Magazine Cinema

Riddick

Creato il 22 settembre 2013 da Af68 @AntonioFalcone1

riddickIn origine vi fu Pitch Black (2000), onesto e genuino film di fantascienza dal notevole impatto visivo, in seguito venne il deludente The Chronicles of Riddick (2004), sempre diretto e sceneggiato da David Twohy, qui troppo intento a darsi un contegno autoriale per poter dar vita ad una pellicola propriamente coinvolgente.
Ora, trascorsi quasi dieci anni, con Riddick il nostro sembra intento a voler ripartire da zero: il citato secondo episodio può ritenersi una sorta d’incidente di percorso da dimenticare in fretta, ed infatti nel corso della narrazione un rapido flashback si riallaccia a quanto avvenuto sul pianeta Helion Prime, con tanto di mea culpa fuoricampo del ricercato omicida furyano (il marmoreo Vin Diesel), “ho commesso il peggiore dei crimini, mi ero civilizzato”.

Vin Diesel

Vin Diesel

E così ad inizio film ritroviamo Richard B. Riddick, morto e sepolto sotto un cumulo di pietre, intento a“resuscitare” grazie all’intervento di un avvoltoio (mal gliene incolse, sventurato pennuto) e, per quanto piuttosto malconcio, reagire prontamente nel cercare d’adattarsi al nuovo ambiente in cui si viene a trovare, un pianeta desertico ed inospitale, popolato com’è dalle creature più immonde e selvagge. Una volta rimessosi in sesto, rivelando ingegnose doti nel campo dell’automedicazione e della sopravvivenza, escogita infine un piano per poter far ritorno su Furya, il pianeta natale: segnalare la propria posizione da un’apposita stazione ai cacciatori di taglie, così che questi possano giungere sulle sue tracce, sbarazzarsene, magari dopo averci “giocato” un po’, ed impossessarsi del loro mezzo di trasporto. Ecco quindi arrivare due allegri squadroni, l’uno capeggiato da Santana (Jordi Mollà) e l’altro da Boss Johns (Matthew Nable), entrambi con lo scopo comune di uccidere Riddick, ma spinti da motivi diversi…

grr
Quella che potremmo definire la prima parte del film, su per giù sino all’arrivo dei bounty killer, appare piuttosto convincente, praticamente senza dialoghi, voce fuoricampo (e qualche borbottio) di Vin Diesel a parte, che si avvale di un affascinante apporto visivo grazie alla particolare fotografia di David Eggby, volta ad esaltare lo scenario naturale (il Deserto Bianco di Farafra, Egitto). Twohy fa il resto, s’impegna cercando di rendere armonica la presenza dell’effettistica digitale, alternando campi lunghi e primi piani nel visualizzare, fra evidenti richiami a produzioni passate e relativamente recenti, la tematica dell’uomo solo in lotta contro ciò che non conosce, facendo leva su intelligenza intuitiva e spirito d’adattamento, tanto da arrivare, fra l’altro, a rendere una sorta di canide selvatico un fedele animale domestico.

Jordi Mollà

Jordi Mollà

Una volta arrivata la compagnia, l’atmosfera diviene più cupa e trovano risalto tutte le difficoltà, registiche e di scrittura, nel provare a conferire una dimensione più articolata al racconto, pur nell’evidente riallaccio a Pitch Black. Tramutatosi in un western fantascientifico, il film soffre di una prevedibilità da videogioco espressa in più di una sequenza, anche se può far sorridere qua e là per lo humour, probabilmente involontario, generato com’è da personaggi (volutamente?) stereotipati cui sono messi in bocca dialoghi improbabili e battute stranianti, fra momenti splatter e altri al culmine del paradosso, senza che venga mai appoggiata una demarcazione stilistica e narrativa ben precisa, a parte la strizzata l’occhio al cinema di genere degli anni ‘80/’90, ma senza l’avallo della buona condotta citazionista.
Matthew Nable

Matthew Nable

Dopo due ore di proiezione (un po’ troppe, alla lunga non è difficile avvertire un senso di noia) si giunge ad un finale volutamente irrisolto e aperto (“Prima o poi tutti dobbiamo tornare a casa”, sussurra laconico l’intrepido protagonista), che lascia spazio ad un ulteriore proseguimento, dato ormai per probabile. Al riguardo esprimo più dubbi che entusiasmo, almeno finché Twohy non raggiungerà un punto d’equilibrio fra toni scanzonati e voglia di fare sul serio, così da conferire effettiva valenza cinematografica all’intrattenimento puro e semplice, rendendo definitivamente il pubblico partecipe e non semplice spettatore del gioco messo in atto.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :