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Recensioni - “Quando parlavamo con i morti” di Mariana Enriquez

Creato il 26 maggio 2014 da Letteratura Horror @RedazioneLH
Recensioni - “Quando parlavamo con i morti” di Mariana Enriquez“Quando parlavamo con i morti” di Mariana Enriquez (Caravan Edizioni) è l'antologia horror recensita da Letteratura Horror. Clicca qui e leggi trama e note sull'autrice
Quando parlavamo con i morti è un lucido quadro dalla patina soprasensibile, arcana. Quello di Mariana Enriquez è un sguardo analitico sulla cruda realtà, ma che arriva a sondare ogni angolo buio della società argentina.
I tre racconti raccolti in questo libro sono infatti lo specchio di un mondo corrotto che nasconde i suoi fantasmi.Dei fantasmi che in queste pagine prendono vita, attuando la loro rivalsa sulla discriminazione e l’odio politico, sessuale e sociale.
L’inconscia occultazione, il non voler vedere, non accettare quelle realtà intollerabili (ma impossibili da cancellare), sembra evocare queste forze recondite: dalle voci dei morti, dei desaparecidos, che riemergono da una dimensione ignota, inesplicabile come la loro scomparsa, a rafforzare quel vuoto che hanno lasciato negli affetti ancora in vita (Quando parlavamo con i morti); passando per la macabra estremizzazione del sensibile tema della violenza sulle donne (Le cose che abbiamo perso nel fuoco); fino all’annosa piaga sociale della disparità di classe, delle ipocrisie borghesi e delle violenze sui minori in un mondo depravato e alla deriva (Bambini che tornano). La raccolta della scrittrice argentina è un’immersione in quel versante oscuro, in quella verità cruda e terribile che si nasconde dietro la facciata e l’indifferenza.
Storie di orrori, che affiorano dai luoghi bui dell’anima. Violenti e angoscianti, proprio come i bambini che ritornano, nell’ultimo inquietante racconto, assumendo la simbolica personificazione delle paure, a voler ricordare le colpe di una generazione, a voler ribadire la loro presenza incancellabile, con cui chi resta dovrà fare i conti. Un linguaggio fluido, piacevole, che non scade in ricercatezze stilistiche, ma che ci descrive le surreali vicenda con perizia giornalistica, quasi nell’intento di renderle realistiche, proprio perché forse più concrete di quanto si pensi.
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