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Recensione libro: La ragazza con l’orecchino di perla

Creato il 08 giugno 2012 da Susy @_talkischeap_

Recensione e riassunto del libro La ragazza con l'orecchino di perla.

La ragazza con l’orecchino di perla, celebre romanzo di Tracy Chevalier, scrittrice statunitense originaria di Washington, prende spunto dal languido ed enigmatico ritratto intitolato “La ragazza col turbante”, opera del famoso pittore olandese Johannes Vermeer.

Il romanzo, incentrato principalmente sulla storia del dipinto e sul rapporto artista/musa è ambientato nella Delft del XVII sec, città natale del pittore e della giovane Griet, figlia di uno dei più rinomati decoratori di piastrelle della città, privato degli occhi e del lavoro a causa di un incidente. Proprio nella casa di Griet, nella zona protestante della città ha inizio la storia che la vedrà protagonista di uno dei capolavori dell’arte. È un giorno come un altro e la ragazza è in cucina a sistemare le verdure, quando il silenzio è interrotto da voci decisamente insolite, voci che suggeriscono “immagini di tappeti preziosi, libri, perle e pellicce”. Sull’uscio compaiono improvvisamente due figure: un uomo dagli occhi grigi e una donna. Sono il pittore Johannes Vermeer e sua moglie Catharina, ricchi abitanti del Quartiere dei Papisti, realtà tanto vicina quanto lontana dalla sedicenne Griet e dal suo mondo.

A seguito di quell’incontro, la ragazza apprende dalla madre il suo destino: andare a servizio dei Vermeer per svolgere le pulizie nell’atelier del pittore. Il romanzo ci conduce là dove l’arte è divisa dalle passioni scatenate da una linea sottile tra Vermeer e Griet, l’artista e la serva, l’amato e l’amante, l’uomo potente e la giovane donna che non possiede altro che il suo incanto e la sua innocenza, elementi che sfociano in un’intensa relazione fatta di sguardi, sospiri, frasi dette e non dette. Griet è invisa a Catharina, gelosa del suo intimo rapporto col marito ed è costretta a subire i rimproveri di Maria Thins, suocera del pittore. La ragazza deve inoltre sfidare tutte le convenzioni dell’epoca e tuttavia non cessa per un solo istante di ubbidire all’amore per l’arte ed alla passione scatenatale da Vermeer, che a sua volta arriva a provare un sentimento per la giovane, reazione inaspettata che la sorprende, ma allo stesso tempo le dona un profondo appagamento e che fa maturare giorno dopo giorno l’astio e l’invidia di Catharina. Successivamente, Griet perde i contatti con suo fratello e rifiuta la proposta di matrimonio da parte di Pieter, figlio di un macellaio al Mercato della Carne.
Assorbita totalmente dal lavoro di serva e di assistente, la ragazza si sente smarrita e capisce di essere ormai prossima ad una scelta definitiva; un giorno infatti, Catharina viene a conoscenza dell’ultima opera di suo marito, che la lascia tutt’altro che indifferente, scatenando in lei sentimenti sempre più negativi.

Soggetto del dipinto è la giovane Griet che, invece della comune cuffia, indossa un turbante moresco, il tutto completato dalla splendida perla, appartenente a Catharina, che le spunta dal lobo irradiandole il viso di luce propria. È proprio in questo momento che arriva la scelta decisiva: Griet fugge dalla casa e va al mercato dove, inaspettatamente, accetta la proposta di matrimonio di Pieter. Il romanzo termina descrivendoci Griet dieci anni dopo, non più una ragazzina “a servizio”, ma una donna impegnata nella macelleria di famiglia, sposata e con due figli: Frans e Jan, nomi scelti quasi a ricordare gli unici due uomini più importanti della sua vita, le uniche persone che riuscivano a capirla e ad ammirarla per quello che era. Un giorno, si presentano al mercato Tanneke, l’altra serva di casa Vermeer, accompagnata da Maertge, la primogenita dell’artista, e le raccontano il repentino cambiamento avvenuto in seguito alla sua fuga. Attraverso le parole delle due donne, la nostra protagonista viene a conoscenza che la famiglia Vermeer, ormai caduta in rovina, aveva in tutto undici figli e che il padrone e il signor Van Ruijven, erano morti. Infine, le annunciano che il pittore, prima di morire, aveva espresso le sue ultime volontà includendola nel testamento, nel quale veniva sottolineato che gli orecchini di perla, che ella aveva indossato per il quadro, dovevano esserle consegnati.

Senza pensarci, Griet accetta e decide di portarli da un rigattiere per venti golden. Soddisfatta del suo operato, ne rende quindici a suo marito come saldo del debito che la famiglia Vermeer aveva nei suoi confronti e ne conserva altri cinque in un posto segreto, in memoria di quell’esperienza che le aveva per sempre cambiato la vita. È proprio l’amore sfuggevole, che al massimo grado si esprime con una casuale carezza, quello che più di tutti può ambire all’eternità; così Griet, con i suoi desideri insoddisfatti e il suo matrimonio di convenienza, manterrà vivo nella memoria quel sentimento così puro e struggente.

Siamo di fronte a un libro molto femminile a mio parere, dove la stessa protagonista si trova sull’orlo di un precipizio, incerta tra il lasciarsi andare oppure il rimanere legata alle convenzioni dell’epoca e dove l’autrice indaga, con sensibilità, le passioni dell’animo. Importante da precisare è il gesto inaudito per la morale del tempo, la ragazza poserà con le labbra sensualmente dischiuse per quel ritratto che è giunto fino a noi e che non cessa di stupirci per l’enigmaticità dello sguardo che vi è dipinto.

Siamo in presenza di una storia di passione inespressa, condotta con una leggerezza maniacale, precisissima, sospesa, che lascia ammirati e sconcertati durante la lettura. Possiamo definirlo come un vero “romanzo alchemico” che ha l’audacia di saldare in un unico copione, la perlustrazione di una passione amorosa e la riflessione sull’ispirazione artistica.


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