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Reliquie

Creato il 13 novembre 2012 da Straker
ReliquieQuante volte ci scopriamo a rincorrrere coincidenze, sincronismi, ombre di sensi, pensando che la misera vita umana, con tutto i suoi insostenibili fardelli, sia la linea, per quanto breve e tenue, di un disegno più vasto, persino di una composizione grandiosa. Alcuni affermano, però, che la verità, è un’altra: tutto è casuale, siamo alla mercé di una sorte assurda che mena fendenti alla cieca. Dio, il senso, il fine non esistono.
Gianfranco De Turris, nella prefazione all’incolore libro di Walter Kafton-Minkel, “Mondi sotterranei Il mito della Terra cava”, riporta una riflessione del saggista che pontifica: “Gli scienziati ci spiegano com’è fatto l’universo, indipendentemente dai bisogni e dai disegni umani e ci insegnano i segreti della natura (sic). I creatori di miti ci dicono come noi, con bisogni e desideri ben definiti, reagiamo al mondo e quindi ci parlano di noi stessi”.
Codesta visione così ingenuamente dicotomica ed antiquata lascia il tempo che trova. Anzi, la scienza accademica non ha neppure sfiorato gli enigmi dell’universo, ammanendoci, nel migliore dei casi, spiegazioni che sono mappe semplificate e bidimensionali di un territorio multiforme. Per gli scientisti la natura è un cadavere da anatomizzare, qualcosa di morto e di estraneo al soggetto che la seziona, come se l’uomo medesimo non fosse parte della natura che è molto più di quel che appare.
Vero è che nel deserto dell’assurdo si può solo raccogliere qualche reliquia di significato: un legame tra visioni oniriche di due sognatori, un nome o un numero che ci perseguitano come per comunicarci una verità ulteriore, un brandello d’intonaco, ultima traccia di un mirabile affresco…
E’ vero: ci aggiriamo in un paesaggio di rovine, ma tra questi ruderi, sotto un cielo desolato, si ostina a crescere qualche ciuffo d’erba. Anche il vento grigio, che risucchia in mulinelli la polvere ed i detriti, per un istante porta l’eco radiosa di un futuro magnifico… Si spera.

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Reliquie

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