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Retina Display, un marketing Risoluzionario

Creato il 06 maggio 2012 da Oblioilblog @oblioilblog

Retina Display, un marketing Risoluzionario

Puro marketing: quante volte è stato associatotale espressione al marchio della mela morsicata di Cupertino, spesso per minimizzare la portata dei suoi nuovi prodotti sul mercato. Il fatto unanimamente discutibile è che l’azienda nel corso degli anni, specie nelle ere sotto l’egida di Steve Jobs, si è servita di spot accattivanti che sfruttavano frasi al limite del luogo comune oppure sapevano semplicemente scegliere e mettere in mostra bene ciò che volevano vendere.

Ed ha funzionato per anni, persino fino all’era degli iPod sì è mantenuto un dignitoso livello di correttezza. Ma dall’era iPhone/iPad/iOS  la sitauzione ha cominciato a farsi abbastanza ridicola. A parte le figuracce collezionate con l’Antennagate e le spiegazioni poco chiare sulla rete 4G del nuovo iPad, che hanno reso Apple degna delle corbellerie delle altre aziende hi-tech, c’è il caso della cosidetta “riSoluzione” rivoluzione: il Retina Display.

Il Retina Display non è altro che un geniale parto del marketing per giustificare un aumento di risoluzione del display fatto non a beneficio dell’utente o del progresso tecnologico, ma a grande vantaggio delle casse di Apple. Fanboysmo? Affatto.

336 (picel per inch)ppi, questo è la densità di pixel dichiarata dal produttore, che quindi vanta il fatto che non si notino i pixel che compongono l’immagine, ma in realtà, per quanto il fatto sia vero, non è affatto necessaria tale densità. La scala di misura messa a confronto è quella di riferimento su carta stampata, ovvero 300 dots per inch (dpi), una densità che illude l’occhio a una distanza di 3 cm dal soggetto inquadrato. Qual’è la differenza?

Su carta stampata seve una densità molto maggiore di puntini, in quanto i dots sono molto più piccoli dei pixels, (wikipedia inglese e una ricerca ve lo può confermare, anche una prova pratica), ma la scala utilizzata su schermo ne richiede molti di meno. Quanti? 240 ppi. Almeno per la distanza con cui si utilizza normalmente uno schermo, anche piccolo. Infatti se notate, l’iPad di terza generazione ha una densità di pixels pari a 264 ppi. Non credo che comunque nessuno usi il proprio telefono a una distanza di 3 cm.

Perché parlo di una trovata di marketing? Perché in realtà si tratta di un modo per risparmiare denaro in sviluppo e progettazione, a scapito del consumo e dell’utilità pratica. Apple per risparmiare, trovandosi di fronte alla scelta obbligata di aumentare la risoluzione dell’amato iDevice, ha deciso di raddoppiarne la risoluzione mantenendo le stesse dimensioni. I vantaggi? Nessun problema di compatibilità con le applicazioni precedenti in termini di proporzioni, si fa un semplice 2x. Gli svantaggi per gli utenti finali? Richiesta di una maggiore quantità di risorse di calcolo e di immagazzinamento dati, a scapito del risparmio energetico, e della tanta decantata politica green di Cupertino, e inoltre le taglie di memoria entry level, 16 GB (soprattutto sui nuovi iPad) diventano assai strettine.

Ma tanto possiamo sempre e comunque sganciare i nostri 700€ no? (ma anche no)

O Apple batte la testa subito o queste furbate costeranno care, te lo dicono i commessi, paragonandoli ai diavoli di Redmond, te lo dice OS X, che sembra la fiera delle lucine, te lo dice Forbes, di vendere le azioni Apple adesso.

Scritto con un Mb bianco late 2009.


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