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Recensione "Sopravvissuti" di Richard K. Morgan

Creato il 21 luglio 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario

Recensione "Sopravvissuti" di Richard K. Morgan

Pubblicato da Valentina Bettio
Titolo: Sopravvissuti Titolo originale: The steel remains Serie: A land fit for heroes Autore: Richard K. Morgan Casa editrice: Gargoyle Pagine: 496 Prezzo: € 18,90 Trama: Ringil Eskiath è un invincibile guerriero distintosi nella celebre e cruenta battaglia di Gallows Gap. Ripudiato dalla nobile famiglia a causa della sua omosessualità, Ringil riceve la visita inattesa della madre, che gli chiede di ritrovare sua cugina Sherin, rapita e ridotta in schiavitù. Ringil comincia una ricerca irta di pericoli, imboscate e tradimenti, in costante contatto con un mondo abbruttito dalla corruzione. Incontrerà, così, i suoi antichi sodali: Lady Archeth, consigliere di Jhral, il vizioso imperatore di Yhelteth, ed Egar, capoclan nomade dalle vedute troppo moderne. Intanto la pace duramente conquistata cede il posto al desiderio di potere e di conquista riaccendendo l’antica tensione tra la Lega del Nord e l’Impero Yhelteth, e una minaccia ancora più terribile si profila all’orizzonte: i Dwenda, un formidabile popolo guerriero, più veloce, agile e feroce di qualsiasi altro nemico che memoria ricordi…
RECENSIONE “Nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”. Sia che ci si affidi alla scienza, citando la prima legge della termodinamica, o che si prediligano i ragionamenti filosofici e il greco panta rhei (Eraclito), il messaggio finale è sempre lo stesso: il mondo è in continuo movimento ed evoluzione e la letteratura non è sicuramente da meno. Anzi, la produzione di così tante menti arriva a sondare ogni campo dell’immaginifico, portando alla luce sempre nuove sfumature, temi innovativi o già trattati. E come c’era da aspettarsi, anche il caro genere Fantasy si sta evolvendo, discostandosi sempre più dalle atmosfere classiche in favore di nuovi scenari e tonalità, più crude e reali. Diciamo quindi addio – non senza un certo senso di perdita – a elfi, nani, troll, maghi ecc., che per lungo tempo tante pagine hanno animato, per fare spazio ai nuovi popoli e alle loro avventure, pronti e guadagnarsi un posto nel nostro cuore. Largo allora alle atmosfere avventurose de “La spada della verità” di Goodkind, alle tinte medievaleggianti de “Il trono di spade” di Martin ed ai toni forti di Morgan, che dopo “Altered Calborn”, con il suo sapore cyberpunk-noir, e la sua Takeshi Kovacs series, ci propone ora la sua nuova saga Fantasy: A land fit for Heroes
Morgan introduce in questa sua serie nuovi elementi che, fino ad ora, sono stati trattati piuttosto marginalmente in questo genere di libri, scegliendo di creare un protagonista omosessuale che, proprio per questo motivo, è stato ripudiato dalla famiglia e non viene accettato dalla società. Un eroe alternativo, quindi, la cui immagine, nonostante le epiche gesta, rimane comunque perseguitata dalla discriminazione: il mondo creato da Morgan non è poi così diverso da quello in cui viviamo ed è ben lungi dall’accettare l’omosessualità (purtroppo). E, ancora, la sua realtà è caratterizzata da lotte interne e confronti di carattere religioso, che tanto ricordano il panorama mondiale e le lotte per la fede che hanno accompagnato la storia umana. Un’ambientazione, insomma, che ci riporta al nostro pianeta Terra, con la sua società e tutti i suoi difetti.
Lo stile di Morgan è crudo ed essenziale: non ci risparmia bassezze e descrizioni inquietanti, corredate da un linguaggio terra a terra che, alla lunga, risulta eccessivamente scurrile. Vero è che, quando si ha a che fare con soldati, mercanti di schiavi e farabutti non ci si può aspettare un ligio rispetto del Galateo, ma, allo stesso tempo, il continuo ricorrere ad improperi e parolacce scade in un eccesso di volgarità che rasenta lo squallore più totale“Un sacco di merda di nobile lignaggio”, “Questa merda?”, “quella merda di memoriale”, “Col cazzo!”, “divertimento del cazzo”, “casa del cazzo”, “Sifilitico figlio di un sudicio cammello e della sua fottuta FICA”, e così via, così discorrendo (credo che la parola merda ricorra ogni 3 righe al massimo). E ancora, giusto per rendere la pillola sempre più difficile da mandar giù, questo delizioso gergo accompagna TUTTI i personaggi in ogni situazione, creando connubi grezzi che rendono le scene di sesso macchiette quasi ripugnanti:
“[…] da qualche parte nell’aria, un debolissimo odore appena accennato di merda proveniente dal suo ano aperto.”
E se il tessuto della storia ha dei buoni ingredienti per affascinare il pubblico, la mancanza di descrizioni e spiegazioni lasciano il lettore spaesato, una piccola barca a remi in un oceano di concetti ignoti. Ad esempio, si capisce sin dalle prime battute che Archeth non è propriamente umana ma, allo stesso tempo, non si riesce bene a capire cosa distingua il popolo da cui discende dai normali esseri umani. Accenni ad eventi, credenze e creature buttati a caso tra le righe, senza delucidazione alcuna, lasciando più domande che quesiti soluti, nonché l’utilizzo di “modi di dire” che fanno perdere il senso del discorso e il soggetto a cui si riferisce. Ancora, passaggi nebulosi, che sembrano dovuti più ad una debolezza nella traduzione che al vero stile dell'autore, diminuiscono ulteriormente la godibilità del romanzo.
Un po’ sopraffatti da tutto ciò, la lettura scorre a rilento e prende veramente il via ben dopo la metà del libro, quando l’azione incalzante finalmente risveglia l’interesse e distrae l’attenzione da tutte le domande che si sono accumulate nel mentre. Una strana prova quella di Morgan, che apre la strada ad una nuova visione del Fantasy ma che ha bisogno di essere perfezionata per essere veramente goduta.
L’AUTORE: 
Richard K. Morgan è nato a Londra nel 1965. Ha insegnato inglese fino alla pubblicazione di Bay City (Nord, 2006), suo formidabile esordio nel cyberpunk. Il romanzo si rivela un tale successo che viene opzionato per il cinema dai produttori di Matrix e conquista il prestigioso “Philip K. Dick Award”. Seguono Angeli spezzati (Nord, 2005), e Il ritorno delle furie (Nord, 2008). Degno di nota è il thriller Black Man del 2007, vincitore dell’“Arthur C. Clark Award”. Sopravvissuti è il primo episodio della saga fantasy A Land Fit For Heroes.

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