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Recensione "Sacré Bleu" di Christopher Moore

Creato il 16 maggio 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario

Pubblicato da Elisabetta Bricca Questa storia parla del blu. Non sempre è lineare, tende a divagare, nascondere e offuscare, sulla strada trova l’amore, la storia e l’ispirazione, ma è sempre di blu che parla.

 

 Titolo: Sacré bleu
Autore: Christopher Moore
Traduttore: Fusari L.
Editore: Elliot
Collana: Scatti
Data di Pubblicazione: Aprile 2012
Pagine: 320
Formato: brossura
Trama
Lo spirito della Parigi fin de siécle e dell'Impressionismo in una movimentata storia di intrighi, passione, arte, misteri, condita di pane croccante, ragazze cancan e assenzio. Ambientata a Parigi nel 1880, ne è protagonista Lucien, ultimogenito di una famiglia di fornai di Montmartre, il cui padre era amico, sodale e protettore di poveri artisti come Renoir, Monet, Pissarro e Cézanne. Anche Lucien dipinge e la sua musa è la bella Juliette dagli occhi color del cielo, che un giorno, di punto in bianco, sparisce nel nulla. Due anni dopo, ritrovato per caso l'amore della sua vita, Lucien scopre insieme all'amico Henri Toulouse-Lautrec il misterioso legame tra Juliette e il Colorista, uno strambo commerciante e fabbricante di pigmenti, unico a conoscere la ricetta di un misterioso blu oltremare - il Sacré Bleu - dalle qualità eccezionali. Da quel momento, il fornaio e il pittore resteranno travolti da una valanga di guai e faranno involontariamente luce su una lunga serie di risvolti inediti del mondo della pittura, tra i quali il finto suicidio di un certo Vincent van Gogh... Dopo il "Vangelo" e "Re Lear", Christopher Moore rilegge un momento fondamentale della storia dell'arte e della modernità, in un volume ricco di suspense e di riflessioni su quanto di più profondo muove gli esseri umani: la passione, sotto qualsiasi forma essa si manifesti.
RECENSIONE Adorate lettrici, cari lettoriè con grande soddisfazione che mi accingo a recensire un libro che mi ha tenuta incollata alle pagine fino al sospirato epilogo. Sto parlando di “Sacré Bleu” il nuovo lavoro di Christopher Moore, uscito per Elliot Edizioni. Ebbene, lo ammetto: è stato il mio primo romanzo di Moore e mi ha folgorato. 

La storia è un intreccio ben congeniato in cui i tasselli s’incastrano in un gioco che farebbe invidia al più abile giocatori di scacchi: c’è un’idea iniziale da cui si dipartono tutta una serie di eventi paralleli che, alla fine, tornano alla perfezione. E pur quando la scansione cronologia si dilata in salti temporali, Moore riesce a muovere con l’agilità di un esperto burattinaio i fili delle situazioni e dei personaggi che le animano. Tra l’altro, il tema principale della storia non è che sia di semplicità lapalissiana: siamo nella Parigi degli Impressionisti, in un’epoca, quella del 1880, in cui la città francese era l’ombelico del mondo. Qualsiasi scrittore profano di storia dell’arte avrebbe corso un rischio. Anche Moore lo ha fatto, ma con cognizione di causa, raggiungendo il risultato di un romanzo sorprendente e di ampio respiro, in cui i grandi artisti del tempo da Pissarro a Monet fino a Renoir e a Toulouse Lautrec vengono rivisitati dallo spirito creativo dello scrittore, che ha il dono di farli apparire tanto reali da farci credere che fossero stati davvero così nella loro vita. 


Il vero protagonista della storia, però, è il Sacré Bleu, ovvero il blu oltremare, un pigmento intenso come nessun altro, realizzato dalla frantumazione dei lapislazzuli d’Oriente. Un colore che ha una storia leggendaria e affascinante, che arriva dal lontano Egitto e che è stato usato, dal Medioevo in poi, per tingere il manto della Madonna. Da qui, l’accezione di Sacré – Sacro. Una scia di blu, dunque, lega i quadri e le vite dei pittori, senza che Moore ce ne sveli, almeno fino a metà libro, il motivo.
Il personaggio principale, Lucien Lessard, è (ma, in quanto lettori, ce ne accorgeremo solo in seguito, quando i fili della storia si riannoderanno a capo della matassa) l’anticamera di un mondo molto più vasto che permette a Moore di approfondire le storie parallele dei pittori e delle loro muse, tutti indissolubilmente legati alla vita del giovane pittore/fornaio. Il padre di Lucien, Papà Lessard, pittore e fornaio a sua volta è stato, infatti, protettore e amico fraterno della cerchia di artisti Impressionisti che vivevano in quel periodo a Montmarte, la famosa Butte, covo di quella Parigi mai dimenticata, in cui il genio si fondeva alla sregolatezza di una vita che era arte, tra ballerine di can can, assenzio, oppio e bevute al Lapin Agile, alle Folies Bergere e al Mouline Rouge.
Compagno di avventure in questa storia che fonde romanzo storico, mistery, e commedia dell’arte, è il piccolo gentiluomo Henri de Toulouse Lautrec conte di Moffa, uno dei personaggi, a mio avviso, meglio riusciti dalla penna di Moore. E’ attraverso la figura di Lautrec che lo scrittore dà vita al suo umorismo dissacrante, a tratti inarrivabile, creando situazioni e dialoghi surreali, degni di nota e mai banali. Lessard e Lautrec si troveranno, dunque, agli inizi del romanzo, a dover risolvere il mistero che avvolge la morte di Vincent Van Gogh, amico fraterno di entrambi. Ma l’omicidio del pittore fiammingo, perché Moore lo fa apparire come tale e non come il suicidio che la storia dell’arte ci ha tramandato, è solo la punta dell’iceberg di un sudoku ottocentesco in cui ogni numero s’incastra inevitabilmente con un altro. E poi c’è Juliette, amata da Lessard, che sparisce per due anni per poi riapparire dal nulla. Una donna sfuggente, bellissima e seducente, che non è come appare e che porta con sé un terribile segreto. 


Dov’è la bravura di Moore, al di là di uno stile snello, agile, corposo e originale? E’ quella di essere riuscito, nel corso della storia, a seminare pennellate veloci e all’apparenza casuali che danno vita, alla fine del romanzo, a un affresco ampio in cui ogni particolare è esattamente nel posto dove deve essere. Ed è solo nelle ultime venti/trenta pagine del libro, che il lettore comprende il meccanismo che ha mosso e unito le azioni dei protagonisti verso la conclusione finale. Va inoltre considerato l’immenso lavoro di ricerca svolto da Moore, lo studio approfondito delle biografie dei pittori, e la spiccata sensibilità che gli ha permesso di riscrivere un periodo della storia dell’arte in modo tanto vivido e affascinante, in un viaggio nel tempo che ci pone inevitabilmente davanti a una domanda: e se la Storia fosse andata diversamente da come ce l’hanno raccontata?

L’AUTORE
Ha lavorato come commesso in un supermercato, portiere di notte, lattoniere, cameriere, aiuto fotografo di nera, assicuratore, piastrellista, vice cuoco e deejay prima di dedicarsi completamente alla scrittura. I suoi romanzi sono best seller da primi posti della classifica in Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Germania e Giappone. Ha vinto numerosi premi, tra cui il prestigioso Quill Award per ben due volte consecutive (di cui una per Un lavoro sporco). Ultimo libro pubblicato dalle edizioni Elliot è Demoni. Istruzioni per l'uso, che precede Sesso e lucertole a Melancholy Cove.


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