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Recensione, SCHEGGE di Sebastian Fitzek

Creato il 03 giugno 2014 da Leggiamo
Ragazz* ho una flemma in questo periodo che non ne avete un'idea! Urgono ricostituenti, la primavera mi stende come un materasso, voglio l'autunno, voglio l'inverno, voglio andare in letargo e accoccolarmi sul divano, con il camino acceso, la coperta sui piedi, il cappuccino sul tavolino e un libro in mano. Insomma in questo momento spero che l'estate finisca prima ancora d'iniziare!
Detto questo, passiamo al libro di oggi. Mamma mia, è da un sacco che non posto una vera recensione, faccio proprio la figura della latitante, ma la verità è che lo sono davvero >.<
Schegge di Sebastian Fitzek
| Elliot, collana Scatti, 2010 | pag. 360 | € 18,50 - € 9,90 | 
Recensione, SCHEGGE di Sebastian Fitzek Quando Marc Lucas, avvocato che ha dedicato la sua vita ad aiutare gli altri, viene a conoscenza di un esperimento psichiatrico che potrebbe cancellare dalla sua memoria i terribili ricordi che l’accompagnano e lo tormentano dal giorno in cui sua moglie incinta ha perso la vita in un incidente automobilistico del quale lui si sente responsabile, non ha dubbi: la sola speranza di liberarsi di questo peso insopportabile vale il rischio infatti di sottoporsi all'esperimento. Ma, invece che concedergli sollievo e alleviare le sue pene, con l’inizio dei primi test l’orrore comincia a prendere possesso di ogni attimo della sua vita: di ritorno dalla clinica psichiatrica, la chiave di casa non apre più l’appartamento, il nome sul campanello non è più il suo e, quando la porta viene aperta dall’interno, l’incubo ha inizio… Intenso e mozzafiato, sorprendente e inaspettato, Schegge è il romanzo più recente di Sebastian Fitzek e quello che ne ha decretato la definitiva affermazione come il più originale giallista tedesco di questi ultimi anni.
Voto:Recensione, SCHEGGE di Sebastian FitzekRecensione, SCHEGGE di Sebastian FitzekRecensione, SCHEGGE di Sebastian FitzekRecensione, SCHEGGE di Sebastian FitzekRecensione, SCHEGGE di Sebastian Fitzek ---
Quando ho voglia di storie complesse, ma narrate con estrema semplicità, un libro di Fitzek difficilmente mi delude. È un autore furbo ma intelligente - e anche se nei suoi romanzi non trovo mai passaggi che valgano la pena di essere annotati, o frasi in grado di trafiggermi il petto - leggerlo mi diverte nel vero senso della parola.
Mi piace iniziare un suo libro e non capirci assolutamente nulla, mi piace trovarmi di fronte a enigmi apparentemente irrisolvibili per poi scoprire che la verità ce l'avevo proprio lì, davanti agli occhi, e mi piace come la logica e la scienza portino sempre a soluzioni plausibili per quando incredibili.
In pratica di Fitzek non amo i personaggi, ma le storie. Storie che sono come dei complicatissimi rebus e dei cervellotici sudoku. È vero che sentire sulla pelle le emozioni dei protagonisti è una cosa quasi fondamentale per me, ma se con i suoi romanzi non succede sinceramente non m'importa. L'unica cosa che davvero m'interessa è arrivare il prima possibile all'ultima pagina per dare una risposta alle innumerevoli domande che mi si sono formate nella mente.
In Schegge ci troviamo davanti al classico puzzle i cui pezzi sono stati sparpagliati nel modo più confuso possibile lungo le trecentosessanta pagine del romanzo, e tocca a Marc, un giovane assistente sociale laureato in legge, risolvere l'enigma di cui si trova essere vittima e protagonista. Tutto succede nel giro di poche ore. Improvvisamente nessuno lo riconosce più, le carte di credito non gli funzionano, alla scrivania del suo ufficio siede un altro uomo, e nell'appartamento in cui ha traslocato da poco vive la moglie morta settimane prima. Il caos regna sovrano, e più Marc cerca di darci un senso, più i collegamenti con la sua vita vera si spezzano: non ha un presente a cui aggrapparsi e i ricordi si rivelano inutili e vigliacchi traditori.
Ed è proprio sui ricordi che Fitzek ci pone un 'interessante interrogativo già dalle prime pagine. Cosa succederebbe se fosse possibile cancellare dalla mente umana tutto il dolore che la vita ci ha inflitto? Una madre non dovrebbe piangere la scomparsa di un figlio, una coppia si potrebbe gettare il divorzio alle spalle senza inutili piagnistei, e l'esistenza di ognuno di noi si snoderebbe senza pentimenti, rimorsi e sofferenza.
Ma non sono i colpi bassi a renderci più forti? Non sono le lacrime che abbiamo versato ad averci reso quello che siamo?
Eppure Marc riceve questa agghiacciante proposta da uno strano individuo e nonostante rifiuti di sottoporsi a un esperimento tanto folle, perché la sua vita sembra un cubo di rubik dalle facce scombinate?
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