Magazine Cultura

Recensione "Vita di Pi" di Yann Martel

Creato il 12 gennaio 2013 da Alessandraz @RedazioneDiario

Pubblicato da Francesca Pegoraro

Cari Lettori, 
oggi non vogliamo parlarvi di una novità appena comparsa sul mercato editoriale, ma al contrario di un libro che gode ormai di una consolidata fama mondiale. Pubblicato nel 2001, vincitore del prestigioso Man Booker Prize (1) nel 2002, presentato in oltre trenta paesi e tradotto in più di quaranta lingue; oggi è un film in 3D prodotto dalla 20th Century Fox per la regia del quattro volte premio Oscar Ang Lee: è Vita di Pi di Yann Martel.

Titolo originale: Vita di Pi Autore/Autrice: Yann Martel Casa Editrice: Piemme Pagine: 334 Prezzo: 17,50 euro Data di uscita: 4 dicembre 2012 Sinossi: Piscine Molitor Patel è indiano, ha sedici anni, è affascinato da tutte le religioni, e porta il nome di una piscina. Nome non facile che dà adito a stupidi scherzi e giochi di parole. Fino al giorno in cui decide di essere per tutti solo e soltanto Pi. Durante il viaggio che lo deve condurre in Canada con la sua famiglia e gli animali dello zoo che il padre dirige, la nave mercantile fa naufragio. Pi si ritrova su una scialuppa, alla deriva nell'Oceano Pacifico, in compagnia soltanto di quattro animali. Tempo pochi giorni e della zebra ferita, dell'orango del Borneo e della iena isterica non resta che qualche osso cotto dal sole. A farne piazza pulita è stato Richard Parker, la tigre del Bengala con cui Pi è ora costretto a dividere quei pochi metri. Contro ogni logica, il ragazzo decide di ammaestrarla. La loro sfida è la sopravvivenza, nonostante la sete, la fame, gli squali, la furia del mare e il sale che corrode la pelle. Il loro è un viaggio straordinario, ispirato e terribile, ironico e violento, che ci porta molto più lontano di quanto avessimo mai potuto immaginare. A scoprire che la stessa storia può essere mille altre storie. E che riaccende la nostra fede nella magia e nel potere delle parole.

RECENSIONE

È difficile credere all'amore, chiedetelo a qualsiasi innamorato. È difficile credere alla vita, chiedetelo a qualsiasi scienziato. È difficile credere a Dio, chiedetelo a qualsiasi fedele. Che cosa c'è di tanto strano in una storia incredibile?
E come può, aggiungiamo noi, un simile paradosso presentare una logica così stringente? La risposta è in realtà semplice: difficile e incredibile non significa impossibile. Sembra essere proprio questa la chiave interpretativa delle parole che il protagonista, alla fine delle sue disavventure, rivolge a due ottusi funzionari incaricati di raccoglierne la storia. Ma qual è il messaggio che l’autore vuole veicolarci scegliendo il filtro dello straniamento offerto da una storia incredibile, in ossequio a tanta parte della tradizione letteraria che in questo meccanismo ha sempre individuato uno specchio privilegiato del mondo e delle sue dinamiche?  Rispondere a un simile interrogativo è al contrario più problematico, non tanto per la difficoltà di interpretare il messaggio dell’opera, quanto perché Vita di Pi si mostra così denso di temi e significati, magistralmente composti in un'architettura immaginifica e complessa come può esserlo un'allegoria, eppure limpida e trasparente come l'acqua, che non si può fare a meno di notare quanto esso eluda il tentativo di relegarlo a un singolo genere letterario. 
Il testo uscito dalla penna di Martel non rappresenta infatti un semplice romanzo, come recita la splendida copertina della nuova ristampa della Piemme ispirata alla locandina del film, ma molto di più e certo definirlo non è semplice perché vi confluiscono molte differenti tradizioni letterarie. Certamente è ascrivibile al romanzo di formazione o bildungsromane presentando la storia di un giovane che alla fine delle sue avventure avrà tratto insegnamenti così importanti per la sua vita da poter essere ammesso nel mondo degli adulti. Numerosissimi sono anche i riferimenti al romanzo d’avventura riproposto attraverso il topos del naufrago con la sua lunga tradizione: dall’origine omerica alla più moderna e inquietante versione di Poe, passando attraverso la lotta contro la pazzia e l’irrazionalità dei settecenteschi Defoe e Swift, senza per altro dimenticare i misteriosi e affascinanti mondi alternativi di Stevenson e Verne o il vecchio in lotta con il mare di Hemingway. Ma a tutto questo dobbiamo ancora aggiungere qualcosa: il misticismo e il fervore religioso dei poemi medievali allegorici e cavallereschi poiché Piscine Molitor Patel non è solo un ragazzo che si sta formando per la vita, né unicamente un naufrago in lotta per la sopravvivenza, ma soprattutto èun novello campione e cavaliere della fede, quasi una moderna personificazione della vita religiosa pensata da Kierkegaard Vita di Pi costituisce infatti una moderna allegoria della dura lotta interiore condotta quotidianamente da ogni essere umano degno di questo appellativo, per innalzarsi al massimo grado di umanità, tenendo sotto controllo quanto di potenzialmente distruttivo essa porta nascosto in seno: la paura nella sua più temibile personificazione, l’angoscia. Mostrando il lento e paziente disvelamento della natura umana e dei suoi limiti a se stessa, ma soprattutto le sue immense e trascurate potenzialità, il testo di Martel è un canto d’amore alla vita che il protagonista interpreta con tanto più fervore, quanto più orribili e degradanti sono le circostanze in cui il suo creatore lo pone “Non morirò. Mi rifiuto. Supererò quest’incubo. Vincerò la sfida, per quanto grande essa sia. Se fino a questo momento sono sopravvissuto per miracolo, adesso trasformerò il miracolo in abitudine. Tutti i giorni si compirà l’incredibile. Lotterò con tutte le mie forze. Sì, finché Dio è con me, non morirò. Amen.”. Era, infatti, volontà precisa dell’autore rappresentare quale potente strumento di sopravvivenza, di ricerca e di miglioramento della condizione umana, potesse essere lo strumento della fede in circostanze estreme (2). Ed è proprio questo il punto nevralgico intorno al quale ruota l’ammirazione, ma anche la critica e l’incomprensione che Vita di Pi ha incontrato, perché in un mondo che ha visto e vede commettere ogni sorta di atrocità in nome della religione, parlare di fede è quasi politically incorrect. Ma qui sta la grande novità e freschezza del personaggio di Martel perché egli non parla di una religione, ma della fede pura in un principio superiore non infangata dalla piccolezza dell’uomo, al punto che Pi accetta ogni religione, ogni culto, ogni pratica religiosa, ogni preghiera purché siano manifestazioni degne del divino perché “Tutte le religioni sono vere. Io voglio solo amare Dio.” Vita di Pi è stato paragonato a Il Piccolo Principe di Saint-Exupéry (3). Non se ne abbiano a male i cultori del piccolo fanciullo venuto da una stella, ma il paragone è assolutamente fuori luogo. Avete mai provato ad analizzare a fondo il finale della storia di Saint-Exupéry? Il significato, se non l'unico, certo uno dei possibili, del morso del serpente cui il bambino non solo scientemente decide di sottoposi, ma che anzi sembra voler cercare? Avete mai riflettuto sul fatto che quel gesto può suonare come una resaalla vita, una rinuncia, forse anche una suggestione di morte volontaria? Ora vi chiedo, come è possibile paragonare un simile testo con Vita di Pi, un inno alla vita, alla speranza e al coraggio? Un inno che dalle sue prime pagine dichiara senza mezzi termini la sua fede "La mia vita è come uno di quei dipinti con il memento mori: accanto a me c'è sempre un teschio sogghignante che mi ricorda la follia delle ambizioni umane. Io mi faccio beffe del teschio. Lo guardo e dico: con me non funziona. Forse tu non credi nella vita, ma di certo io non credo nella morte. Sparisci!" Vita di Pi istruzioni per l'uso: astenersi se deboli di cuore o impressionabili. A tutti gli altri: mollate gli ormeggi e lanciatevi alla scoperta di dove può arrivare la fede, il coraggio e la forza di volontà dell'essere umano. 1 Il Man Booker Prize for Fiction, più comunemente noto come Booker Prize, è un prestigioso premio letterario istituito nel 1968 e assegnato ogni anno al miglior romanzo scritto in inglese da un cittadino del Commonwealth, dell'Irlanda o dello Zimbabwe. 2 Ci riferiamo qui a quanto dichiarato dall’autore durante un’intervista rilasciata al terzo canale della BBC, oggi riascoltabile nella puntata del 5 settembre 2010 del podcast Book Club della suddetta emittente. 3Federico Rampini, Il Venerdì di Repubblica.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :