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[Recensione] Mondo9 di Dario Tonani

Creato il 07 dicembre 2012 da Queenseptienna @queenseptienna

[Recensione] Mondo9 di Dario TonaniTitolo: Mondo9

Autore: Dario Tonani

Editore: Delos Books

ISBN: 9788865303245

Pagine: 168

Prezzo: € 12,80

Voto: [Recensione] Mondo9 di Dario Tonani

Trama: Mondo9 è un pianeta desertico, velenoso, letale. I suoi abitanti si sono applicati a una sola scienza, la meccanica, hanno sviluppato una sola disciplina, la carpenteria, rendendolo il regno delle macchine, degli ingranaggi, della ruggine. Sconfinate distese di sabbie tossiche, solcate da gigantesche navi su ruote, titanici veicoli governati da decine di uomini e anche loro in qualche modo vivi. La più potente, la più famelica di queste navi senzienti si chiama Robredo, e dopo decenni dalla scomparsa del suo equipaggio non vuole saperne di morire. Per la prima volta in volume il ciclo completo di Cardanica di Dario Tonani, campione di vendite in Italia in versione elettronica, acclamato dal pubblico e dalla critica negli Stati Uniti.

L’unità era del tutto autosufficiente e lo sarebbe stata fino alla conclusione del lungo viaggio verso casa: dal terreno avrebbe estratto minerali preziosi per il suo metabolismo e informazioni per le micromanovre; dal cielo avrebbe raccolto energia eolica, acqua e coordinate di rotta.
Improvvisamente un altro cilindretto cadde dalla propria sede e cominciò a diffondere una serie di note dolcissime. In fatto di gusti musicali, lo pneumosnodo 1 non lasciava affatto a desiderare. La musica tacque e lasciò il posto a una voce metallica e lievemente androgina:
Benvenuti a bordo. Il mio nome è Cardanic.

 

Recensione:

Il Mondo9 dipinto da Dario Tonani non è fatto per gli esseri umani: un pianeta immenso, i cui spazi annientano la mente e le cui infinite distese di sabbia tossica sono interrotte solo da scogliere di roccia nuda, resa tagliente dal vento, dagli inospitali ghiacciai polari, straziati da crepacci assassini, e da oceani di acqua salmastra e mucillaginosa in cui isole di rottami metallici, come mostri marini, attendono gli sventurati pescatori di cui si cibano.

Che possono fare i piccoli umani, in questo paesaggio? Morire, e venirne assorbiti e riciclati.

Mondo9 è un incubo steampunk, secondo la definizione che ne è stata data da Graham Edwards, ma è soprattutto un’allegoria feroce e sanguinosa dell’alienazione umana; non a caso il primo istintivo accostamento richiamato dal romanzo non è col visionario “Non ho bocca e devo urlare” evocato da Paul Di Filippo, ma col ben più lucido “Tempi moderni” di Chaplin.

L’immagine del Guardasabbia Garrasco D. Bray, Ufficiale di Prima Classe, fagocitato nell’utero metallico dello pneumosnodo, e del suo sfortunato (oppure no?) collega, il secondo pilota Victor Galindez, ridotto (o promosso?) a diventare parte della macchina, non può non richiamare alla mente quella, tragicamente comica, di un Charlot inghiottito dagli ingranaggi colossali della Macchina che avrebbe dovuto accudire. Come ogni buona allegoria, il romanzo di Tonani parla infatti, prima di tutto, del suo lettore.

Nato dalla fusione di quattro differenti episodi, separati nel tempo dell’editoria ma non nella mente del loro autore, Mondo9 percorre la storia della colossale nave delle sabbie Robredo, iniziando dal suo naufragio nel deserto: un episodio che, lungi dal rappresentarne la fine, innesca invece il risveglio alla coscienza di un’entità fatta di olio e metallo, ma non meno senziente degli umani che la popolavano e guidavano. Evacuati i superstiti dell’equipaggio, la Robredo si unirà in un rapporto quasi simbiotico con i grandi uccelli del deserto, procurando loro riparo in cambio del nutrimento a lei necessario per le riparazioni; verrà accudita dai nomadi del deserto e trascinata attraverso i ghiacci; affonderà nell’oceano, dal quale riemergerà, inglobata nella bolgia dantesca di Chatarra, l’isola dei relitti; e la ritroveremo infine predatrice dell’Afritania, in un finale che la vedrà riunirsi, come chiudendo un cerchio, al suo primo comandante.

Per quanto gli episodi si sforzino di farci partecipare ai sentimenti dei protagonisti umani, il personaggio principale del romanzo è lei, la Macchina. Muta, salvo per le voci delle anime che sottrae ai suoi passeggeri, aliena nelle sue motivazioni, ostile e allo stesso tempo legata ai suoi creatori, la Robredo è la perfetta rappresentazione di una società che è contemporanemente vittima e carnefice delle persone che le hanno dato forma e vita.

Perché stupirci, dunque, se l’incubo visionario di Tonani ci attira e spaventa al contempo? Come un buon film dell’orrore, dal quale la mente ci urla di allontanarci ma il corpo rifiuta di staccarsi, la storia di Mondo9 ci permette di rivedere, crudelmente deformata attraverso la lente cristallina e immaginifica del suo autore, la realtà cui cerchiamo di sfuggire nel mondo in cui viviamo: con buona pace di chi ritiene la fantascienza “letteratura di serie B”, tra le molte possibili definizioni di Mondo9 non c’è quella di “narrativa d’evasione”.

Purtroppo per l’autore, l’alienazione è tanto forza quanto limite del romanzo: la natura frammentaria della storia impedisce l’istituzione di un reale rapporto tra il lettore e i personaggi creati da Tonani. Gli umani che abitano le pagine di Mondo9 sono poco più che scintille nel buio delle viscere metalliche della Macchina, e per quanto si cerchi di stabilire con essi un rapporto emotivo, la loro impotenza e fugacità nella trama ce li rende in fondo appena meno alieni della Robredo, vera protagonista delle pagine del romanzo; ma l’imperscrutabilità della nave è a sua volta tanto necessaria all’impianto allegorico quanto esiziale per quello empatico.

Cosa resta, dunque, al termine della lettura di queste 150 pagine? La sensazione di avere assistito a eventi drammatici e spettacolari; lampi di immagini terribili e affascinanti; e una grande angoscia esistenziale. Quella che manca per raggiungere la perfezione di una grande opera d’arte è però la partecipazione emotiva: il ritorno finale di Garrasco, unico personaggio con cui il lettore avrebbe potuto instaurare un vero rapporto empatico, è tardivo e troppo breve per assolvere al suo compito.

Questo, in fondo, è l’unico rimpianto per un buon romanzo che avrebbe potuto essere un Grande romanzo: il lettore ne esce catturato, ma solo a livello intellettuale; la sua mente apprezza la storia e ne comprende il senso profondo; ma il suo cuore rimane sostanzialmente intoccato dalle vicende dei personaggi, troppo lontani o troppo alieni per poterlo rappresentare su Mondo9.

E questo, in un romanzo che parla del suo lettore prima che dei suoi protagonisti, è un limite che lascia un po’ di amaro in bocca. Chissà però che non sia voluto: un muto ma nemmeno troppo velato rimprovero dell’autore a una società ben più alienante di un’infinita distesa di sabbie tossiche; una società in cui è sempre più difficile trovare spazio per le emozioni che un tempo ci rendevano umani.


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