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referaggio scientifico o CENSURA antiscientifica?

Creato il 20 febbraio 2013 da Losgherro

Mi sto dovendo interessare di questioni connesse al “referaggio” delle Riviste scientifiche e la questione mi preoccupa parecchio poiché i reali presupposti di tutto questo marchingegno sono assolutamente CONTRARI a quanto ha fatto NASCERE e PROSPERARE la Scienza moderna.

Se Galileo avesso dovuto ottenere una “peer review” prima di pubblicare le proprie opere saremmo ancora fermi là. E dopo di lui tutti gli altri ‘novatores‘ allo stesso modo!

Non di meno questo sottrae la ricerca scientifica alla dinamica salutare di una reale ‘falsificazione’ alla quale i ricercatori si possano esporre liberamente, oltre che in modo ragionevolmente fondato (visto che si tratta della loro stessa persona e credibilità!).

Il referaggio, invece, sta ormai costruendo una sorta di CENSURA-PREVIA che impedisce la libera circolazione delle ipotesi di ricerca: quanto infatti non risulta ‘ammissibile’ ai “pari” che stilano il documento di ‘referenza’ –ammettendo o meno lo scritto alla pubblicazione– rimane fuori dal circuito ‘scientifico’… demandando a solo due collaboratori ‘esterni’ alla Rivista il giudizio che, seguendo T.S. Kuhn, dovrebbe invece competere all’intera comunità scientifica, unica ‘depositaria’ del “paradigma” ed attrice dei suo cambio.

La questione, in realtà, è molto più seria poiché concentra in sé e ridistribuisce ad onere collettivo ed indifferenziato UNA SOLA PROBLEMATICA che riguarda SOLO POCHE DECINE di ricercatori: quelli in corsa/attesa di un posto di lavoro presso un’Istituzione accademica o, al suo interno, a qualche finanziamento pubblico. In tal modo, però, per evitare i ‘baroni’ si alzano le mura intorno ad una cittadella fortificata che difende una ‘casta’ vera e propria. Come molti Ordini professionali: è la stessa dinamica… Entra solo chi viene ammesso da chi è già dentro!

Ma col referaggio la non-selezione avviene già prima: al momento della NON-creazione dei presupposti per concorrere liberamente. Certo: in questo modo le Commissioni esaminatrici devono solo contare quante citazioni uno ha ottenuto (non importa se a titolo positivo o negativo) ed il lavoro sporco lo fanno gli altri: i “pari” che come i capponi(!) di manzoniana memoria non trovano di meglio da fare che beccarsi a vicenda lungo la strada verso la stessa padella.

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La questione si sta complicando ulteriormente poiché il Coordinamento delle “University Press Italiane” sta mettendo a punto una sorta di “marchio formale di scientificità” col quale ‘NON-bollare‘ ciò che non merita di essere riconosciuto ‘scientifico’: Monografie e Riviste.
Un bel ‘lavoretto’ che ridurrà a poche decine all’anno le opere che potranno essere prese in considerazione ai fini della carriera universitaria di qualcUNO (et similia et connexa)… TUTTO il resto NON VARRA’ NULLA! Poiché non ammesso ai computi bibliometrici nazionali ed internazionali… tanto varrà: prima non leggerlo neppure e poi non stamparlo neanche… Le “Universities Press“!!!

Se, poi, si considera l’intera questione in relazione alle Scienze umanistiche il ‘prodigio’ offre il meglio di sé!!!
- Chi/come valuta la ‘scientificità’ degli scritti filosofici?
- Chi pubblica in inglese uno studio su di una Legge regionale italiana?

Non per nulla varie ‘aree’ della ricerca italiana sono in subbuglio contro questo genere di attività completamente decontestualizzate rispetto alla vera natura della Scienza moderna.

Si veda in merito:

- “VERSO LA CATASTROFE? I CONTROVERSI CRITERI VALUTATIVI DELLE OPERE SCIENTIFICHE” (E. Vitali)

-  Cahiers de doléances: l’archeologia e le riviste in fascia A



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