i caratteri di stampa: sono decisamente troppo piccoli per una lettrice notturna come me. Per il resto, credo che i lettori non possano chiedere di meglio.
L'AUTORE:
Nato a Siviglia nel 1978, Javier Marquez Sanchez si definisce scrittore per vocazione e giornalista per necessità. Racconta di essersi formato con le avventure dei supereroi alla Superman e dei leggendari cowboys dello schermo, per dedicare l’adolescenza all’approfondimento della cultura cinematografica (i suoi registi preferiti sono John Ford, Woody Allen e García Berlanga) e della musica folk-rock degli anni Sessanta. Fra le fonti letterarie, cita Verne, Conan Doyle, Hemingway, Bukowski, Auster, Asimov. Attualmente e' vicedirettore della rivista Cambio 16 e collabora con varie altre testate. La festa di Orfeo e' il suo primo romanzo, dopo aver pubblicato alcuni saggi di successo dedicati a Bruce Springsteen, Neil Young, Paul Simon ed Elvis Priesley. 

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :