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Recensioni Superiori: Aelita

Creato il 09 aprile 2015 da Giuseppe Armellini
Recensioni Superiori: Aelita
Per anni ho scritto in un sito di cinema. 
Poi, per vari motivi, primo tra i quali l'improvvisa disistima maturata nei confronti dei gestori dello stesso sito (no, nessuna vicenda personale, semplicemente una bambinata "editoriale" davvero inaccettabile per me) mi sono tolto di mezzo.
Ma ricordo comunque il sito con affetto e piacere anche perchè oltre a farmi conoscere gente vi ho letto dentro centinaia di grandi recensioni.
Ma ce n'è una, questa, che più di ogni altra non mi si è mai tolta dalla testa.
E' di un certo Mr 619, utente tra l'altro che di lì a poco (luglio 2009) sarebbe scomparso.
Non faccio fatica a capirne i motivi.
Spesse volte quando sono triste la rileggo, è catartica.
E ho scoperto che ogni mese riesco a capire una parola in più.
Caro Mr 619 vorrei conoscerti.
Vorrei sentirti parlare ore ed ore.
Anche perchè in questo blog ho un correttore automatico che nella tua rece è riuscito a sottolinearmi in rosso 32 parole.
La Tua è la Nuova Lingua.
Vorrei apprenderla un giorno.
Ti prego, almeno "peirasia".
Il primo film fantascientifico della storia del cinema e, dianacronisticamente,l'escatica amnesia ultimante della sinolica bio-massa realtà/perimetastasi proiezionale del "cosmus mentis".
Controbattendo, in questi termini, le confutazioni zenoniche dell'ontologia parmenidea, l'idea astrusa, monotica ed esperalmente perfetta di una parallela cosmetica a-patica è, in questa anagenica ed antiairetica pellicola, innessa all'anfistanziale e locomatico realismo onairologico, traente eliolatosi e latonimia dall'induzionale "peirasia" biologica.
Aelità altri non è che la captiva "umbra iacta" della turgida ed occlusiva simpsicosi del protagonista, il quale assume a proprio beneplacito le "res vitae" per sovrapporle, quasi che se ne volesse purificare e catarcheizzare, su un'obliqua e avantorta distensionale dimensione di analiticizzazione (dis)armonizzante ed anasinetica.Se "Metropolis" è la confermazione dello sconvolgimento dell'"autoctonia" suicida patriarcale ed umanistica, "Aelita" è una querrelistica ed autoriale riflessione ( dalle sfumature, alle volte, persino dittatoriali) sulla premessa del "noumeno" aneromorfico e sull'ineluttabilità dell'incombenza cosmogonica sul Fato dell'uomo.
L'espragmaticità certaminica soverchia il momento di comprensione e particolare attribuzione dei caratteri specifici alla prospettiva propensa agli occhi e forza, in un certo periodo, l'individuo all'abolimento dell'oggetto del suo perenne desiderio, con il fio della perseveranza sitosa delle proprie schematizzazioni immaginifiche.
Non putacaso l'astrale mira finale dei desideri reconditi è Marte, pianeta, "dio", del "polemos".Dal narcisismo al dioscurismo.
Terrificante.

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