Circa 14 milioni di bambini nella Repubblica Democratica del Congo hanno avuto, nel corso dell'anno, la possibilità di essere sottoposti a vaccinazioni contro la poliomelite.
L'iniziativa, in un Paese particolarmente devastato dalla guerra civile e quindi molto povero, è stata dell'UNICEF, l'agenzia ONU per l'infanzia, congiuntamente al Governo locale.
Gli operatori sanitari ,per tutto il periodo che li ha visti impegnati nella campagna , si sono mobilitati a piedi, in moto, in barca lungo i corsi d'acqua, e in automobile per raggiungere le località più distanti e disagiate.
Date le condizioni ambientali (grandezza del Paese, che è pari da solo a tutta l'Europa occidentale, infrastrutture assolutamente insufficienti e la stagione delle piogge) le sfide logistiche sono state notevoli.
Si può dire che ostacoli e ambizione di portare a termine l'impegno assunto sono sempre stati pari.
Questo anche perché la Repubblica Democratica del Congo è uno dei paesi con il più elevato numero di poliomelitici. E qualcosa andava e va ancora continuata ad essere fatta.
Ad essere colpiti dal virus sono ,ovviamente, in prevalenza i bambini, i più deboli talora e quindi i più esposti, e pertanto la vaccinazione antipolio ,voluta da UNICEF e governo, è sul serio, oggi come oggi, senza voler essere affettati, quello che si può definire un autentico gesto d'amore verso il prossimo.
E questi gesti, con il mondo attuale che ci ritroviamo, che la "Mafalda" di Qino vede ricoperto di cerotti e cerottini , andrebbero moltiplicati in maniera esponenziale.
Non solo in Africa ma su tutto il pianeta.
E specie lì dove c'è miseria e ci sono bambini che non hanno colpe alcune.
Dallo scorso gennaio ad oggi, infatti, nella sola Rep.Dem. del Congo si sono registrati, purtroppo, già ben 85 casi di polio. E sono solo quelli inseriti tra i dati ufficiali.
Sfuggono dagli elenchi governativi della salute, per forza di cose, tutti coloro che, invece, vivono in villaggi impenetrabili e difficilmente raggiungibili.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukudimana)